Annuale raduno dei reduci del quotidiano fondato nel 1972 per volere di Giacomo Mancini

Il Giornale di Calabria dei ragazzi di Piano Lago

Gli ex giornalisti de Il Giornale di Calabria di Piano Lago nel loro annuale raduno

PIANO LAGO DI MANGONE (Cosenza) – È bastato che un vecchio collega mi mandasse questa foto per commuovermi. Foto d’altri tempi o, meglio, foto di giornalismi d’altri tempi. È più o meno la mia generazione, e come tale guardo queste foto con un misto di tenerezza e di solitudine per via del tempo che passa in maniera inesorabile. 
Questi che vedete nella foto sono i “ragazzi di Piano Lago”, un pezzo storico della redazione del quotidiano “Il Giornale di Calabria” diretto da Piero Ardenti, edito dalla Sir di Nino Rovelli, fortemente voluto da Giacomo Mancini, in quegli anni segretario del Psi e ministro della Sanità e dei Lavori Pubblici, proprio allo svincolo di Piano Lago sulla Salerno – Reggio Calabria. Un pezzo di storia, che non è solo storia del giornalismo calabrese, ma è anche storia del giornalismo militante, impegnato, di frontiera.
Un pezzo di questa squadra, che di fatto è nata con Il Giornale di Calabria, poi è diventata anche un pezzo della mia vita in Rai: Enzo Arcuri, Raffaele Malito, Pietro Melia, Tonino Raffa, Santino Trimboli, indimenticabili compagni di vita e di lavoro con cui ho attraversato almeno 30 anni della mia vita professionale.
Ricordo che nel 1979 la Rai cercava dei giornalisti per l’avvio della Terza Rete che, nei fatti, sarebbe poi diventata la Testata Giornalistica Regionale, e non poteva che prendere i migliori allora sulla piazza. Dove cercarli? Ovviamente al Giornale di Calabria, la cui redazione cosentina era a due passi dal palazzo Rai al numero 25 di via Montesanto a Cosenza.
La foto racconta di una bellissima tradizione che “I ragazzi di Piano Lago” hanno mantenuto fino ad oggi, e cioè il ritrovarsi insieme, almeno una volta all’anno, per tutti gli anni che sarà ancora possibile programmare. Una reunion in piena regola, un pranzo collettivo, una gita fuori porta, un volersi rivedere magari per ricordare un passato comune, e nel loro caso anche glorioso sotto il profilo professionale. Nella foto ci sono anche Paolo Palma, che ad un certo punto lascia il giornalismo scritto per la politica, ma anche da parlamentare Paolo non ha mai dimenticato il suo mondo e la sua passione di origine.
C’è Franco Scrima, storico responsabile dell’Ansa di Catanzaro. Di fatto l’Ansa in Calabria è nata con lui e solo uno strano gioco del destino ha voluto che in quel momento, 1981-82, con lui non ci fossi anch’io a Catanzaro.
Poi c’è Pantaleone Sergi, storico inviato speciale de la Repubblica di Eugenio Scalfari; lui stesso, una volta lasciata Repubblica, diventa direttore del Quotidiano della Calabria a Castrolibero, e poi ancora portavoce e capo dell’Ufficio Stampa del presidente della Giunta Regionale Agazio Loiero.

Il Giornale di Calabria dell’8 luglio 1980

Accanto a Paolo Palma, invece, il “ragazzone” con la barba bianca è Tonino Scura, che dopo il Giornale di Calabria si trasferisce a Padova e diventa punta di diamante dell’informazione veneto-padovana. Anche nel suo caso – al Mattino di Padova ha fatto scuola – parliamo di un cronista di razza come pochi.
Di Francesco Faranda, primo nella foto da sinistra, posso solo dirvi che era il cuore del vecchio Giornale di Calabria. Caporedattore e uomo-macchina di redazione, l’uomo che tutto sapeva e tutto controllava, una figura mitica per quegli anni, soprattutto per me che nel 1977 avevo scritto a lui per essere ricevuto dall’allora direttore Piero Ardenti.
Erano gli anni in cui in quella redazione già lavoravano Marisa Arnoffoli, Riccardo Benevento, Franco Bruno, Ermanno Capani, Gino Coppola, Enzo Costabile, Antonio Di Rosa, Sergio Dragone, Maria Rosaria Gianni, Paolo Guzzanti, Giovannino Indrieri, Mimmo Liguoro, Mimmo Logozzo, Raffaele Malito, Pietro Mancini, Raffaele Mazzarelli, Pietro Melia, Giorgio Mendicino, Michelangelo Napoletano, Nuccio Ordine, Luigi Piccitto, Tonino Raffa, Roberto Raschellà, Daniela Romiti, Agostino Saccà, Lorenzo Salvini, Gaetano Sconzo, Antonio Scura, Pantaleone Sergi, Santi Trimboli, Filippo Veltri, oltre naturalmente al direttore Piero Ardenti e spero di non aver dimenticato qualcuno.

Lo stabilimento che ospitava il quotidiano Il Giornale di Calabria a Piano Lago di Mangone

Beati loro che ancora si cercano e si ritrovano, e so che lo faranno ancora in futuro, pur con il rischio che ogni anno il gruppo si riduca. Ma sarà bello lo stesso perché il passato non passa mai e rimane, invece, più attuale che mai, man mano che gli anni passano. Auguri di cuore allora a questi giornalisti che tanto hanno dato alla Calabria e alla sua gente. (giornalistitalia.it)

Pino Nano

3 commenti

  1. Un grande quotidiano, scuola di formazione per centinaia di giornalisti.

  2. Come sempre generoso e partecipe di grandi emozioni e sentimenti, Pino Nano! Grazie Pino!

  3. Cari amici, rivedo queste immagini e leggo le belle parole di Pino… come fare a reprimere la nostalgia? Per me Pian del Lago è stata una esperienza di vita impareggiabile sia agli effetti professionali che a quelli affettivi, per le grandi amicizie che ho guadagnato. Soffrivo per motivi personali, ma da uomo ho guadagnato tanto, tanto, davvero tanto. Peraltro sdoppiandomi anche in un (dicono) brillante biennio alla guida della Vigor Lamezia (allora AS Nicastro).
    Mi scuso per l’assenza, ma – dopo aver programmato nei dettagli la gita fuori porta – nel periodo dell’incontro mi sono ritrovato in non eccellenti condizione di salute. Comunque “quarta gioventù a parte”, prometto che non mancherò nel futuro, sempre sperando che da lassù la stella amica benevolmente e forse pietosamente dimentichi quante volte ho festeggiato il compleanno. Anche perchè lo spirito e la voglia di sorridere – vittima più frequente ed illustre il comunque benemerito amicone Antonio Caratozzolo – non sono svaniti.
    Un abbraccio a tutti, dichiarandomi sempre pronto a bissare l’esperienza calabrese. A questo punto siete autorizzati a commentare: “Gaetano è matto!”. Ciao!
    P.S. = Avete notizie di Mazurkievicz, al secolo Antonio Raschillà? L’ho sentito per telefono poco più di un anno fa, ma ora sul suo conto non so nulla.

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