Francesco: “Questa professione è colonna portante di una società libera e pluralista”

Il Papa ai giornalisti: “Verità senza diffamare”

Papa Francesco nell’Udienza di oggi con i giornalisti in Vaticano (Foto Giornalisti Italia)

Papa Francesco nell’Udienza di oggi con i giornalisti in Vaticano (Foto Giornalisti Italia)

CITTA’ DEL VATICANO – “Ci sono poche professioni che hanno tanta influenza sulla società come quella del giornalismo. Il giornalista riveste un ruolo di grande importanza e al tempo stesso di grande responsabilità”. Con queste parole Papa Francesco, a mezzogiorno nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, ha accolto i giornalisti in occasione dell’Udienza con il Consiglio nazionale dell’Ordine (con in testa il presidente Enzo Iacopino, il vice presidente Santino Franchina e il segretario Paolo Pirovano), i dirigenti degli organismi di categoria (Fnsi con il segretario generale Raffaele Lorusso e il segretario generale aggiunto Carlo Parisi; Inpgi con il presidente Marina Macelloni e il vicepresidente Giuseppe Gulletta; Casagit con il presidente Daniele Cerrato), i presidenti degli Ordini Regionali, il decano Sergio Lepri, i direttori delle maggiori testate nazionali e autorevoli firme (tra gli altri Bianca Berlinguer, Mario Calabresi, Luigi Contu, Virman Cusenza, Milena Gabanelli, Enrico Mentana, Roberto Napoletano, Antonio Padellaro) e alcuni colleghi che vivono sotto scorta avendo ricevuto minacce dalla criminalità organizzata (Michele Albanese, Federica Angeli e Paolo Borrometi). Presenti anche giornalisti di altre confessioni religiose, come la musulmana Asmae Dachan, che ha definito l’incontro con Papa Francesco “la realizzazione di un sogno”. Èd ancora: Luciana Riccardi, madre di Ilaria Alpi, la giornalista assassinata in Somalia con l’operatore tv Miran Hrovatin; Paolo Siani, fratello di Giancarlo, ucciso dalla camorra; Claudio Fava, giornalista e deputato, figlio di Pippo Fava vittima della mafia.
“In qualche modo – ha detto il Papa – voi scrivete la «prima bozza della storia», costruendo l’agenda delle notizie e introducendo le persone all’interpretazione degli eventi. E questo è tanto importante. I tempi cambiano e cambia anche il modo di fare il giornalista. Sia la carta stampata sia la televisione perdono rilevanza rispetto ai nuovi media del mondo digitale – specialmente fra i giovani – ma i giornalisti, quando hanno professionalità, rimangono una colonna portante, un elemento fondamentale per la vitalità di una società libera e pluralista”.
Papa Francesco ha ricordato che “anche la Sante Sede – a fronte del cambiamento del mondo dei media – ha vissuto e sta vivendo un processo di rinnovamento del sistema comunicativo, da cui voi pure dovreste ricevere beneficio; e la Segreteria per la Comunicazione sarà il naturale punto di riferimento per il vostro prezioso lavoro”. Oggi il Santo Padre ha, quindi, voluto condividere “una riflessione su alcuni aspetti della professione giornalistica, e come questa può servire per il miglioramento della società in cui viviamo. Per tutti noi è indispensabile fermarci a riflettere su ciò che stiamo facendo e su come lo stiamo facendo. Nella vita spirituale, questo assume spesso la forma di una giornata di ritiro, di approfondimento interiore. Penso che anche nella vita professionale ci sia bisogno di questo, di un po’ di tempo per fermarsi e riflettere. Certo, questo non è facile nell’ambito giornalistico, una professione che vive di continui «tempi di consegna» e «date di scadenza». Ma, almeno per un breve momento, cerchiamo di approfondire un po’ la realtà del giornalismo”.
Papa Francesco ha voluto soffermarsi su tre elementi: “amare la verità, una cosa fondamentale per tutti, ma specialmente per i giornalisti; vivere con professionalità, qualcosa che va ben oltre le leggi e i regolamenti; e rispettare la dignità umana, che è molto più difficile di quanto si possa pensare a prima vista”. “Amare la verità – ha spiegato il Papa – vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro. Vivere e lavorare, dunque, con coerenza rispetto alle parole che si utilizzano per un articolo di giornale o un servizio televisivo. La questione qui – ha aggiunto il Pontefice – non è essere o non essere un credente. La questione qui è essere o non essere onesto con sé stesso e con gli altri. La relazione è il cuore di ogni comunicazione. Questo è tanto più vero per chi della comunicazione fa il proprio mestiere. E nessuna relazione può reggersi e durare nel tempo se poggia sulla disonestà”.
“Mi rendo conto – ha detto ancora il Papa – che nel giornalismo di oggi – un flusso ininterrotto di fatti ed eventi raccontati 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana – non è sempre facile arrivare alla verità, o perlomeno avvicinarsi ad essa. Nella vita non è tutto bianco o nero. Anche nel giornalismo, bisogna saper discernere tra le sfumature di grigio degli avvenimenti che si è chiamati a raccontare. I dibattiti politici, e perfino molti conflitti, sono raramente l’esito di dinamiche distintamente chiare, in cui riconoscere in modo netto e inequivocabile chi ha torto e chi ha ragione. Il confronto e a volte lo scontro, in fondo, nascono proprio da tale difficoltà di sintesi tra le diverse posizioni. È questo il lavoro – potremmo dire anche la missione – difficile e necessaria al tempo stesso di un giornalista: arrivare il più vicino possibile alla verità dei fatti e non dire o scrivere mai una cosa che si sa, in coscienza, non essere vera”.
“Secondo elemento: vivere con professionalità – ha chiarito Papa Francesco – vuol dire innanzitutto – al di là di ciò che possiamo trovare scritto nei codici deontologici – comprendere, interiorizzare il senso profondo del proprio lavoro. Da qui deriva la necessità di non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici. Compito del giornalismo, oserei dire la sua vocazione, è dunque – attraverso l’attenzione, la cura per la ricerca della verità – far crescere la dimensione sociale dell’uomo, favorire la costruzione di una vera cittadinanza. In questa prospettiva di orizzonte ampio, quindi, operare con professionalità vuol dire non solo rispondere alle preoccupazioni, pur legittime, di una categoria, ma avere a cuore uno degli architravi della struttura di una società democratica. Dovrebbe sempre farci riflettere che, nel corso della storia, le dittature – di qualsiasi orientamento e «colore» – hanno sempre cercato non solo di impadronirsi dei mezzi di comunicazione, ma pure di imporre nuove regole alla professione giornalistica”.
Terzo elemento sottolineato dal Pontefice: “rispettare la dignità umana è importante in ogni professione, e in modo particolare nel giornalismo, perché anche dietro il semplice racconto di un avvenimento ci sono i sentimenti, le emozioni e, in definitiva, la vita delle persone”.
“Spesso – ha ricordato il Papa – ho parlato delle chiacchiere come «terrorismo», di come si può uccidere una persona con la lingua. Se questo vale per le persone singole, in famiglia o al lavoro, tanto più vale per i giornalisti, perché la loro voce può raggiungere tutti, e questa è un’arma molto potente. Il giornalismo deve sempre rispettare la dignità della persona. Un articolo viene pubblicato oggi e domani verrà sostituito da un altro, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre. Certo la critica è legittima, e dirò di più, necessaria, così come la denuncia del male, ma questo deve sempre essere fatto rispettando l’altro, la sua vita, i suoi affetti. Il giornalismo non può diventare un’«arma di distruzione» di persone e addirittura di popoli. Né deve alimentare la paura davanti a cambiamenti o fenomeni come le migrazioni forzate dalla guerra o dalla fame”.
“Auspico che sempre più e dappertutto – ha raccomandato Papa Francesco – il giornalismo sia uno strumento di costruzione, un fattore di bene comune, un acceleratore di processi di riconciliazione; che sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro, con un linguaggio che soffia sul fuoco delle divisioni, e piuttosto favorisca la cultura dell’incontro. Voi giornalisti potete ricordare ogni giorno a tutti che non c’è conflitto che non possa essere risolto da donne e uomini di buona volontà”.
Quindi il saluto finale: “Vi ringrazio per questo incontro; vi auguro ogni bene per il vostro lavoro. Il Signore vi benedica. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia simpatia, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie”. (giornalistitalia.it)

Viganò: “Il giornalismo è una professione formativa
CITTA’ DEL VATICANO – “Al di là delle differenti modalità e delle specifiche competenze” esercitate da ciascun giornalista “nel mondo del sistema informativo” uno degli elementi unificanti del giornalismo è il fatto che “è una professione formativa perché trattiene un legame profondo con la capacità dell’uomo e della donna di giudicare gli eventi e di farsi opinioni circa la vita e la società”. Lo ha sottolineato il prefetto della Segreteria della Comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, presentando al Papa i giornalisti in occasione dell’incontro nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
“Questo – ha rilevato il sacerdote italo-brasiliano – chiede un di più non solo di professionalità, ma anche di maturità’ umana, capace di non accontentarsi dei codici ma in grado di vivere l’inquietudine, nel quotidiano del proprio lavoro, di una libera e consapevole responsabilità”. E da parte sua, ha annunciato il prefetto, “la Segreteria per la comunicazione si rende disponibile a promuovere seminari e corsi di aggiornamento e di approfondimento soprattutto per i vaticanisti, per aiutarli a comprendere sempre meglio e in profondità gli eventi ecclesiali”.
Un forte invito a dar voce agli ultimi delal società, è stato rivolto ai giornalisti italiani dal prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, che ha introdotto l’incontro di Papa Francesco con il Consiglio Nazionale dell’Ordine, nella Sala Clementina. Il sacerdote italo-brasiliano ha prima ricordato l’invito dello stesso Pontefice “a non dimenticare i problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi che sono la maggior parte degli abitanti del pianeta”. Ed ha aggiunto che la dimenticanza “si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi”.
Secondo Viganò, “questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali”.
“Oggi, Padre Santo – ha detto ancora Viganò nella sua introduzione – sono presenti giornalisti che cercano di dare voce a chi, per differenti ragioni, non può accedere all’agenda dei media. A questo proposito penso a quanto sarebbe bello che il giornalismo sapesse raccontare le vicende di tante donne e tanti uomini che giorno dopo giorno, con dignità e fierezza, affrontano le questioni della malattia, della mancanza del lavoro, dell’impossibilità a costruire un futuro”.
“Perché – si è chiesto don Viganò – non coltivare il gusto per le notizie buone, quelle che non fanno mai capolino tra i grandi titoli dei giornali e della Tv che sembrano preferire tutto ciò che è segnato da violenza e da sopraffazione?. Da Lei, ora, Padre Santo attendiamo un aiuto a riflettere”.
Nel suo intervento, monsignor Viganò ha poi citato un’affermazione dello stesso Papa Francesco per la quale “gli eventi ecclesiali hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per cosi’ dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato”.
“La Chiesa – ha rilevato – pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera”.
“Ecco – ha infine concluso Viganò – il metodo: quello di un’ermeneutica spirituale che sappia raccontare la Chiesa, che non è una aggregazione sociologica ma, l’esperienza di donne e uomini discepoli di Gesù”. (Agi)

Iacopino (Odg) ricorda Siani e altri giornalisti uccisi
CITTA’ DEL VATICANO – All’incontro con Papa Francesco il Consiglio Nazionale dell’Ordine ha voluto che fossero presenti alcuni giornalisti che vivono sotto scorta e che, ha detto il presidente Enzo Iacopino nel presentarli al Papa, “per servire con la verità i cittadini impongono privazioni non solo a loro stessi, ma anche alle loro famiglie, ai loro figli”.
“E ci sono – ha aggiunto – i familiari di alcuni dei giornalisti che hanno pagato con la vita il loro impegno civile”. Tra questi Iacopino ha ricordato “Giancarlo Siani, un collega con la «schiena dritta», assassinato dalla camorra il 23 settembre del 1985, a 26 anni e 4 giorni”. “Nel nostro Paese – ha ricordato – non si erano conclusi gli anni della barbarie, ammesso lo siano ora, che avevano visto impegnato un suo predecessore, Paolo VI, giornalista, figlio del direttore del quotidiano cattolico bresciano Il Cittadino, che Lei ha beatificato nel 2014”.

Terremoto: il Papa porterà l’offerta dei giornalisti alle diocesi colpite
CITTA’ DEL VATICANO – “Porterò personalmente la vostra offerta ai terremotati adesso che andrò a trovarli a fine mese”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo in una busta chiusa la somma raccolta tra i consiglieri nazionali dell’Ordine dei giornalisti in occasione dell’udienza loro concessa nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. (Agi)

L’Osservatore Romano: “Giornalisti disattenti su Assisi
CITTA’ DEL VATICANO – L’Osservatore Romano accoglie in Vaticano i giornalisti lamentando in un editoriale firmato dal direttore Giovanni Maria Vian “l’interesse limitato che i media internazionali hanno dedicato all’appuntamento di Assisi”, un fatto che “induce purtroppo a riflessioni amare”.
Il direttore del quotidiano vaticano sottolinea, però, la grande continuità tra Francesco e Giovanni Poalo II che fu l’iniziatore delle giornate interreligiose di Assisi, dove, scrive Vian, “le preghiere di tutti poi si sono levate, senza sincretismi, per guardare con fiducia al futuro. Ancora una volta è risuonata la richiesta ai potenti di lasciar cadere le armi”. “Parole – conclude l’editoriale – di singolare efficacia”. (Agi)

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