Il presidente dell’Odg usa toni sempre più talebani contro la “giornalista abusiva”

L’Ordine sull’orlo di una crisi di nervi?

Barbara D’Urso

Barbara D’Urso

MILANO – «Barbara D’Urso ha oltraggiato i morti e spezzato la vita delle bambine». E sul caso Ceste «ha toccato un punto che nessun essere civile può accettare». Tre giorni dopo l’esplosione del caso, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, rincara la dose in un’escalation di toni da crisi di nervi.
Non contento dell’esposto presentato alle procure di Roma e Milano, della denuncia contro la «giornalista abusiva» all’Agcom, al Comitato media e minori e al Garante per la protezione dei dati personali, intervistato a La Zanzara di Radio 24, Iacopino usa toni ancora più talebani. La D’Urso è dipinta come l’origine del Male, la causa profonda della crisi dell’informazione, il movente del degrado morale che imperversa nei nostri presepi domestici. Non ci fosse lei, par di capire, l’informazione televisiva sarebbe impeccabile e le nostre famiglie uno specchio di virtù esemplari. Invece, la titolare di Domenica Live «mette insieme denaro e sentimento».
Dice «i miei inviati quando fa i collegamenti» con i collaboratori. E intervista Renzi. Tutte cose che «non può fare, francamente no», sentenzia il Gran Custode del Giornalismo. L’unica chance in mano alla «soubrette» sarebbe «riprendere la tessera» dell’Ordine, «ma poi non farebbe più pubblicità. E quella rende, rende…», insinua Iacopino.
Nei giorni scorsi, il primo rappresentante dei giornalisti italiani aveva ammesso che il problema non era solo e unicamente Barbara D’Urso. Che non si sarebbe agito «solo nei suoi confronti», ma si sarebbero vagliate anche altre situazioni. I palinsesti televisivi traboccano di conduttori e intervistatori non iscritti all’Albo dei giornalisti, da Fabio Volo a Eleonora Daniele, da Barbara De Rossi a Ilaria Cucchi, da Victoria Cabello a Paola Perego.
Invece, di fronte alle segnalazioni e intuito che certe ambiguità sono diffuse, la furia censoria di Iacopino è tornata rapidamente a concentrarsi sulla conduttrice di Domenica Live che spesso porge le domande come farebbe «la comare Cozzolino», sinonimo della donna della strada. Non basta, ci vogliono tutti i patentini in regola. Insomma, una missione. Una crociata.
«La vita dei figli non può essere regolata dall’audience. Va interrotto il guardonismo», intima ancora Iacopino, proteso nello sforzo di riportare l’ordine dell’Ordine. Se non accadrà, «sono pronti i richiami per i direttori di rete, Mediaset e Rai», minaccia. Mah. Chissà cosa ha mosso il presidente ad alzare ancora il livello della reprimenda. Forse una scarsa fiducia nell’esito del suo stesso esposto presso le procure di Milano e Roma quasi non avesse fiducia nella magistratura e negli altri organismi che regolano la comunicazione del nostro pittoresco Paese?
Oppure il fatto che, oltre a Matteo Salvini con un tweet («Con tutti i problemi di dis-informazione che ci sono in Italia, l’inutile Ordine dei Giornalisti se la prende con Barbara D’Urso!») una discreta batteria di opinionisti e grandi firme (Nicola Porro, Pierluigi Battista, Giampiero Mughini, Massimo Giletti, Selvaggia Lucarelli, Vladimir Luxuria, Candida Morvillo per citarne alcuni) si è schierata dalla parte della «soubrette»?
Silenzio, invece, dalle parti di Cologno Monzese. Niente comunicati di Videonews da cui dipende il programma. E nessun accenno della D’Urso nel corso di Pomeriggio Cinque. Chissà. Magari, passata la piena, potrebbe invitare Iacopino a Domenica Live … (Il Giornale http://www.ilgiornale.it/news/politica/quellordine-crisi-nervi-che-si-accanisce-sulla-durso-1071156.html)

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