Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, a 42 anni dall’omicidio di Mario

Francese, la migliore storia del giornalismo in Sicilia

Mario Francese

PALERMO – «Parlare di Mario Francese significa parlare della migliore storia del giornalismo in Sicilia. Perché il cronista del Giornale di Sicilia è stato uno dei primi a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e a descrivere l’ascesa al vertice dei corleonesi e le collusioni con i colletti bianchi, pubblicando, con coraggio, nomi e cognomi dei responsabili».
Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ricordando il giornalista ucciso dalla mafia la sera del 26 gennaio di 42 anni fa.

Nello Musumeci

«Una scelta – sottolinea Musumeci – che ha pagato con la vita. In una giornata come questa rinnovare il ricordo non è uno sterile esercizio di retorica, ma uno stimolo per tutti noi a riflettere a fondo sul ruolo strategico che l’informazione libera deve ricoprire all’interno della società come presidio stabile di legalità e di democrazia».
A Siracusa, invece, Mario Francese è stato ricordato con una cerimonia nel giardino del Comune, dove è posta una lapide commemorativa. Presenti il sindaco Francesco Italia, il prefetto Giusy Scaduto, i vertici delle forze dell’ordine, il segretario provinciale dell’Assostampa, Prospero Dente, il consigliere regionale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Santo Gallo, e Carmelo Francese, nipote di Mario.
«Il suo coraggio – ha ricordato il sindaco Italia – nella denuncia della mafia e dei suoi affari economici, l’amore per una professione nobile e per la verità, che è anche anelito di libertà, fanno di Mario Francese un esempio per tutti, soprattutto per i giovani. Le sue inchieste erano precise e circostanziate, frutto di approfondimento e di studio, ma la mafia non accetta la verità perché vive e si sviluppa grazie alla menzogna, alla mistificazione della realtà e all’omertà. Questo mi spinge a riprendere il pensiero recentemente espresso da papa Francesco sull’importanza della stampa e a ricordare che la democrazia sarà più forte e le istituzioni più solide se avremo dei giornalisti liberi e messi in condizione di svolgere fino in fondo la loro funzione».
Per il presidente del Gruppo Cronisti Siciliani, Giuseppe Lo Bianco, «lo straordinario esempio di Mario Francese, professionista avulso da compiacenze e compromessi, resta un limpidissimo simbolo per i cronisti siciliani e per chiunque voglia fare il giornalista in Sicilia. A 42 anni dal delitto, lo ricordiamo non solo per la sua capacità di collegare nomi e fatti, propria di un giornalismo investigativo coraggioso e solitario, e per la sua inesauribile passione civile per la verità, coltivata anche nei confronti dell’omicidio di un altro collega, Cosimo Cristina, ma soprattutto per la sua inesauribile umanità, diventata parte integrante della sua cifra professionale».

Mario Francese, giovanissimo, nella foto postata su Facebook dal figlio Giulio

A ricordare Mario Francese anche l’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà: «Oggi – ha ricordato – ricorre il 42° anniversario dell’omicidio di Mario Francese, il coraggioso giornalista siciliano, tra i più bravi che la nostra terra abbia mai avuto, assassinato dalla mafia il 26 gennaio del 1979. Il suo giornalismo d’inchiesta era scomodo, coraggioso e libero; il suo impegno civile era contrassegnato dalla costanza nel condurre inchieste difficili, spesso molto rischiose; la sua missione, per cui perse la vita, era quella di indagare e rivelare anche le verità più scomode, come quella sugli interessi criminali nella diga Garcia».
«Mario Francese – ha detto ancora Samonà – è stato, è e sarà da esempio ai moltissimi colleghi giornalisti che auspicano di avere il suo acume e la sua impavidità, diventando cronisti schietti, capaci di raccontare i fatti, girare la penna nelle piaghe putrescenti della società, denunciare il crimine sempre e comunque, proprio come lui. Sull’indimenticabile figura di questo grande giornalista sembra cucito addosso un aforisma di William Shakespeare che, così, recita: I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte. L’uomo coraggioso non ha esperienza della morte che una volta sola. Mario Francese apparteneva alla seconda categoria».

Giulio Francese

Su tutte, le parole di Giulio Francese, figlio di Mario, nonché presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia: «Un giovanissimo Mario Francese che sorride al mondo e alla vita. Offrirvi questa immagine è il mio modo – scrive Giulio sulla sua pagina Facebook – per ringraziare di vero cuore, al termine di una giornata intensa, i tanti colleghi e non solo che mi hanno espresso oggi il loro affetto e la loro vicinanza. Guardando quella foto sorrido anch’io, mi sembra di sentirgli ripetere quel suo spiritoso saluto serale – “Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado” – quando lasciava la redazione per tornare a casa. L’ha fatto anche quella sera. Mi piace pensare che quelle sono state le sue ultime parole di mio padre, che si è congedato dalla vita con il suo saluto di sempre e con il sorriso sulle labbra». (giornalistitalia.it)

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