Presentato il Libro bianco sui rapporti tra mezzi di comunicazione e processo penale

“Stampa spesso sbilanciata a favore dell’Accusa”

La presentazione del “Libro bianco sui rapporti tra mezzi di comunicazione e processo penale” oggi a Roma

ROMA – “Nella cronaca giudiziaria, la carta stampata italiana è generalmente sbilanciata in favore della parte dell’Accusa, spara spesso titoli con impronta colpevolista e mentre assicura una copertura notevole nella fase delle indagini preliminari e degli arresti, non fa lo stesso quando si tratta del processo vero e proprio e ancora meno quando arriva la sentenza”.
È questa, in sintesi, la fotografia scattata dal “Libro bianco sui rapporti tra mezzi di comunicazione e processo penale” presentato oggi a Roma nella sede dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Il volume, a cura dell’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali Italiane, contiene un’analisi di 7.373 articoli su temi della giustizia penale pubblicati da 27 quotidiani italiani tra il 1° luglio e il 23 dicembre 2015.
Fra le testate prese in esame si trovano il Corriere della Sera e le sue edizioni di Milano e Roma, la Repubblica e le sue edizioni di Palermo, Milano e Roma, La Stampa e la sua edizione di Torino, Il Messaggero con la sua edizione di Roma, Il Fatto Quotidiano, Libero, Il Giornale, Il Sole 24 Ore, Quotidiano Nazionale e altri giornali locali quali La Sicilia, Il Resto del Carlino e La Nazione.
L’analisi dei titoli indica che, se il 48,9% è formulato in modo neutro, ben il 40,2% ha una “marcata impronta colpevolista” e solo il 3,9% è di “tipo garantista o a favore dell’innocenza”. Passando, invece, all’analisi del contenuto dei pezzi, emerge che “è connotato da un’impronta colpevolista” il 29,2% degli articoli, mentre il 32,9% si limita a fornire la ricostruzione effettuata dall’Accusa e solo il 24,1% ha una “impronta neutra”.
Un “taglio” innocentista è stato riscontrato in appena il 3,2% dei casi. Il rapporto precisa, inoltre, che quasi il 90% degli articoli con titoli “colpevolisti” presenta poi un testo classificato a sua volta come “colpevolista” o che riporta, senza aggiungere commenti, sola la ricostruzione del pubblico ministero.
Per quanto concerne, invece, la copertura delle varie fasi processuali, il rapporto sottolinea come questa sia “clamorosamente sbilanciata” a favore della fase degli arresti (27,5%) e di quella delle indagini preliminari (36,7%), con solo un 13% di articoli che riguarda la fase del dibattimento e un esiguo 11% quello della sentenza.
Infine, quanto alle fonti delle notizie, “la gran parte proviene dall’Accusa (33%) e dalla Polizia Giudiziaria (27,9%), mentre solo il 6,8% è della Difesa”. Nell’80% dei casi degli articoli analizzati non viene dato nessuno spazio alla Difesa. “Spesso assistiamo al massacro mediatico dei nostri assistiti”, ha detto Renato Borzone, responsabile dell’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali.
“In molti casi – ha aggiunto – si verifica una interferenza tra l’inchiesta giudiziaria e il sistema dell’informazione che alla fine crea un meccanismo di pressione sul giudice. Noi siamo assolutamente favorevoli alla libertà di stampa e crediamo che quando un giornalista ha una notizia la debba dare. Ma se poi la copertura mediatica finisce per condizionare i giudici – e noi pensiamo che sia così – e va ad incidere sulla presunzione di innocenza allora forse qualche correzione andrebbe fatta. L’informazione deve, infatti, salvaguardare due principi: la presunzione d’innocenza e la «verginità» del giudice”.
Per il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, invitato alla presentazione del libro, “occorre un più giusto processo nell’informazione giudiziaria”, in particolare dando maggiore spazio alla Difesa, magari anche nelle trasmissioni televisive dedicate a casi di cronaca giudiziaria, “perché lì è veramente difficile mantenere una posizione neutra, ancora più rispetto alla carta stampata”. (agi)

 

 

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