Il direttore di Libero difende la sua scelta cavillando sull’uso della lingua italiana, ma...

Caro Belpietro, quel titolo non s’aveva da fare

LiberoMILANO – Il Collegio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia aprirà un procedimento disciplinare nei confronti del direttore responsabile del quotidiano Libero, Maurizio Belpietro, per il titolo di apertura della prima pagina di ieri: “Bastardi islamici”.
A chiedere l’intervento dell’organo di disciplina è stato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena, che ha sollecitato “una approfondita valutazione del caso e per verificare se ci siano state violazioni delle carte deontologiche della professione giornalistica”.
Anche l’Associazione Carta di Roma annuncia l’invio di un esposto all’Ordine dei giornalisti “per chiedere al Consiglio disciplinare competente di esaminare il titolo che viola palesemente le norme deontologiche”.
“Nel titolo – afferma l’associazione presieduta da Giovanni Maria Bellu – non ravvisiamo alcuno dei caratteri che devono guidare il giornalista e non riteniamo possa annoverarsi nel sacrosanto diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, mentre riconosciamo in esso un grave caso di informazione fuorviante e pericolosamente generalizzante”.
Il caso finirà anche in tribunale dopo le denunce-querele che si stanno susseguendo nei confronti del direttore del quotidiano. Al momento ne sono state rese note almeno due: quella di Giampiero Monaca, presentata alla Questura di Asti, “avendo molti amici fedeli di quella rispettabilissima religione e ritenendo che, in questo preciso contesto storico, questo linguaggio possa rivelarsi incitazione all’odio razziale e religioso”; e quella del giornalista Tommaso Nogara Notarianni, presentata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, perché “la legge italiana stabilisce dei confini per la libertà di satira e di stampa, io credo quel titolo sia un’istigazione all’odio religioso con l’aggravante dell’insulto a una religione. Quel tipo di comunicazione è pericolosa oltre che criminale, credo sia stato sensato fare una denuncia”.

Maurizio Belpietro

Maurizio Belpietro

Maurizio Belpietro, affatto pentito dell’infelice titolo che ha suscitato grande indignazione nel Paese, oggi torna sull’argomento con un editoriale su Libero “con il quale – è la tesi del giornale – difende la scelta e si difende dalle accuse partendo soprattutto dalla lingua italiana”.
“È come – sostiene il direttore di Libero – se un cattolico uccidesse delle persone e qualcuno scrivesse bastardi cattolici, ci è stato obiettato. Non tutti gli islamici sono terroristi, non tutti i cattolici sono persone pacifiche. Vero. Ma noi non abbiamo scritto che tutti gli islamici sono terroristi né lo abbiamo pensato (…) Noi non abbiamo insultato gli islamici in generale”.
“Noi – aggiunge Belpietro – abbiamo scritto: Bastardi (sostantivo) islamici (aggettivo). La lingua italiana è chiara, non lo è solo per chi è in malafede e non vuole vedere la realtà”.
Un’arrampicata sugli specchi per giustificare una presa di posizione, quella di un quotidiano nazionale, in un momento grave che impone sì risposte ferme e dure, ma senza fare il gioco di chi, generalizzando indiscriminatamente, tende ad individuare il confine tra il bene e il male nell’essere cristiani o islamici. A prescindere dall’essere vittime o carnefici, terroristi sanguinari o persone per bene. È in atto una guerra che rischia di suscitare odio anche negli ambienti islamici che condannano senza mezzi termini il terrorismo. Altro che disquisizioni sul corretto uso della lingua italiana. (giornalistitalia.it)

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