Succede a Paolo Traini che ha guidato il quotidiano marchigiano per quasi 15 anni

Giancarlo Laurenzi direttore del Corriere Adriatico

Giancarlo Laurenzi

Giancarlo Laurenzi

Corriere AdriaticoANCONA – Da oggi Giancarlo Laurenzi è il nuovo direttore responsabile del Corriere Adriatico, il quotidiano marchigiano del Gruppo Caltagirone. Lo ha annunciato ieri l’editore con un comunicato pubblicato sulla prima pagina del giornale in coda all’editoriale di congedo del direttore uscente Paolo Traini.
L’editore ha ringraziato Traini “per il costante e professionale impegno svolto nell’interesse del giornale” sottolineando che “la sua Direzione, in questi lunghi anni, ha rafforzato sempre più il radicamento del Corriere Adriatico sul territorio, riservando massima attenzione ai bisogni e agli interessi dei cittadini e dei lettori”.
Nel contempo ha rivolto a Laurenzi “gli auguri sinceri di buon lavoro nella certezza che la sua Direzione rinsalderà ancor più il forte ed antico legame con i lettori”.
Nato a Roma il 6 maggio 1965, Giancarlo Laurenzi è giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 7 settembre 1992. È stato vicedirettore dei quotidiani Il Messaggero di Roma e La Stampa di Torino e direttore di Leggo. (giornalistitalia.it)

***

L’editoriale di congedo di di Paolo Traini
Una lunga storia che non finisce qui

ANCONA – È l’ultimo giorno in cui firmo il Corriere Adriatico. È stata una cavalcata lunga quasi quindici anni, iniziata il 20 dicembre del 2001. Siamo passati nel corso di vari processi da un quotidiano in bianco e nero che sporcava le mani di inchiostro e dalla sbuffante rotativa di via Berti ad un full color che è lo specchio di questa regione: Marche belle e pulite e con grande voglia di emergere sempre di più. Ho avuto l’onore di guidare una testata storica che può vantare 156 anni di vita ed una redazione che è la sintesi di questo percorso, indipendente e onesto.

Paolo Traini

Paolo Traini

Abbiamo raccontato in cinquemila e quasi duecento giorni come è cresciuta la nostra regione, come si è sviluppata, come ha consolidato la sua economia. I fatti sono i fatti, le notizie sono le notizie, le abbiamo raccontate in modo tale da distinguerle dalle opinioni. Tracciando un solco fra le une e le altre. Senza fare sconti. E questo è stato possibile anche grazie alla presenza di un Editore che non ha mai chiesto che diventassimo portavoce di qualcuno o di qualche interesse particolare. E di questo non posso che ringraziarlo pubblicamente perché ha consentito a me di fare il giornale che volevo con grande libertà ed in assoluta autonomia.
Quindici anni, dunque, che sono una fetta importante nella storia di questo Paese e delle nostre Marche oltre che una “vita” professionale. Scrivevo, appunto tre lustri fa, che ero orgoglioso di tornare a casa per occuparmi di una realtà che non avevo mai smesso di amare pur standone lontano. È stato meglio e di più. Gli ultimi quindici anni li ho trascorso in famiglia. In una terra seria e laboriosa proiettata nel futuro e nella modernità. Ed ho cercato sempre di assecondare questa vocazione non tralasciando di dedicarle spazio e attenzione insieme ad un misto di curiosità nel raccontarla ai lettori, i nostri giudici più severi.
Ci siamo divertiti nell’inventare tante nuove rubriche, inserti speciali nell’andare alla scoperta di luoghi, storie e personaggi, nello spaziare dalla cultura agli spettacoli alle pagine del giorno e notte. Nel raccontare la cronaca delle nostre città e dei nostri paesi giorno per giorno. Passando al setaccio la comunità più piccola come quella più grande, di contrada in contrada. Ho calcolato, certo per approssimazione, che nel corso della mia direzione abbiamo fornito ai lettori più di due milioni di notizie. Da quelle di casa nostra a quelle dall’Italia e dal Mondo.
Poi negli ultimi anni il Corriere Adriatico ha vissuto una sua necessaria trasformazione, dettata dal mercato e dai tempi. L’abbinamento con Il Messaggero, il grande quotidiano di Roma, ha consentito di marcare il segno regionale con nuovi spazi e un’informazione locale sempre più ricca ed approfondita.
Anche in questo caso la redazione, che ringrazio per la grande disponibilità che mi ha offerto, ha lavorato da par suo. Così come aveva risposto positivamente agli altri momenti topici di questa crescita. Prima una spruzzata di colore, poi due riforme grafiche, quindi un’altra pennellata di colore a riordinarne i contenuti ed a rendere differenti e riconoscibili le diverse sezioni del giornale.
Appuntamenti voluti fortemente dall’Editore che ha sempre puntato sul rilancio della testata pur in momenti così difficili per il settore. E come non sottolineare il grande sforzo editoriale in occasione di quanto fatto in coincidenza con la festa per i 150 anni del Corriere Adriatico! Un libro che è il riassunto del nostro percorso da quel 5 ottobre 1860 fino al museo nato nella sede di via Berti che ne è la sintesi. Lascio, quindi, un giornale fortemente radicato sul territorio, convinto delle proprie potenzialità, ricco di contenuti e di qualità, vivace e presente.
Un giornale anche digitale, Corriereadriatico.it, che si sta facendo largo sul web con un seguito importante di lettori giovani che costituisce una base di partenza solida per un altro tipo di informazione, rapida, sintetica a portata di clic. È il futuro ed in questo ambito sono pronti investimenti che ne arricchiranno lo spessore e la prospettiva.
Tanti momenti belli, insomma, che ho colto lungo un cammino a cui ho dedicato tutte le energie disponibili che avevo. Raccogliendo, ci tengo a sottolinearlo, anche altrettante tangibili soddisfazioni. Perché guidare un giornale, ogni giorno per tanti anni, richiede una buona dose di equilibrio e di concretezza.
Cosa che il Corriere Adriatico, credo, non abbia mai smarrito inseguendoli come si fa con la stella polare che illumina le notti più buie. Tante soddisfazioni, insomma, due momenti profondamente dolorosi. La perdita dei giovani colleghi Luca Animobono e Andrea Ferri. Due giornalisti eccezionali, dalla grande umanità. Che non scorderò mai insieme a questa bella avventura che oggi scrive la parola fine. (Corriere Adriatico)

Paolo Traini

I commenti sono chiusi.