Gli epici neologismi del grande giornalista sportivo consueti anche nel calcio di oggi

100 anni di Gianni Brera, il linguista dello sport

Gianni Brera, all’anagrafe Giovanni Luigi Brera (San Zenone al Po, 8 settembre 1919 – Codogno, 19 dicembre 1992)

ROMA – Cent’anni di Gianni Brera. Sembra un romanzo, è un’epoca ricca di immagini e parole inventate da un poeta prestato al racconto sportivo. Non esiste più, quel mondo di “Gioan”, poca tv e qualche bicchiere di vino rosso col paron Rocco, una macchina da scrivere e una pipa per colorare le gesta di campioni per i quali non c’era diretta tv a distruggere l’immaginario. Resta però uno sconfinato glossario di epiteti, sgorgati dalla vena epica del più grande giornalista di sport italiano.
I suoi neologismi, oggetto di tesi di laurea, sono divenuti termini consueti anche nella narrazione del calcio d’oggi, così lontano dal suo, anche se pochi ne conoscono l’origine, oltreché l’inventore. Che pure vive in telecronache moderne, quando al culmine di un contropiede il centrocampista e il goleador completano la tripletta di parole breriane.
Rombo di Tuono, Puliciclone, Barone, Abatino, certo. Ma anche Padania, mutuato dalla sua terra e divenuta parola simbolo, Cavaliere per Berlusconi, melina per il gioco a rallentare, e poi il famoso catenaccio: non solo dunque soprannomi epici divenuti tutt’uno con i loro campioni, ma innumerevoli parole nate dal nulla, ed entrate di diritto nella Treccani della lingua italiana, sportiva e non. Per un personalissimo glossario.

  • LIBERO: da una tavolata con il suo allenatore-simbolo, Nereo Rocco, nacque la più universale delle sue creazioni, il termine per indicare quel battitore libero di giocare in difesa, senza marcature. L’aveva scritta su una tovaglietta per indicare il compito di un difensore, divenne una categoria calcistica mondiale, tanto che anni dopo diede il titolo a un docufilm su Beckenbauer.
  • ABATINO: Gianni Rivera diventa tale perché fisicamente troppo fragile, leggero, quasi un “non giocatore”. Il milanista racconterà che in realtà l’epiteto era nato anche per Mazzola e Bulgarelli, ma lui ebbe il coraggio di rispondere e l’epiteto gli rimase addosso per sempre.
  • ROMBO DI TUONO: è la potenza devastante di Gigi Riva, il cui sinistro è una saetta di cui si avverte il rumore ancor prima che venga scoccata.
  • PEPPIN: è l’amato attaccante lombardo Meazza, per il quale un breve nomignolo milanese pare perfetto per colorare l’umiltà del campione di un’altra epoca.
  • BARONE: la classe di Causio poteva avere un solo nome, anche se in origine il nome era BARON TRICCHETRACCHE, a immagine dei fuochi d’artificio delle sue finte.
  • PULICICLONE: è una forza della natura quando tira di sinistro Paolino Pulici, e subito diventa un ciclone tutt’uno
    col nome del centravanti dello scudetto granata.
  • BONIMBA: la propensione al gol di Boninsegna è gioiosa e rotonda, e nasce automatico un soprannome di gran sonorità.
  • PIPER: la corsa costante, inarrestabile di Lele Oriali lo porta in ogni zona di campo, quasi rimbalzasse come pallina di un flipper.
  • PISCININ: Per chi lo aveva visto crescere sin da bambino nelle nebbie delle giovanili Milan, Franco Baresi non poteva essere che il “piccolino”.
  • EUPALLA: laureato in scienze politiche, Brera sfrutta la profonda cultura classica e crea una dea protettrice del bel gioco così come Atena lo era stata degli eroi greci sotto le mura di Troia. È lei ad ispirare la sua penna.
  • CONTROPIEDE: l’ideologia del calcio di Viani e Rocco ha delle parole chiave: l’azione che riparte dalla difesa è una parola mutuata dal movimento opposto del coro nella tragedia greca.
  • CATENACCIO: la difesa a oltranza, risposta degli allenatori “poveri” al sistema dilagante, prevede difese incatenate dietro come base del contropiede. Lo adotta Viani, lo riprende Rocco. Lo definisce Brera.
  • PRODEZZA: dal termine epico “prode”, lo attribuisce alla giocata eroica.
  • TRAVERSONE: come definire un lungo lancio in diagonale, se non con un accrescitivo della traversa
  • STAFFILATA: la staffa, in lombardo, è la frusta che si usa per spronare il cavallo: il tiro teso rischia di colpire esattamente come quel colpo.
  • GOLEADOR: e se un attaccante segna molto, atterrando un avversario come il matador fa col toro nell’arena, non sarà forse goleador?
  • CAVALIERE: Silvio Berlusconi, immobiliarista e tycoon milanese, prende il Milan e ne fa una delle squadre più forti di tutti i tempi. Brera inventa un soprannome che andrà oltre il calcio.
  • MELINA: se in mezzo al campo la palla passa e ripassa tra compagni, per perdere tempo, come lo si racconta? era solo un gioco in voga a Bologna, passato poi a indicare uno schema del basket negli anni ‘30, con Brera è diventato anch’essa categoria dello spirito umano. Per cento anni, e anche oltre. (ansa)

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