Colonna della giudiziaria al Messaggero, aveva 74 anni. Da 22 giorni era allo Spallanzani

Covid: morta la giornalista Rita Di Giovacchino

Rita Di Giovacchino

ROMA – Non ce l’ha fatta Rita Di Giovacchino. Dopo 22 giorni di ricovero allo Spallanzani, il Covid se l’è portata via. A 74 anni. È la 54esima vittima del virus nel giornalismo italiano.

Rita Di Giovacchino

Giornalista vera, profonda, innamorata della cronaca giudiziaria, penna felice e arguta, prima per l’Ansa poi per Il Messaggero e, da ultimo, Il Fatto Quotidiano, dove aveva trovato ancora una volta un suo spazio, era figlia degli anni Settanta. «E le piaceva rivendicarlo, qualche volta con aria di superiorità, perché i giovani non conoscevano e non potevano capire», scrive oggi il quotidiano di via del Tritone di cui Rita Di Giovacchino – iscritta nell’elenco Professionisti dell’Ordine dei giornalisti del Lazio dal 5 luglio 1979 – è stata una firma a dir poco storica.
Ottimista fino al midollo, come ricorda chi, tra i colleghi, l’ha conosciuta e le è stato amico, una volta riscontrata la positività al virus, pensava che la sua, di malattia, non sarebbe stata una forma grave. Avrebbe dovuto vaccinarsi, pochi giorni prima del ricovero, con AstraZeneca. Ma, racconta un amico e collega, erano i giorni della polemica e Rita non se l’è sentita. Ha preferito aspettare. Stava bene, non aveva problemi di salute. Ma il virus se l’è portata via.
La cronaca giudiziaria – riporta Il Messaggero – era la sua vita. Dal sequestro Moro fino al maxi processo di Palermo, poi le stragi di Falcone e Borsellino. «A Palermo mi hanno lasciata per sei mesi – diceva – è arrivato l’inverno e mi hanno dovuto mandare i vestiti». E poi ancora, inviata, per il processo Andreotti. Era stata anche a Cogne per il caso di Annamaria Franzoni, ma la sua passione rimanevano le inchieste su mafia e politica, l’intreccio tra criminalità e servizi segreti. E su questi temi, Rita, scriveva anche saggi, tra cui il libro nero della Prima Repubblica sui poteri visibili e invisibili che hanno condizionato la storia del Paese, o quello sul delitto Pecorelli, “Scoop mortale. Mino Pecorelli. Storia di un giornalista kamikaze”.
«Se ne va una donna di grandi competenze, – scrive sui social un altro collega, che a Rita voleva bene, Paolo Brogi – capace di andare avanti dritta per la propria strada senza contare troppo sui traguardi raggiunti nella professione».

Rita Di Giovacchino

Un’altra amica piange la scomparsa di “Ritina”, affidando ad un lungo post il suo ricordo pieno di sentimento: «È stata una donna eccezionale, una firma storica del Messaggero, una giornalista investigativa, un segugio di tutto quello che puzzava di mafia, di trame, di servizi segreti deviati e non, di terrorismo, di criminalità. Ha cercato di illuminare gli anni neri della repubblica studiando verbali, istruttorie, seguendo processi, intervistando pentiti e boss, magistrati e spie. Non si è mai accontentata delle veline, ha alimentato il dubbio con riflessioni originali; ha scritto libri su tutti gli eventi rilevanti e insoluti del nostro paese, sempre alla ricerca delle verità nascoste. Ritina, in verità un pezzo di donna, bella, affascinante anche a 74 anni, per me era un’amica».
Rita di Giovacchino lascia il compagno Stefano, il suo unico e amato figlio, Emiliano, e due nipotine che adorava.
L’appuntamento per l’ultimo saluto a Rita Di Giovacchino è per giovedì 6 maggio, alle ore 15, a Borgo Ripa (un locale con un ampio giardino), sul Lungotevere Ripa 3 a Roma.(giornalistitalia.it)

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