Confindustria Radio Tv e Fieg al ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti

No all’aumento dell’Imposta sui servizi digitali

Franco Siddi, Giancarlo Giorgetti e Andrea Riffeser Monti

ROMA – È stata inviata oggi all’attenzione del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, una lettera a firma del presidente di Confindustria Radio Televisioni, Francesco Angelo Siddi, e del presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti, una lettera in merito ad un possibile incremento dell’aliquota relativa all’Imposta sui servizi digitali (ISD), introdotta dall’articolo 1, commi da 35 a 50, della legge di bilancio 2019 e modificata dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020). Notizie di stampa che, a giudizio di Siddi e Riffeser Monti destano forti preoccupazioni in considerazione dell’impatto che tale aumento potrebbe avere sui bilanci delle imprese nazionali.
I presidenti di Confindustria Radio Tv e Fieg segnalano, infatti, che «l’imposta non ha eliminato la disparità di trattamento né azzerato lo svantaggio competitivo delle imprese nazionali nei confronti dei soggetti globali operanti nel web. Infatti, la legge individua i soggetti passivi dell’imposta tra quelli esercenti attività d’impresa, singola o di gruppo, che realizzano congiuntamente: a) un ammontare complessivo di ricavi ovunque realizzati non inferiore a euro 750.000.000 e b) un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello stato non inferiore a euro 5.500.000».
Con riferimento a tale previsione, a giudizio di Siddi e Riffeser Monti «è di fondamentale importanza intervenire sulla norma specificando che anche i ricavi complessivi e ovunque realizzati previsti alla lettera a) siano ricavi derivanti da servizi digitali, così come correttamente indicato per i ricavi nazionali previsti alla lettera b). In mancanza di un intervento correttivo continueranno a essere penalizzate le imprese nazionali che, singolarmente o a livello di gruppo, realizzano ricavi superiori a tale soglia ma derivanti non solo da servizi digitali». «Tale soluzione, più razionale, è – secondo i presidenti delle due associazioni datoriali – quella adottata da Francia e Regno Unito. Ciò permetterebbe di concentrare l’imposizione solo su grandi imprese straniere del web, precludendo l’assoggettamento al tributo di alcuni gruppi, che fatturano anche in settori diversi e di cui fanno parte alcune imprese italiane di editoria che già pagano regolarmente i tributi in Italia».
Ricordando che il tema è all’attenzione delle Istituzioni sovranazionali ed europee, Siddi e Riffeser Monti evidenziano che «dopo la pubblicazione da parte dell’Ocse delle regole tecniche la scorsa estate, ed esperiti i termini per la consultazione sulle stesse, la global minimum tax del 15% applicabile alle grandi multinazionali potrebbe finalmente vedere il varo entro la fine dell’anno, con successiva disapplicabilità automatica delle diverse imposte sui servizi digitali adottate a livello nazionale».
Confindustria Radio Tv e Fieg confidano, dunque, il un riscontro positivo del ministro Giorgetti  sia in ordine alla modifica della norma in vigore sia al mantenimento dell’attuale aliquota. (giornalistitalia.it)

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