Il giornalismo a cavallo di epocali mutazioni genetiche oggi è in affanno esistenziale

Romano Bartoloni, i miei 60 anni da cronista

Romano Bartoloni, 85 anni, il 24 maggio taglia il traguardo dei 60 anni di professione

ROMA – Dopo 6 anni di avventiziato abusivo e tuttofare in bassa cucina, taglio il traguardo conquistato sulla mia pelle da giornalista professionista, giusto 60 anni fa (24 maggio 1962) un anno prima dell’avvento dell’Ordine e con gli albi tenuti e gestiti in una stanzetta del ministero della Giustizia, ereditati dal regime fascista.

Romano Bartoloni al Quirinale con il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

Un lungo ruolino di marcia partito dall’epoca antidiluviana dei giornali con linguaggio letterario novecentesco e rimasti al quattrocentesco sistema Gutenberg della stampa cosiddetta a caldo dai caratteri mobili e con una tv ancora in fasce; un cammino che ha conosciuto e vissuto strada facendo il bombardamento di un’epocale rivoluzione tecnologica, attraversando oltre mezzo secolo di mutazioni genetiche dei mass-media, una volta inimmaginabili.
Primi passi compiuti a tu per tu con i fatti di cronaca nera senza limiti di orario e con in tasca una manciata di gettoni del telefono per chiamare i colleghi, e a tarda sera lancia in resta in redazione per picchiare sui tasti della macchina per scrivere sotto la rigida supervisione dei capi, dando un’occhiata alle ultime notizie in arrivo via telescriventi. A notte fonda, giù a impaginare nella tipografia dalle linotype a piombo fuso, dai caratteri allineati dai tecnici nei compositoi, e dal ciclo finale delle rotative. Andavi a letto con in mano il quotidiano del giorno dopo.

Romano Bartoloni con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Maturità professionale negli anni 80 del secolo scorso, scervellandosi appresso ai mastodontici antenati dei computer a passo lento e senza connessione a distanza, con ricorso alle novità di allora, fax e stampa grafica impaginata in fotocomposizione. Dominavano in redazione un unico pastone politico e tanta cronaca giudiziaria.
Anzianità professionale con la conquista dei pc ultime generazioni onnicomprensive e degli smartphone, lavorazione, digitalizzazione e trasmissione degli articoli e notiziari da e per ogni dove, con il finale fai da te dell’impaginazione grafica.

Romano Bartoloni cronista sprint:  nato a Roma il 7 giugno 1936, è giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 24 maggio 1962

Ieri correvamo a caccia di notizie combattendo contro censure e con informazioni fornite con il contagocce, oggi siamo invasi da una comunicazione senza freni con valanghe di informazioni di dubbia affidabilità e attendibilità, costringendoti a stare sempre in guardia contro le trappole delle fakenews, arrembando nella navigazione procellosa in internet e nei social, e scontrandoti con le prime esperienze del multimediale.
Nella scuola fascista dell’infanzia, sempre sporchi di inchiostro si facevano esercizi di scrittura in brutta e bella copia con penna pennino e calamaio, rara la penna stilografica. Oggi in affanno esistenziale si cammina su un terreno telematico irto di trabocchetti, fra algoritmi, web a profusione, assedio digitale, attacchi informatici, intelligenza artificiale, robot free lance. (giornalistitalia.it)

Romano Bartoloni

 

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