Il membro del Cda parla di par condicio, caso Semprini e cultura italiana oltreconfine

Rai, Franco Siddi e i doveri del servizio pubblico

Franco Siddi (Foto Giornalisti Italia)

Franco Siddi (Foto Giornalisti Italia)

ROMA –  La par condicio radiotelevisiva “sta diventando un po’ una recita, a me dispiace che sia così. Dipende dal ruolo che uno gioca nel momento…”. Lo ha detto Franco Siddi, consigliere di amministrazione della Rai, intervenendo questa mattina al programma “Attenti a noi due” su Radio 24, dove si è parlato di referendum, ovvero della presenza del premier Renzi a programmi Rai, a cominciare da domenica scorsa a “L’Arena”.
Siddi ha sottolineato che “ci si scandalizza solo in queste circostanze, Renzi è stato invocato da quasi tutte le tv italiane questa settimana perché è un protagonista della politica”. E detto questo, “dobbiamo invece assicurare che tutte le voci in tv ci siano tutte alla stessa maniera, non si può mettere il silenziatore a chi parla. Ora scatterà la par condicio e quindi da domenica prossima uno spazio esclusivo a uno non sarà possibile, ci vorrà il contraddittorio”.
Per Siddi “il sogno è vedere che sul merito abbiamo una linea e l’applichiamo”. Il consigliere di viale Mazzini ricorda che quello spazio de L’Arena finora prevedeva un ospite solo, nel caso va cambiato, “vediamo che dice il regolamento: se dice che ci dovrà subito essere un contradditorio, si farà così e si rispetterà la regola. In passato si valutava su un ciclo di trasmissioni, oggi invece si va misura sul giorno. D’ora in poi bisognerà conteggiare lo specifico del referendum, e la Rai si sta attrezzando”.
Siddi si è poi soffermato sul caso Semprini: “Personalmente ero dell’avviso che non servisse per un nuova trasmissione” di approfondimento giornalistico in Rai. Interpellato sulla sentenza del giudice del lavoro, che ha accolto il ricorso di Federazione Nazionale della Stampa e Associazione Stampa Romana, in relazione al comportamento antisindacale tenuto dall’azienda in occasione dell’assunzione del giornalista, con qualifica di caporedattore, l’ex segretario generale della Fnsi ha detto che “per il giudice c’è stato un comportamento antisindacale, mi spiace che sia accaduto in Rai un errore di procedura di questo genere”.
Siddi ha, quindi, aggiunto: “Dopodiché, Semprini è un professionista, non è un passante qualunque, è stato chiamato a sperimentare un format nuovo”. E sul fatto che, però, gli ascolti non siano stati finora significativi, anzi sono stati bassi, il consigliere ha commentato: “C’è qualche difficoltà nella risposta. Magari l’avesse fatto un interno sarebbe stato più semplice prenderne atto”. E quanto alla delibera Anac che ha rilevato criticità nelle assunzioni, anche per ruoli apicali, di esterni, Siddi ha detto: “Sono assunzioni su cui sono stati rilevati difetti di procedura. La Rai ha un grande patrimonio, non vorrei che per questa roba si innescasse il discorso che la Rai non serve. La legge ha dato potere esclusivo di nomine al dg. Certo si poteva guardare un po’ di più all’interno…”. Infine, il capitolo stipendi: “Il tetto si applicherà. Sarà un problema di mercato? Non m’interessa. Il dg applicherà la legge”.
Sempre oggi, intervenendo all’assemblea annuale della Comunità Radiotelevisiva Italofona (Cri), nella sala B degli studi radiofonici Rai di via Asiago e quest’anno dedicata a “Il ruolo del servizio pubblico nello spazio culturale e linguistico italofono”, Siddi ha, poi, parlato dell’esigenza per la Rai di “essere all’altezza” della sfida di diffondere la cultura italiana oltreconfine, nelle comunità italofone. A giudizio di Siddi “è arrivato il momento di cambiare paradigma” quando si parla di portare l’Italia all’estero: “non solo, e non più solo, economia ma anche cultura”.
Creare, quindi, un sistema “che abbia forza e visibilità, che faccia parte del progetto centrale del servizio pubblico. Deve esserci una versione «larga» del servizio pubblico”. C’è sicuramente un problema di risorse finanziarie – ha riconosciuto Siddi – ma occorre impegnarsi comunque, “e se si continua a pensare che chiunque possa fare servizio pubblico e si può dare in appalto a terzi, non andiamo avanti. Il servizio pubblico ha doveri verso la comunità nazionale ma anche verso quella italofona”. (Agi)

 

 

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