Storico corrispondente per i periodici Rusconi, scrisse anche la biografia di Lana Turner

Addio a Benny Manocchia, il giornalista d’America

Benny Manocchia e Robert Redford

GIULIANOVA (Teramo) – È morto ieri negli Usa il giornalista italo-americano Benny Manocchia, all’anagrafe Benito, figlio di Francesco e fratello di altri due famosi giornalisti: Franco (corrispondente del Corriere della Sera da Roma) e Lino, giornalista sportivo e corrispondente della Rai negli Usa.
Il 10 maggio avrebbe compiuto 87 anni, visto che era nato il 10 maggio a Giulianova, ma una pregressa malattia lo aveva costretto al ricovero presso una clinica privata di Old Saybrook, nello Stato del Connecticut. Lascia due figlie, Sondra e Cristina.
Recentemente, grazie all’impegno dei giornalisti Giampiero Manocchia (nipote) e Walter De Berardinis, aveva deciso di dare alle stampe la sua autobiografia, “Cronache americane”, edita dalla La Mezzelane di Santa Maria Nuova (Ancona).

Manocchia e il giovane senatore Kennedy

Figlio d’arte, aveva appreso il mestiere dal papà Francesco e successivamente dai fratelli Franco e Lino. In Italia, prima di abbandonare il Paese nel 1955, scrisse per il Corriere dello Sport, Momento e Momento sera. Arrivato negli Usa, dopo un po’ di gavetta nei quartieri di New York, dove la presenza degli italiani era forte, iniziò con il settimanale ABC e come corrispondente per il Corriere e la Tribuna Illustrata.
Poi arrivò il salto di qualità quando firmò il contratto come corrispondente per Rusconi in America fino al passaggio con i francesi. I suoi pezzi finirono sulle pagine di Gioia, Gente, Gente Motori, Scienza e Vita Nuova e il quotidiano La Notte.
Nel 1971 pubblico un libro che fece scandalo, “Il prete di cosa nostra”, seguirono: “Indagine su 10 squillo di lusso”, “Voodoo” (andò ad Haiti). Scrisse anche la biografia di Lana Turner.
«Perdo un caro amico e collaboratore – dichiara il collega Walter De Berardinis –, avevo ritrovato recentemente documenti sul bombardamento del 29 febbraio 1944 degli alleati su Giulianova, quando il papà morì e lui si salvò, nonostante 32 schegge conficcate sul corpo». (ansa)

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