Assostampa, Cgil, Cisl e Uil intendono “restare custodi di questo patrimonio”

La Nuova Sardegna, massima vigilanza

Celestino Tabasso

Celestino Tabasso, presidente dell’Associazione Stampa Sarda

la-nuova-sardegnaCAGLIARI – Assostampa Sarda e Cgil, Cisl, Uil hanno esaminato congiuntamente la questione relativa alla cessione della testata “La Nuova Sardegna”, dal gruppo editoriale L’Espresso al gruppo Briglia-Vallardi, attraverso un affitto d’azienda.
I sindacati rilevano che “La Nuova Sardegna in affitto è un evento senza precedenti nella storia dell’informazione sarda, un passaggio inedito e delicatissimo che le organizzazioni dei lavoratori osservano con estrema attenzione, senza pregiudizi né aperture di credito affrettate verso gli imprenditori che si candidano a rilevare la gestione del giornale, ma chiedendo da subito tutti gli elementi di conoscenza e di trasparenza per analizzare l’operazione, il suo senso e le sue conseguenze per giornalisti e poligrafici e per la pubblica opinione sarda”.
Assostampa, Cgil, Cisl e UIl chiedono, pertanto, sin da ora un incontro all’editore e al nuovo gruppo, allo scopo di acquisire maggiori elementi di conoscenza rispetto al piano editoriale e alle sue ricadute.
“In un’Isola che conta due soli quotidiani, La Nuova Sardegna – affermano le organizzazioni sindacali – non rappresenta solo un’azienda importante, un bene commerciale rilevante e un asset industriale dal rimarchevole indotto occupazionale. Prima di tutto e da oltre un secolo, La Nuova Sardegna è la quotidiana autobiografia democratica di moltissimi sardi”.
“Chi prende la gestione, con la legittima aspirazione di trarne reddito, assume – ricordano i sindacati – una responsabilità solenne verso i lavoratori del giornale e verso la società sarda. Quell’impegno si nutre di garanzie per i dipendenti e di riconoscimento del pluralismo come patrimonio politico e culturale dell’Isola. Ascolteremo le clausole contrattuali e analizzeremo il piano editoriale della nuova gestione animati da una sola convinzione: le testate possono cambiare gestione e mantenere o mutare proprietario, ma le notizie sono e restano un bene comune”.
Per la parte di loro competenza, le organizzazioni del lavoro intendono “restare custodi di questo patrimonio con determinazione e senso di responsabilità, e chiedono alla Giunta e al Consiglio regionali di esercitare fino in fondo e con scrupolo le prerogative di vigilanza e garanzia che il loro ruolo comporta”. (giornalistitalia.it)

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