È costata cara al latitante l’aver denunciato Daniele Bonistalli: in cella, ora, c’è lui

Dubai: giornalista arrestato insieme a Tulliani

Daniele Bonistalli

Daniele Bonistalli

DUBAI (Emirati Arabi Uniti) – Doveva trovarlo e intervistarlo, invece è finito in manette insieme a lui: il giornalista pistoiese Daniele Bonistalli, 30 anni, inviato della nuova trasmissione di Massimo Giletti (in onda da domenica prossima su La7) era da 5 giorni a Dubai per dare la caccia, accompagnato dal suo cameraman, al latitante Giancarlo Tulliani (su Tulliani, ricordiamolo, pende un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel marzo scorso dal gip del tribunale di Roma), quando è riuscito ad intercettarlo all’aeroporto.
Un incontro casuale, dunque, costato caro al giovane cronista che, non appena avvistato il cognato dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, si precipita con il cameraman verso di lui. Tulliani sbotta. Non vuole avere nessun colloquio con il giornalista e, per cercare di allontanarlo, chi rivolge alla polizia presente in aeroporto e lo fa arrestare. Un incubo, al limite dell’assurdo, per Bonistalli che, incredulo, si ritrova in una cella dello scalo di Dubai. Dove, per fortuna, resterà soltanto per qualche ora perché si attiva l’intelligence italiana e Bonistalli viene scarcerato.

Giancarlo Tulliani

Giancarlo Tulliani

Al suo posto, dietro le sbarre, finisce Tulliani: la polizia, nell’accogliere la sua denuncia nei confronti del cronista, ha controllato i suoi documenti e si è accorta che nei suoi confronti l’Italia aveva spiccato un mandato di arresto. Insomma, il latitante si è fregato da solo.
Così da giovedì scorso, 2 novembre, Tulliani è detenuto a Dubai col rischio – è ciò che auspicano i magistrati italiani – di essere estradato in Italia.
Per di più, la finta accusa contro il giornalista avrebbe infastidito e non poco le autorità di Dubai.
«Da mezzogiorno fino a quasi le nove di sera  – racconta, intanto, l’inviato pistoiese – io e il cameraman siamo rimasti chiusi in una cella di sicurezza, senza la possibilità di fare neanche una telefonata, con il nostro telefono e la nostra telecamera sequestrati. Dopo quattro ore, ci è stato portato un bicchiere d’acqua e la situazione nei nostri confronti ha cominciato a farsi più distesa solo quando le autorità hanno capito che c’era un mandato di ricerca su Tulliani». (giornalistitalia.it)

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