Mario Michele Giarrusso a Davide Cimarrone: “buttati a mare con una pietra al collo”

Senatore grillino invita giornalista al suicidio

Davide Cimarrone

Davide Cimarrone

Mario Michele Giarrusso

Mario Michele Giarrusso

PALERMO – “Ma buttati a mare con una pietra al collo…”. Finirà in tribunale la replica del senatore grillino Mario Michele Giarrusso al giornalista della sede Rai di Palermo, Davide Camarrone. All’origine della querelle un post su Facebook del giornalista, che ha criticato la dichiarazione del vicepresidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio sulla “lobby dei malati di cancro”.
“Il cancro ha ucciso mio padre. Ho rischiato di perdere un’altra persona a me molto cara”, ha denunciato il giornalista annunciando di voler portare il grillino in tribunale. “Ho polemizzato civilmente su FB con Di Maio a proposito della lobby dei malati di cancro. E poco fa ho ricevuto da Giarrusso un invito al suicidio. Poi, insulti e intimidazioni. Giarrusso ha anche invitato a scrivere sul mio profilo. Sto ricevendo insulti su insulti. Ma per fortuna anche molta solidarietà. Denuncerò Giarrusso alla magistratura e scriverò al Presidente del Senato Grasso. Mi lascia senza parole che Giarrusso sieda in Commissione Antimafia”.
Di pessimo gusto la replica del senatore grillino che, invece di spegnere le polemiche, getta benzina sul fuoco sostenendo, tra l’atro, di aver colto Camarrone “nell’atto servile di omaggiare Renzi”.
“Un giornalaio – scrive Giarrusso di Camarrone – che spera di far carriera in Rai insultando il Movimento 5 stelle ha attaccato Di Maio strumentalizzando i malati di cancro. Ovviamente gli ho detto bruscamente cosa pensavo di lui e adesso attacca me. Si chiama Davide Camarrone…l’ho bloccato ma chi volesse dirgli cosa pensa lo trova su fb a rosicare. Buon divertimento. P.s. Io non ho insultato Camarrone, ma solo invitato a fare un bagno dotato di adeguata mazzara, ma lui evidentemente ha bisogno di pubblicità e mi sta diffamando. Ne risponderà nelle opportune sedi”. Parole che si commentano da sole e che inducono seriamente a riflettere sulla qualità dei “rappresentanti del popolo” che siedono in Parlamento lautamente pagati dai contribuenti per esprimersi pubblicamente con un linguaggio censurabile persino nella più squallida osteria di provincia. Senza contare che il senatore Mario Michele Giarrusso, cinquantunenne catanese, di professione fa l’avvocato. (giornalistitalia.it)

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