Il Ministero della Giustizia parla di bozza provvisoria. La Fnsi diserterà l’incontro

Carcere per riprese fraudolente audio e video

Andrea Orlando

Andrea Orlando

Raffaele Lorusso

Raffaele Lorusso

ROMA – Stop alla “diffusione di riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate fraudolentemente”: lo prevede la bozza di decreto legislativo in materia di intercettazioni su cui sta lavorando il Ministero della Giustizia.
“Chiunque – si legge nella bozza – al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza o alle quali comunque partecipa, effettuate fraudolentemente, è punito con la reclusione fino a 4 anni”.
Il testo prevede anche che verbali e registrazioni siano conservati integralmente presso l’ufficio del pm che ha disposto l’intercettazione e che l’archivio sia “tenuto sotto la direzione e la sorveglianza del Procuratore della Repubblica”. L’accesso è consentito solo a giudici e difensori, oltre che agli ausiliari autorizzati dal pm.
“Allo stato attuale – precisa il Ministero guidato da Andrea Orlando – non esiste alcun testo né definitivo né ufficiale. Stiamo lavorando alla stesura del testo per dare doverosamente seguito nei termini e nei tempi prescritti alla legge delega 23 giugno 2017, numero 103 «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario» il cui contenuto terrà conto anche del confronto prezioso e del contributo significativo di esponenti della giurisdizione, dell’avvocatura, della stampa e del mondo accademico che il ministro incontrerà, come già previsto, nei prossimi giorni”.
«Il governo – commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso – pensa di limitarsi a chiederci un parere su un testo già definito. Ma noi non andremo a un’audizione di mezz’ora, ci limiteremo, per una questione di buona educazione e di garbo istituzionale, a far avere delle nostre valutazioni». Preso atto delle anticipazioni sul decreto in materia di intercettazioni, e delle successive precisazioni del ministero della Giustizia, Lorusso pone in evidenza «una questione di metodo, che – rileva – non condividiamo in alcun modo».
«Ci era stato garantito – spiega il segretario della Fnsi – che avremmo potuto dire la nostra sulla definizione di normativa e regole, e che sarebbe stato costituito un tavolo ad hoc, al quale avremmo partecipato con un esperto scelto da noi. Scopriamo ora che non è così, che siamo al punto più basso del rapporto di interlocuzione».
Per Lorusso, inoltre, si tratta della ulteriore dimostrazione della scarsa considerazione in cui il governo tiene i problemi dell’informazione, un episodio che si aggiunge a tutta una serie di questioni irrisolte: «Che fine ha fatto la convocazione promessa sulle querele temerarie, che ormai rappresentano una forma di bavaglio e di minaccia che sta dilagando? Senza dimenticare il pasticcio delle agenzie di stampa: il bando avrebbe dovuto risolvere ogni cosa e invece la questione è ancora aperta, con testate fuori dalle convenzioni».
In sostanza, secondo la Fnsi «il governo, al di là dei proclami e delle buone intenzioni formulate dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro Luca Lotti, continua a non prendere in considerazione temi chiave come l’occupazione, la tutela dei posti di lavoro, la lotta al precariato che per un settore nevralgico come quello dell’informazione ha una rilevanza particolare. Ecco perché non andremo in audizione». (giornalistitalia.it)

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