Dopo tre giorni di prigione in Turchia è stato liberato ed ha già raggiunto San Francisco

Arrestato il giornalista Dion Nissenbaum

Dion Nissenbaum

Dion Nissenbaum

SAN FRANCISCO (Usa) – Il giornalista americano Dion Nissenbaum, 49 anni, inviato del Wall Street Journal, è rientrato ieri sera a San Francisco, con la sua famiglia, dopo essere stato rilasciato dalle autorità turche che, per due giorni e mezzo, lo avevano incarcerato ad Istanbul privandolo dell’assistenza legale e di qualsiasi contatto con i suoi familiari.
A denunciare il caso è stato il quotidiano americano, precisando che il reporter è stato arrestato martedì scorso dalla polizia, che ha fatto irruzione nel suo appartamento, per una presunta violazione del divieto di pubblicare immagini da un video dello Stato islamico (Isis). Il giornalista, in quel momento, si trovava in casa con la moglie ed il bambino di sette mesi.
Nissenbaum ha raccontato di essersi trovato in condizioni “fisicamente comode” e di essere stato “trattato bene” nel centro di detenzione situato fuori Istanbul.
“Nell’esprimere soddisfazione per la liberazione di Dion, esprimiamo la nostra indignazione per la sua detenzione perentoria, senza alcun contatto con la sua famiglia, consulente legale o colleghi”, ha dichiarato il capo redattore del Wall Street Journal, Gerard Baker, spiegando che l’arresto di Nissenbaum va inquadrato nel giro di vite del Governo turco alla libertà di stampa che ha portato numerosi giornalisti dietro le sbarre e chiuso oltre 100 testate nel Paese.
Nel raccontare i drammatici momenti vissuti nella prigione turca, Dion ha detto che, nel corso della prima notte, gli agenti gli hanno chiesto di firmare un documento scritto in turco ed al suo rifiuto, opposto pretendendo la traduzione in inglese, è stato trasferito in un carcere per stranieri, in stato di isolamento in un locale seminterrato e senza servizi igienici, nel quale la polizia ha detto, invece, che non avrebbe dovuto firmare nulla. Nella sua cella soltanto una minuscola finestra dalla quale entrava un raggio di luce. “Una situazione allucinante – ha detto Nissenbaum – nella quale, nel volgere di poche ore, non riuscivo più a rendermi conto se fossero trascorsi tre giorni, tre mesi o tre anni”.
Soltanto il secondo giorno un funzionario di polizia gli ha permesso di uscire dall’isolamento e gli ha fornito da leggere un libro in inglese sul Messico ed un quaderno per scrivere.
Già nel 2005 Dion Nissenbaum aveva subito un’altra drammatica esperienza legata alla professione di giornalista. Un commando palestinese lo aveva, infatti, rapito assieme ad un fotografo e tenuto prigionieri per un giorno nella Striscia di Gaza. (giornalistitalia.it)

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