Per il giornalista licenziato per due “tarocchi” è tutto finito, ma arrivano nuove accuse

Fulvio Benelli ha vinto su Mediaset, anzi no

Un fermo immagine del servizio di Fulvio Benelli per “Quinta colonna”

Un fermo immagine del servizio di Fulvio Benelli per “Quinta colonna”

ROMA – «La vicenda si è conclusa in maniera soddisfacente. E comunque la cosa che più mi interessa è che Mediaset abbia rivisto la sua posizione iniziale. Dopo avermi licenziato avevano minacciato addirittura una causa per danni. E invece…». A spiegare com’è finita la brutta vicenda che lo ha visto protagonista un anno fa è proprio lui, Fulvio Benelli, ex giornalista Mediaset, licenziato in tronco dall’azienda di Cologno per un servizio noto alle cronache come il servizio del “finto” rom.
Interpellato al telefono dalla redazione de Il Tempo, Benelli resta sì sul vago davanti alle domande più dirette («Sta festeggiando? Non ha vinto la sua battaglia contro Mediaset e Striscia la notizia?»), però poi ammette che «per fortuna è finita, anche grazie ai miei avvocati Maurizio Calò e Luigi e Luca Corrias. Ora guardo al futuro. La vicenda è alle spalle, spero solo che più nessuno debba passare una cosa così. Sarebbe una conquista di civiltà».
Facciamo un passo indietro: nell’aprile 2015 Benelli aveva realizzato per il programma Mediaset per cui lavorava, “Quinta Colonna”, diretto e condotto da Paolo Del Debbio, un servizio in cui intervistava un ragazzo rom che spiegava i suoi “trucchetti” per rubare auto e farla franca. Poco tempo dopo, però, per la precisione il 12 maggio, quello stesso ragazzo veniva intervistato da “Striscia la Notizia”.
Al tg satirico di Canale 5 il rom raccontava di essere stato pagato per «recitare» in due servizi: quello sui furti e uno, girato sempre da Benelli qualche giorno prima, sull’islam radicale. Insomma, secondo il rom il giornalista gli aveva dato dei soldi per mettere a punto dei servizi «tarocchi».
Risultato: Mediaset licenziò in tronco il giornalista. Che oggi dice: «Io ribadisco quello che ho sempre detto, di aver agito correttamente».
Tutto bene quel che finisce bene. Per Benelli e per il giornalismo credibile e trasparente. E invece no. Nel senso che la vicenda sembra tutt’altro che giunta a conclusione, se è vero che dall’Ufficio Stampa di “Striscia la notizia” un’ora fa è stata diramata la seguente nota:
“Striscia non è stata affatto sconfitta da Fulvio Benelli. Anzi, le due richieste di rettifica presentate da Benelli all’Agcom e al Tribunale Civile di Roma sono state ambedue respinte (rispettivamente in data 28 luglio 2015 e 11 gennaio 2016). Una perché non sussistono i presupposti per la rettifica, e l’altra perché: «Si tratta di fatti inequivocabilmente rispondenti a verità», tanto che Benelli è stato condannato a pagare le spese di giudizio.
È possibile che nella querelle tra Fulvio Benelli e Mediaset sia stato raggiunto un accordo per tutto quello che riguarda gli aspetti del diritto del lavoro. Non cambia nulla, invece, per quanto riguarda i due servizi realizzati da Benelli e segnalati da Striscia.
Come verrà ribadito questa sera in trasmissione, sia “l’islamista radicale” che commentava il massacro di 147 cristiani in Kenia dicendo: «Sono d’accordo che fanno sterminio, se ammazzano tutti non mi frega un …» sia il “il ladro d’auto” erano interpretati dalla stessa persona, cioè il rom Lolo Levak, che il tg satirico di Antonio Ricci aveva definito «rom polivalente». Insomma un’altra taroccata di Benelli con lo spudorato sostegno de Il Tempo”.

Le accuse, insomma, invece che finire in archivio, si rinnovano e si fanno più pesanti, arrivando a coinvolgere il blasonato quotidiano romano. (giornalistitalia.it)

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