Le testate chiuse tornano “miracolosamente” in vita senza i giornalisti licenziati

Cdr: “L’Inpgi verifichi chi lavora in Condé Nast”

MILANO – “Il 2018 è iniziato con la fine del contratto di solidarietà, la chiusura di quattro testate giornalistiche (L’Uomo Vogue, Vogue Sposa, Vogue Bambino, Vogue Accessory) e tre lettere di licenziamento, congelate dopo uno sciopero a oltranza”. Lo ricorda il Comitato di redazione di Condé Nast sottolineando che i licenziamenti sono stati “trasformati”, quindi, in cassa integrazione a zero ore per cinque colleghe per chiusura di testata, cassa avviata unilateralmente, senza il benestare del Cdr e del sindacato nazionale e territoriale.
“Più o meno negli stessi giorni – spiega il Cdr – Condé Nast lanciava in pompa magna una nuova iniziativa editoriale (Lisa) senza giornalisti e pubblicava il bando per la nuova edizione di un master per aspiranti influencer. A distanza di circa tre mesi, il 12 giugno, una delle testate defunte, L’Uomo Vogue, tornava miracolosamente in vita, con una campagna di comunicazione vistosa e internazionale, che sottolineava la sua resurrezione. Nessuna delle colleghe in cassa (una delle quali proveniente proprio da L’Uomo Vogue) è stata, però, richiamata. Così come nessuna è stata richiamata per l’annunciato Wedding che sta rinascendo dalle spoglie di Vogue Sposa”.
Il Cdr, insieme con l’Alg e la Fnsi ha chiesto all’azienda di “utilizzare le colleghe cassintegrate, ricevendo un rifiuto, reso ancora più inaccettabile per via della presenza in azienda di figure non contrattualizzate ai sensi del contratto giornalistico che, tuttavia, svolgono lavoro giornalistico”.
In questo scenario, il Cdr sollecita un intervento da parte dell’Inpgi che, dopo quattro anni di solidarietà, sta sostenendo adesso anche il peso della cassa per testate formalmente morte, ma in pratica vive e pimpanti. (giornalistitalia.it)

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