Cdr e Ussi sulla reazione del direttore d Jtv al twitt del giornalista Rai: “Chieda scusa”

Varriale, Zuliani e i problemi non solo del calcio

Claudio Zuliani

Claudio Zuliani

Enrico Varriale

Enrico Varriale

ROMA – È polemica dopo il twitt del giornalista Enrico Varriale sul rigore assegnato alla Juventus nella partita con il Milan. “In un mese escono sconfitti e infuriati dalla Stadium Inter, Napoli e Milan. O sono tutti matti o il nostro calcio ha un grosso problema”. Battuta che ha scatenato l’ira di Claudio Zuliani, direttore di Jtv, il canale televisivo ufficiale della Juventus, realizzato in partnership con Raicom, azienda del Gruppo Rai, e distribuito sulla piattaforma Sky.
Zuliani ha inveito in diretta contro Varriale affermando che il problema del calcio italiano sono, invece, “quelli che hanno la tessera da giornalista e non fanno i corsi di aggiornamento, come il signor Varriale, che dice delle sciocchezze”.
Il Cdr di RaiSport, nello stigmatizzare le affermazioni di Zuliani, chiede a Jtv una smentita ufficiale delle frasi offensive e richiama tutti i colleghi alla “massima attenzione circa l’uso dei social”.
L’Unione Stampa Sportiva Italiana, gruppo di specializzazione della Fnsi, dal canto suo giudica “una palese violazione dell’etica e della deontologia professionale e, ancora più, una mancanza di rispetto personale, le frasi pronunciate da Claudio Zuliani, direttore di Jtv, nei confronti di Enrico Varriale”.
“Le parole di Varriale – sottolinea il Cdr – sono etichettate come «fesseria», con espressioni che, una volta di più, alimentano sospetti sulla professionalità del collega, accusato, di fatto, di partigianeria da tifoso”.
Anche l’Ussi chiede, pertanto, a Jtv “una smentita ufficiale delle frasi fuori luogo, e deontologicamente scorrette, e le scuse di Zuliani a Varriale. In un mondo del calcio in cui chi svolge la professione giornalistica è quotidianamente sotto attacco da parte di presidenti e tesserati, rischiano di essere molti pericolosi questi comportamenti che hanno il solo effetto di minare la credibilità del giornalismo e dei giornalisti”. (giornalistitalia.it)

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