Articoli firmati da Casellati, Fico, Cartabia, Orlando. Poi Verna, Bonafede, Masi e Caiazza

Il Dubbio, edizione speciale per il primo lustro

ROMA – A cinque anni dal primo numero del “Il Dubbio”, il quotidiano ha pubblicato ieri un’edizione speciale celebrativa con articoli dei presidenti di Senato e Camera, dei ministri della Giustizia e del Lavoro, dei vertici del Consiglio di Stato e dell’Anm, oltre che della presidente del Cnf Maria Masi e di altri rappresentanti dell’avvocatura.
Interventi e messaggi di auguri in cui compare sempre il richiamo alla funzione che il giornale svolge nel dibattito sulla giustizia e sul ruolo della professione forense.

Maria Elisabetta Alberti Casellati

Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, seconda carica dello Stato e a propria volta avvocato, firma un denso e ampio articolo in cui ricorda come spetti, certo, al Parlamento «farsi carico della responsabilità di risolvere nodi strutturali antichi e nuovi del nostro sistema giudiziario e di riportarlo sui binari del rigoroso rispetto delle garanzie costituzionali del giusto processo». Ma «la complessità dei diritti e degli istituti giuridici su cui occorre mettere mano», ricorda Alberti Casellati, «richiede che ciò avvenga con il convinto coinvolgimento anche dei rappresentanti dell’avvocatura».
L’avvocato, aggiunge la Seconda carica dello Stato, «non è controparte delle istituzioni giudiziarie; è il garante naturale del loro corretto funzionamento. Non è soltanto un tecnico del diritto, ma colui che assolve alla finalità essenziale di mettere ogni cittadino nella condizione di poter agire a tutela delle proprie ragioni, come prescrive l’articolo 24 della Costituzione».

Roberto Fico

Il presidente della Camera Roberto Fico riconosce al quotidiano fondato da Piero Sansonetti e ora diretto da Davide Varì di aver «contribuito al pluralismo in modo vivace» di aver aperto «ulteriori spazi di discussione e approfondimento. Penso in particolar modo all’attenzione rivolta alle condizioni degli istituti penitenziari e delle persone detenute e alla necessità che la pena abbia una funzione rieducativa, così come stabilito dalla Costituzione».
La Terza carica dello Stato ricorda che «approfondire determinate tematiche e vicende permette di stimolare più in generale la riflessione – indispensabile in una democrazia compiuta – sulla dimensione dei diritti. Una riflessione che nel confronto pubblico non può mai esaurirsi ma che deve essere costantemente alimentata: perché i diritti», scrive Fico sul Dubbio, «hanno una natura progressiva e, soprattutto in vari delicati ambiti, devono essere profuse ancora molte energie per rafforzare le conquiste raggiunte e dare piena attuazione al dettato costituzionale».
Il ruolo della stampa è decisivo, conclude il presidente della Camera, anche perché «attraverso una pluralità di voci e punti di vista concorre a rendere più solida la coscienza civile collettiva».

Marta Cartabia

Nell’edizione speciale del Dubbio viene pubblicato, riprodotto in foto, un messaggio autografo della guardasigilli Marta Cartabia: la ministra, nel rivolgere «gli auguri più sentiti per il quinto compleanno de “Il Dubbio”, testata diventata autorevole punto di riferimento per l’avvocatura e per l’intero mondo della giustizia», osserva come questo «primo traguardo importante» sia stato raggiunto «in anni difficili, sconvolti ancor di più dagli effetti della pandemia».
Il giornale, aggiunge la ministra della Giustizia nel messaggio rivolto direttamente al direttore Davide Varì, «è riuscito però a imporsi, consapevole di quanto il comparto giustizia rappresenti una risorsa fondamentale per l’intero Paese: anche attraverso la sua capacità di mettersi appieno al servizio dei cittadini», ricorda infatti la responsabile della Giustizia, «passano il futuro dell’Italia e l’uscita dall’attuale crisi».
Guardasigilli sono stati Andrea Orlando e Alfonso Bonafede. Anche loro firmano articoli sul Dubbio. Il primo  dedica un passaggio significativo alla legge di cui fu “padre” quattro anni fa e che promosse in sintonia proprio con le rappresentanze dell’avvocatura, il Cnf innanzitutto, vale a dire la disciplina dell’equo compenso per i professionisti.
«Tra le tante occasioni in cui in questi cinque anni ho avuto spazio sul Dubbio», scrive infatti Orlando, «mi piace ricordare una battaglia che ho lanciato, che ho condiviso con l’Avvocatura e che alla fine è stata vincente, mi riferisco al riconoscimento dell’equo compenso. Siamo riusciti ad arrivare all’approvazione di una norma importante per i professionisti, che ha portato dei frutti significativi e che ora, nel mio ruolo attuale di ministro del Lavoro, mi impegnerò a potenziare», assicura Orlando. Che conclude così il proprio intervento: «Il ruolo pubblico dell’Avvocatura, a difesa dei diritti, dei diritti di tutti, è una funzione che va costantemente riaffermata; la cultura delle garanzie non è un elemento dato una volta per tutte, ma richiede voci forti e credibili che la difendano costantemente».
Il successore di Orlando a via Arenula, Alfonso Bonafede, nel rivolgere i propri auguri al “Dubbio”, auspica che «all’interno del panorama dell’informazione italiana, possa trovare sempre più spazio un dibattito sulla giustizia che, anche nella profonda differenza di opinioni, sia libero dalle logiche e dalle dinamiche della sterile polemica politica».

Maria Masi

La presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi ricorda come la massima istituzione dell’avvocatura, nel 2016, si sia proposta di «diventare protagonista di una battaglia culturale che invertisse la tendenza di considerare i diritti la “cenerentola della modernità” e la pena da scontare come la massima espressione della moralità. Riportare il garantismo fuori dalla clandestinità con un quotidiano nazionale: il “Dubbio”, la voce dell’Avvocatura o meglio lo strumento per esprimere e diffondere le idee, la cultura e i valori dell’Avvocatura italiana. Questo lo spirito», scrive Masi, «che ha informato l’iniziativa editoriale del Cnf realizzata attraverso la Fai grazie ad un’intuizione del presidente Andrea Mascherin».
Sul numero speciale del quotidiano compare un intervento a firma anche del presidente Anm Giuseppe Santalucia, che ha parole persino affettuose quando segnala come «un giornale che fa del dubbio l’emblema di un metodo, diretto a favorire, se non anche a costruire, il dialogo tra gli operatori del processo, di quel momento straordinario di formazione del sapere, che vive e si nutre di dubbi e che su di essi fonda la possibilità di accertamento delle verità» sia «un patrimonio che, al di là del merito di quanti lo hanno ideato, realizzato e incrementato, appartiene a tutti».
Significative anche le parole del presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, il quale scrive che il Dubbio «nel corso della pandemia, ha svolto un ruolo di cerniera, facendo dialogare tra loro il mondo della magistratura e quello dell’avvocatura, contribuendo a rafforzare il dialogo e la cooperazione. Una proficua collaborazione tra tutti gli attori del processo che», osserva Patroni Griffi, «ha consentito ai Tar e al Consiglio di Stato di non accumulare arretrato e, soprattutto, di non far mancare mai la tutela ai cittadini».
Diversi altri interventi arricchiscono il numero celebrativo del giornale. Innanzitutto quelli dei presidenti delle due commissioni Giustizia di Palazzo Madama e Montecitorio. Il senatore della Lega Andrea Ostellari scrive: «Da avvocato e da Presidente di Commissione seguo con interesse i confronti e le domande che il Dubbio pone. Spesso concordando anche sul merito delle questioni. Fra queste, una di quelle che mi sta più a cuore è la valorizzazione della figura dell’avvocato e la necessità di responsabilizzarlo ulteriormente, concedendogli la facoltà di svolgere funzioni che tuttora gli sono precluse, ma che potrebbero alleggerire il sistema della Giustizia in generale e, nello specifico, sviluppare ulteriormente professionalità particolari».
Il deputato del M5S e presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni segnala a propria volta: «Anche se il vostro sguardo sui temi del mondo della giustizia talvolta è diverso da quello del Movimento 5 Stelle, c’è sempre una continua e proficua interlocuzione con la vostra redazione e in ogni caso noi e voi abbiamo a cuore le sorti della giustizia che vogliamo più giusta, dalla parte dei deboli, più efficiente e reale strumento di equità sociale».
Perantoni si dice «certo che il capitolo riforme che abbiamo aperto in Parlamento già da tempo e che mi vede impegnato in prima fila, visto che la commissione che presiedo è chiamata ad esaminare i testi di riforma del processo penale e dell’organizzazione del Consiglio superiore della magistratura, ci offrirà nei prossimi mesi frequenti occasioni di incontro».
Mauro Palma, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, scrive sul Dubbio che l’autorità da lui guidata e il giornale «hanno un’attenzione comune ai diritti. In un caso – quello del Garante – per rendere tale attenzione l’asse costitutivo di una nuova Istituzione centrata sulla maggiore tutela che la specifica vulnerabilità dell’essere privati della libertà personale richiede. Sia che tale privazione abbia ragione in ciò che la persona ha compiuto, che riguardi la sua irregolarità nel contesto in cui si trova o che sia il frutto di una difficoltà soggettiva dovuta all’età o a diversità di vario tipo. Nell’altro caso – quello dei cinque anni della testata – per porre uno sguardo diverso in un panorama dei media fortemente sbilanciato verso la costruzione di una risposta retributiva e punitiva alle diverse difficoltà che abitano una società complessa».

Carlo Verna

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna ricorda innanzitutto che «da lettore mi piacque subito il nome dato alla testata: “Il Dubbio”. Da solo vale un piano editoriale. Vuol dire non dare solo notizie. Nella sua giovane storia il giornale», aggiunge Verna, «è riuscito ad essere un preziosissimo canale per consentire alle rappresentanze dell’Avvocatura il dialogo ed il confronto con la politica sui temi delle riforme del processo ma anche della condizione sociale dell’avvocato. Sono passati cinque anni da quell’esordio. I direttori sono cambiati», nota il presidente dell’Odg, a proposito del fatto che dopo la direzione di Sansonetti e prima di quella attuale di Varì, il giornale è stato guidato da Carlo Fusi, «ed anche l’impaginazione si è rinnovata, ma per fortuna “Il Dubbio” è sempre là a evocarci, sin dal nome, la cultura delle garanzie».
Oltre all’editoriale di Varì, e a un’intervista a Giuseppe De Rita, compaiono sul Dubbio anche gli interventi di diversi rappresentanti dell’avvocatura: i consiglieri Cnf Giovanna Ollà e Alessandro Patelli, il rappresentante dell’istituzione forense a Bruxelles Carlo Forte e i presidenti delle due maggiori associazioni specialistiche della professione, vale a dire il vertice dell’Unione nazionale Camere civili Antonio De Notaristefani e il numero uno dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza. Il primo scrive che «in un periodo storico certamente non facile per il mondo dell’editoria, Il Dubbio – attento interprete degli avvenimenti di questi ultimi anni – ha saputo meritoriamente ampliare il fronte dell’informazione, arricchendo il dibattito pubblico in merito a questioni tanto complesse quanto vitali per la vita sociale del nostro Paese, come la Giustizia».

Gian Domenico Caiazza

Il presidente dell’Ucpi Caiazza segnala in particolare come il Dubbio sia nato «nel pieno degli anni del giustizialismo e del populismo giudiziario. Contro la cultura panpenalista e carcerocentrica si alzava nel panorama civile una voce non solo di denunzia politica ma tecnicamente attrezzata, in difesa dei principi costituzionali del diritto penale e del giusto processo. Ma il Dubbio», ricorda Caiazza, «è stato ed è anche il giornale dell’Avvocatura, la gazzetta di tante iniziative ed approfondimenti, sulle sue pagine gli avvocati hanno potuto scrivere, denunziare, riconoscersi tra loro e mostrare la sensibilità della categoria per i diritti di tutti e di ciascuno. Nella sua giovane storia il giornale è riuscito ad essere un preziosissimo canale per consentire alle rappresentanze dell’Avvocatura il dialogo ed il confronto con la politica sui temi delle riforme del processo ma anche della condizione sociale dell’avvocato», conclude il presidente dei penalisti italiani. (giornalistitalia.it)

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