Il leggendario cronista del Post sull’attacco alla Cnn. Baquet (Nyy): “Cattivo esempio”

Carl Berstein: “Trump, infantilismo e malvagità”

Bob Woodward e Carl Bernstein

Bob Woodward e Carl Bernstein al Washington Post all’epoca dello scandalo del Watergate

ROMA – Carl Berstein, l’ex reporter del Washington Post che, con Bob Woodward, rivelò lo scandalo Watergate, che nel 1974 portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon è uno che di presidenze problematiche se ne intende. Ma secondo lui gli Stati Uniti non hanno mai vissuto nulla di simile alla “malvagità della presidenza” di Donald Trump.
Alla Cnn, attaccata con un video pubblicato da Trump, in cui mette letteralmente al tappeto una persona con il volto coperto dal logo della rete di Atlanta, Berstein dice che “la presidenza di Donald Trump non sta funzionando, in parte per il suo carattere…il carattere e la capacità di questo presidente sono messe seriamente in dubbio e coloro che lo conoscono meglio sono gravemente preoccupati”.
Per Berstein ci troviamo “in un territorio sconosciuto” con Trump alla Casa Bianca perché “non abbiamo mai avuto una presidenza così malvagia come questa. Ciò chiama in causa i nostri leader, ma anche i nostri giornalisti che debbono fare un diverso tipo di giornalismo, un diverso modo di ‘gestire’ questa presidenza ed il presidente”.
Per il reporter, Trump rappresenta “la più grande sfida al giornalismo dell’era moderna”per riferire cosa sia “una presidenza malvagia e cosa questo significhi e dove ci porterà”.

Il video pubblicato da Trump sul suo account

Il video pubblicato da Trump sul suo account Twitter

Donald Trump ha, infatti, attaccato di nuovo i media, in particolare la Cnn. E questa volta “fisicamente”. Il presidente Usa ha pubblicato sul suo account Twitter un breve video di 28 secondi, una Gif, come viene chiamata in gergo, in cui, ai piedi di un ring su cui si combatte un incontro di wrestling, mette letteralmente al tappeto una persona con il volto coperto dal logo della Cnn.
Trump nell’immagine si scaglia contro l’uomo e lo butta per terra. Il video è accompagnato solo dall’eloquente hashtag “FraudNewsCnn FNN”, coniato da Trump per definire “fraudolente” le notizie pubblicate da diversi media statunitensi. L’immagine originale, che Trump ha riadattato in funzione anti-Cnn, risale a un video di dieci anni fa: l’uomo atterrato da Trump, oggi coperto dal logo della tv di Atlanta, è Vince McMahon, all’epoca numero uno della World Wrestling Enterteinment.
La Cnn, in una nota, ha definito “triste il giorno in cui un presidente degli Stati Uniti incoraggia la violenza contro i giornalisti. Invece di preparare il suo viaggio oltremare, il suo primo meeting con Vladimir Putin, di lavorare per un accordo con la Corea o sulla legge sulla sanità – aggiunge la Cnn – Trump mostra comportamenti infantili molto lontani dalla dignità del suo ufficio. Noi continueremo a fare il nostro lavoro, lui dovrebbe iniziare a fare il suo”.

Dean Baquet

Dean Baquet

Dal canto suo, il direttore del New York Times, Dean Baquet, ha definito “sconveniente” il video pubblicato da Trump. “Penso che sia sconveniente per un presidente attaccare i giornalisti che fanno il loro lavoro”, ha scritto sul Nyt Baquet. Il Times sottolinea che alla Casa Bianca, colti ancora una volta alla sprovvista dalle uscite di Trump non “mediate” dall’ufficio stampa, non hanno risposto ad una richiesta di commento del video.
Unica “fonte” dell’amministrazione che ha commentato è stato il consigliere per la sicurezza interna di Trump, Thoma Bossert che, vedendolo in diretta durante un’intervista con la Abc, lo ha difeso, sostenendo che “nessuno può percepirlo come una minaccia. Spero di no”, ha aggiunto un po’ meno convinto.
Il Times ricorda come il cattivo esempio di Trump con i media è stato recentemente seguito da un deputato repubblicano, Greg Gianforte, che il 24 maggio ha aggredito un reporter del britannico Guardian, cui ha rotto gli occhiali. Gianforte alla fine ha vinto il seggio nelle elezioni supplettive e si è scusato (oltre ad essere condannato a 40 ore di servizio sociale e a 20 ore di corso per il controllo della rabbia). Ma l’aggressione vissuta con una sorta di impunità per il cattivo esempio dato dal “commander in chief”, resta.  (agi)

 

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