Il giornalista comunista che rivoluzionò la terza rete sperimentando generi e linguaggi

Addio Angelo Guglielmi, genio di Raitre

Angelo Guglielmi

ROMA – Un intellettuale militante prestato alla tv, sinonimo di “sperimentalismo”, un “rivoluzionario” dei palinsesti per contenuti, promuovendo trasmissioni caratterizzate da un’innovativa mescolanza di generi e linguaggi: Angelo Guglielmi prima di diventare un protagonista e un pilastro del piccolo schermo come direttore della “mitica” Raitre, dai detrattori ribattezzata “Telekabul”, è stato un influente critico letterario, occupandosi costantemente della nuova narrativa italiana.

Angelo Guglielmi

Nei primi anni Sessanta ha fondato, insieme a Edoardo Sanguineti e Umberto Eco, il Gruppo 63, costituendo un nucleo di riferimento per l’avanguardia letteraria italiana. E come teorico dell’avanguardia è stato vivacemente polemico nei confronti delle istituzioni letterarie preesistenti.
Dal 1987 al 1994 ha rivestito l’incarico di direttore di Raitre, segnando nella rete un radicale cambiamento di stile e programmazione e introducendo con successo programmi d’inchiesta (“Samarcanda”) e satirici (“Blob”, “Avanzi”, “Quelli che… il calcio”, “La tv delle ragazze”), e una serie di trasmissioni fortemente radicate nella quotidianità (“Mi manda Lubrano”, “Telefono giallo”, “Chi l’ha visto?”, “Un giorno in Pretura”). Per quasi un decennio Guglielmi ha fatto di Raitre un fenomeno culturale e sociale “pop”, con programmi diventati cult grazie alle conduzioni di personaggi, tra gli altri, come Corrado Augias, Michele Santoro, Donatella Raffai, Serena Dandini, Fabio Fazio, Franca Leosini, Piero Chiambretti.
Nel 1995 Guglielmi ha lasciato la Rai e si è trasferito all’Istituto Luce come amministratore delegato e presidente. Dal 2005 al 2009 è stato assessore alla Cultura del Comune di Bologna nella giunta diretta dal sindaco Sergio Cofferati. È stato anche membro (2001-2004) del Comitato di consulenza dell’Enciclopedia del cinema edita dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Nato ad Arona (Novara) il 2 aprile 1929, Guglielmi si laurea in lettere nel 1951 all’Università di Bologna e subito dopo insegna per qualche anno nelle scuole medie di Cento e Ferrara. Nel 1954, come altri intellettuali della sua generazione (tra cui l’amico Umberto Eco) vince il concorso per entrare alla Rai. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Lazio dal 28 settembre 1966, come dirigente televisivo, negli anni ’60 si spende per la creazione di programmi divulgativi su grandi personaggi italiani, come Michelangelo Buonarroti (1964), Dante Alighieri (1965) e Camillo Benso conte di Cavour (1967). Da 1976 al 1987 diventa capostruttura di Raiuno: tra i programmi da lui ideati per la rete ammiraglia della tv pubblica, spicca “Bontà loro”, storica trasmissione condotta da Maurizio Costanzo. Prima di divenire direttore di Raitre nel 1987, è stato a capo del Centro di produzione Rai di via Teulada in Roma.
Pur lavorando in Rai, Guglielmi ha sempre coltivato la passione per la critica letteraria militante, nata negli anni universitari con la frequentazione del suo maestro Luciano Anceschi e continuata con la collaborazione con la rivista “Il Verri”, fino all’ingresso nel collettivo letterario Gruppo 63, fucina della neo avanguardia italiana. A questa esperienza con Renato Barilli ha dedicato il libro “Gruppo 63. Critica e teoria” (Feltrinelli, Milano, 1976; nuova edizione Testo & immagine, 2003).
Per anni Guglielmi è stato critico letterario per il settimanale “L’Espresso” ed ha scritto per numerose testate e riviste, tra cui “Ttl Tuttolibri – La Stampa”, “Paese Sera”, “Il Corriere della Sera” fino al recente blog sul sito internet de “Il Fatto Quotidiano”.
Come saggista e critico, Guglielmi è autore di numerosi libri, tra i quali “Avanguardia e sperimentalismo” (Feltrinelli, 1964); “Vent’anni di impazienza. Antologia di narrativa italiana dal 1946 al 1964” (Feltrinelli, 1965); “Vero e falso” (Feltrinelli, 1968); “La letteratura del risparmio” (Bompiani, 1973); “Carta stampata” (Cooperativa Scrittori, 1978); “Il piacere della letteratura. Prosa italiana dagli anni settanta ad oggi” (Feltrinelli, 1981); “Trent’anni di intolleranza (mia)” (Rizzoli, 1995); “Il romanzo e la realtà. Cronaca degli ultimi sessant’anni di narrativa italiana” (Bompiani, 2010); il testo autobiografico “Sfido a riconoscermi” (La nave di Teseo, 2019).
Numerose le pubblicazioni sulla tv, alcune delle quali scritte a quattro mani con Stefano Balassone, suo vice alla guida di Raitre: “Rai-Tv: l’autarchia impossibile” (con Stefano Balassone, Editori Riuniti, 1983); “Corsari e nobiluomini: la pubblicità in Italia” (con Stefano Balassone, Il Mulino, 1987); “La brutta addormentata: tv e dopo” (con Stefano Balassone, Theoria, 1993); “Senza rete” (con Stefano Balassone, Rizzoli, 1995); “Senza rete. Il mito di Rai Tre 1987-1994” (con Stefano Balassone, Bompiani, 2010).
Tra i saggi più recenti di Guglielmi figurano “Cinema, televisione, cinema. L’ultima volta dell’Istituto Luce” (Bompiani, 2013) e “Finalmente la riforma della Rai!” (Bompiani, 2014, con Stefano Balassone). (adnkronos)

Paolo Martini

 

I commenti sono chiusi.