Secondo Rsf è raddoppiato il numero delle giornaliste uccise: 10 contro le 5 del 2016

2017: 65 i giornalisti uccisi perché lavoravano

Giornalisti uccisi in MessicoPARIGI (Francia) – Sono 65 i giornalisti (50 professionisti, 7 blogger, 8 collaboratori) uccisi nel mondo nel 2017 mentre svolgevano il loro mestiere. Lo rileva l’ultimo rapporto di Reporters sans frontières (Rsf), registrando un leggero calo (–18%) rispetto ai 79 che hanno perso la vita nel 2016 e, in generale, rispetto agli ultimi 14 anni. L’anno che sta per finire riporta, quindi, uno dei bilanci meno pesanti degli ultimi quattordici anni per i giornalisti. Ma, secondo Rsf, è raddoppiato il numero delle giornaliste uccise: 10 nel 2017 contro le 5 dello scorso anno. Tra queste la maltese Daphne Caruana Galizia, che ha creato shock nel mondo.

Rsf fotografa la drammatica situazione dei giornalisti nel 2017

Rsf fotografa la drammatica situazione dei giornalisti nel 2017

Il rapporto dell’ong impegnata a tutelare la libertà di stampa afferma anche che la Cina “resta la più grande prigione di giornalisti al mondo e perfeziona anche il suo arsenale di misure per reprimere giornalisti e blogger” e che “non applica più la pena di morte contro gli oppositori, ma lascia consapevolmente che la loro salute si degradi in prigione “fino alla morte”.
Un capitolo riguarda la Siria, definita “fabbrica di ostaggi stranieri”: “Ci sono oggi 29 ostaggi, di cui di cui 7 giornalisti stranieri”.
In base ai dati raccolti e analizzati da Reporter Senza Frontiere i cinque Paesi più pericolosi per i professionisti dell’informazione sono: Siria, Messico, Afghanistan, Iraq e le Filippine. (giornalistitalia.it)

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