Sono 94 i dipendenti di viale Mazzini con stipendio sopra i 200mila euro. Tutto online

Rai: operazione trasparenza, ma è già polemica

RaiROMA – I dipendenti Rai con stipendio sopra i 200 mila euro sono 94, ovvero lo 0,7% dei 13 mila dipendenti dell’azienda. È quanto emerge dall’operazione trasparenza avviata oggi da Viale Mazzini.
Stipendi dei top manager sopra i 200 mila euro, ma anche consulenze, appalti, bilanci, investimenti e “tutto quello che accade nella sala del consiglio di amministrazione”. La Rai dà il via alla grande operazione trasparenza che, come da Riforma, da oggi la renderà una casa di vetro, seconda in Europa solo alla Bbc, con molti dati fino a oggi sensibili resi pubblici online. Ad attenderla c’è però già una bufera di polemiche sui compensi “stellari” attribuiti a dirigenti e direttori.
Le cifre ufficiali ancora non si conoscono, Dg e presidente non si sbottonano ma sulle indiscrezioni riportate oggi da diversi quotidiani puntano il dito in molti, da Di Battista di 5Stelle che parla di stipendi “vergognosi” al segretario dem della Vigilanza Rai Michele Anzaldi (“compensi ben oltre il tetto imposto dal governo”) fino al presidente Pd Matteo Orfini che sottolinea come molti dei “beneficiari non hanno alcun mercato”.
Maggioni e Campo Dall’Orto si dicono sereni: “Per noi è una giornata molto importante”, dicono raccontando come questa rivoluzione ”non sia solo un obbligo, ma un’opportunità”, “parte del servizio pubblico” e “un modo per essere coerenti con il percorso di un paese”. Trasparenza, dice Maggioni, “vuol dire responsabilità, perché con i curricula pubblicati si potrà capire chi sono le persone ai vertici e quali capacità hanno”.
Trasparenza, aggiunge Dall’Orto, “è sorella dell’innovazione. Non ci limiteremo al rispetto della norma, vogliamo portare online tutto quello che ci è consentito: abbiamo inserito anche gli stipendi del 2015 e da gennaio ci sarà il Qualitel. Sarà importante vedere l’effetto su un paese che ha bisogno di innovarsi”.
Attenzione e polemiche però sono tutte su quei compensi di cui si favoleggiano già cifre da capogiro in piena spending review e che da oggi lunedì 24 luglio (ma solo al termine del cda convocato nel pomeriggio) saranno definitivamente svelati.
“Le prime indiscrezioni – scrive su Facebook Anzaldi – mostrano decine di compensi ben oltre il tetto imposto dal governo ai manager pubblici (240mila euro, comunque un signor stipendio), anche per dirigenti, conduttori e direttori di cui i telespettatori hanno da tempo perso qualsiasi memoria”.
Stipendi “vergognosi” con “medie da 300 mila euro all’anno. Smentita l’ennesima balla di Renzi”, incalza Di Battista (M5S). “Alcuni di quei compensi sono più che giustificati – commenta Matteo Orfini (PD) – Il problema è che molti dei beneficiari non hanno alcun mercato: sono dove sono solo ed esclusivamente per il rapporto incestuoso che per anni l’azienda ha avuto con la politica”. Sui danni che la politica in passato ha perpetrato sulla Rai sono d’accordo anche i vertici dell’azienda. Ma sui numeri la versione è diversa.
“Nessuna bufera” interna, assicura la Maggioni, insistendo sul fatto che direttori e dirigenti svolgono un lavoro “enorme” con “grandi responsabilità” e “tutto questo va pagato”. Anche perché il tetto dei 240 mila “per noi non si applica, superato da tempo” dall’emissione del bond, spiega Dall’Orto alla stampa, “sereno” anche per il risultato dell’analisi retributiva condotta da Korn Ferry – Hay Group che ha confrontato gli stipendi di dirigenti e giornalisti Rai da 200 mila euro in su con quelli di altre aziende italiane ed europee.
Il risultato, si legge, “è di un posizionamento in linea con la mediana del mercato” e per il top management anche “significativamente inferiore: in media del 15%”.
Un’altra indagine interna, riportano dalla Rai, rivela anche che “dal 2012 a oggi il costo della retribuzione dei dirigenti è sceso del 5%, quello dei dirigenti giornalisti del 6,4%”. Semmai, commenta il dg, “sono più preoccupato che da domani” con la pubblicazione delle cifre ‘“qualcuno possa essere sedotto da altre proposte e andare a guadagnare di più fuori”. E il mercato è il motivo per cui, come da norma, non verranno resi noti, invece, gli stipendi delle star. La trasparenza, aggiunge il dg, aiuterà anche il problema dei contenziosi, provocati spesso “dall’immutabilità del ruolo” prevista nei vecchi contratti perché “la pressione aiuta a modificare strutturalmente i rapporti”.
Quanto ai dirigenti senza collocazione, anch’essi al centro di polemiche, “l’intenzione è che il numero vada a zero. Più difficile è per la parte giornalistica”. (Daniela Giammusso – Ansa)

IL CDA: “SE CI SONO SACCHE DI PRIVILEGIO, SONO UN RETAGGIO DEL PASSATO”

ROMA – “Il Consiglio di Amministrazione della Rai vuole esprimere il proprio profondo convincimento che il passaggio odierno sulla trasparenza è un momento di estrema importanza per la Rai e per il Paese”.
È quanto afferma, in una nota, il Cda di viale Mazzini, che prosegue: “La trasparenza sarà il dispositivo chiave per la trasformazione sostanziale dell’azienda e per questo si vuole affrontare la sfida con il futuro in una logica costruttiva, di profondo cambiamento, e attraverso una serie di proposte concrete”.
“Come impresa pubblica in fase di profondo rinnovamento e ristrutturazione – prosegue il Cda – la Rai è sensibile all’armonizzazione di posizioni professionali e retributive incongrue ed asimmetriche che non sono in linea con la sua nuova missione per il futuro, in cui gli attuali vertici e l’intero Cda sono profondamente impegnati. Il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale ha fatto emergere alcune problematicità che saranno affrontate in modo adeguato”.
Il Consiglio “conferma il proprio supporto ai vertici perché si proceda, in tempi ragionevoli, all’individuazione di una soluzione nei casi di figure di dirigenti apicali che non hanno al momento un incarico specifico o corrispondente al proprio livello di retribuzione. Questo per evitare il rischio di spreco di risorse aziendali o il persistere di sacche di privilegio ereditate dal lontano passato e non in linea con la sua nuova missione per il futuro in cui i vertici e l’intero Cda sono impegnati”.
“Anche in questa ottica – incassa il Cda Rai – il Consiglio si propone avviare un lavoro comune per giungere ad una proposta di autoregolamentazione etica che preveda una politica retributiva sempre più corretta, flessibile e trasparente nel rapporto tra emolumento e produzione di valore aziendale. Il problema, sottolinea il Consiglio, è evitare gli sprechi tenendo però presente che Rai è impresa pubblica che opera in un mercato fortemente concorrenziale in cui le retribuzioni delle figure apicali non sono affatto anomale nel raffronto con il mercato, anzi mediamente inferiori e fondamentali per assicurare al servizio pubblico le necessarie professionalità”.
“Tali posizioni – concludono i consiglieri di amministrazione della radio-tv di Stato – rappresentano una frazione minima del monte salari complessivo, e per questo il consiglio respinge strumentalizzazioni improprie ribadendo che Rai, insieme a tutti i suoi lavoratori, svolge un ruolo fondamentale nella complessità della società contemporanea di cui è orgogliosa espressione”.

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