Primo malato celebre di Covid-19, lo scrittore era ricoverato in Spagna da oltre un mese

Il virus si porta via Luis Sepulveda e il suo genio

Luis Sepulveda al Salone del Libro di Torino (ansa)

OVIEDO (Spagna) – Non ce l’ha fatta Luis Sepulveda. Lo scrittore cileno è morto stamane, all’età di 70 anni, a causa del coronavirus, all’ospedale universitario per malattie infettive di Oviedo, in Spagna, dove era ricoverato dal 29 febbraio scorso.
Sepulveda è stato il primo paziente celebre ad essere stato contagiato dal coronavirus. Si era ammalato di ritorno da un viaggio in Portogallo dove aveva partecipato ad un festival letterario.
Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per “dar voce a chi non ha voce”. L’uomo dalle formidabili passioni, l’autore bestseller che si sentiva “cittadino prima che scrittore”: Luis Sepulveda non c’è più. Sopraffatto da un virus che ancora non molla la presa. Ad ogni latitudine.
Il Sars Cov 2 si è portato via l’autore de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”, diventata un film d’animazione per la regia Enzo D’Alò, che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto, ma per tutte le età.
Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l’invisibile nemico fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie, dove viveva – a Gijon – dal 1996, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita. Anche lei, 66 anni, era stata ricoverata con sintomi sospetti, ma da due settimane è risultata negativa ai test.
Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile, a 13 anni sognava di diventare un calciatore, ma l’incontro con Gloria, “la ragazza più bella del mondo’”, lo fece andare in un’altra direzione, verso la poesia, che era la cosa che lei amava di più.
Così diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945.
Durante la presidenza di Salvador Allende, si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno.
Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International, ma un nuovo arresto lo aveva condannato all’esilio. Nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia.
Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è “La fine della storia” e l’ultima favola “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”.
La produzione favolistica era iniziata nel 1997 con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite, fra l’altro, “Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico” e “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”. «Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio», aveva detto qualche tempo fa lo scrittore all’Ansa. (giornalistitalia.it)

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