Tra le 32 misure cautelari spicca quella per l’aggressore del giornalista Piervincenzi

Eclissi sul clan di Ostia: tra i capi Roberto Spada

L’arresto di Roberto Spada

L’arresto di Roberto Spada

ROMA – Sono 32 le misure cautelari in corso di esecuzione nell’ambito dell’operazione “Eclissi”, condotta da Polizia e Carabinieri contro la mafia di Ostia. Tra i destinatari c’è anche Roberto Spada, considerato uno dei capi del clan e responsabile dell’aggressione a testate al giornalista Daniele Piervincenzi del programma Rai “Nemo”, avvenuta il 7 novembre scorso (Roberto Spada è attualmente detenuto nel carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, ndr).
L’operazione, denominata “Eclissi”, è cominciata alle 4 del mattino.
Tra gli arrestati anche Carmine Spada, 51 anni, detto Romoletto, ritenuto da chi indaga capo, promotore e vertice dell’organizzazione, responsabile di impartire ordini e direttive in ordine al controllo del territorio, ai fatti di sangue, alla gestione delle attività delittuose di estorsione, usura, traffico di stupefacenti e detenzione e porto di armi da sparo nonché del controllo delle attività economiche di balneazione, ristorazione e delle sale giochi nel litorale di Ostia gestite o direttamente o tramite prestanome dall’organizzazione.

OPERAZIONE ECLISSI: ECCO TUTTI GLI ARRESTATI

Daniele Piervincenzi con il naso rotto dopo essere stato aggredito da Roberto Spada

Daniele Piervincenzi con il naso rotto dopo essere stato aggredito da Roberto Spada

C’è poi suo fratello, il 43enne Roberto Spada (quello della testata al giornalista Daniele Piervincenzi), che condivide con Carmine le scelte strategiche del sodalizio ed è dotato di potere decisionale. Altro fratello di Carmine è Ottavio Spada detto Maciste o Romolo, del 1963, con funzioni di organizzazione dell’associazione: opera anche in prima persona per l’esazione di somme dovute all’organizzazione a titolo di estorsione e usura.
Armando Spada, 51 anni, anche lui con funzioni di organizzazione dell’associazione, sovraintende al settore del controllo delle attività economiche e della gestione delle intestazioni fittizie, e svolge funzioni organizzative altresì in relazione al settore usura e estorsioni.
Poi c’è un altro Ottavio Spada, nato nel 1989, che si muove nell’ambito dei settori degli stupefacenti, delle armi e delle intimidazioni, nei quali settori svolge sia funzioni di coordinamento che di operatività diretta; poi Nando e Francesco detto Ube De Silvio, anche loro con poteri di coordinamento nel settore degli stupefacenti e delle estorsioni. Altri Spada, come Silvano e il fratello Massimiliano e poi Vittorio detto Manolo, fratello di Ottavio detto Marco, partecipano invece al sodalizio operando nei settori armi, intimidazioni e droga. Roberto e Daniele Pergola hanno funzioni di organizzatori dell’associazione, supportando Carmine Spada nel controllo del territorio e del mercato della droga nell’area di Piazza Gasparri a Ostia (su delega del boss).
Nell’elenco degli arrestati figurano poi Massimo Massimiani detto Lelli, che ha funzioni di supporto nell’esercizio della violenza e nel settore degli stupefacenti, Nader Amna Saber Abdelgawad detto l’Egiziano e Nelson Ruben Alvez Del Puerto (guardaspalle di Roberto Spada e già in carcere per l’aggressione alla troupe Rai di “Nemo – Nessuno escluso”) sono attivi nel settore “armi, violenza e intimidazione”.
Ancora, Roberto Spada detto Zibba, ed Enrico Spada detto Maciste o Macistino, figli di Ottavio detto Romolo, Francesco e Juan Carlos, figli di Armando Spada sono altri elementi del sodalizio criminoso, riscuotono somme di denaro e agiscono nel settore della droga.
Altre misure cautelari sono state firmate dal gip nei confronti di Saber Maglioli, Ramy e Samy Serour, Fabio Fabi, Fabrizio Rutilo, Mauro Caramia, Mauro Carfagna, Stefano De Dominicis detto Bambino, Claudio Galatioto, Claudio Fiore, Alessandro Rossi, Roberto Sassi detto Alaskino e Carlo Franzese.

IL GIP: “UN’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO”

«Un’associazione a delinquere di stampo mafioso, quale è quella degli Spada, che ha provocato un profondo degrado sul territorio, consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi di beni primari”. È quanto sostiene il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza con cui ha firmato 32 ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti al clan che opera nella zona di Ostia.
Gli Spada hanno messo in piedi, secondo chi indaga, «un sodalizio che ha fondato la sua potenza sull’organizzazione a base familistica e sulla ripartizione delle competenze, consentendo al complesso dei soggetti chiamati a rispondere anche solo di reati satellite di gravitare in un’area di impunità, scaturente dalla forza evocativa e minatoria del nome degli Spada».
«L’attività investigativa ripercorre l’ultimo decennio di indagini effettuate nel territorio di Ostia – scrive il giudice – ed evidenzia l’ormai profonda penetrazione della criminalità organizzata nelle attività economiche del litorale».
Per il gip è «in atto, da anni ormai, un continuo riposizionamento delle zone di influenza, come si evince dalla ininterrotta serie di attentati e di atti intimidatori che hanno interessato il litorale».
Tra questi «spicca la gambizzazione di Massimo Cardoni, avvenuta ad Ostia ma soprattutto il duplice omicidio in danno di Giovanni Galleoni capo indiscusso del clan Baficchio, e di Francesco Antonini, commesso nel 2011 ad Ostia, dal clan Spada».
Per il gip questi eventi hanno segnato la progressiva erosione del potere criminale dei Baficchio (organizzazione criminale anch’essa di base familiare costituita dalle famiglie Galleoni-Cardoni), e la definitiva ascesa del clan Spada».

MINNITI: “GRAZIE A POLIZIA E MAGISTRATURA”

BOLOGNA – «Abbiamo detto che avremmo fatto di tutto per sradicare la mafia dal municipio di Ostia, oggi consentitemi di ringraziare, da Bologna, le forze di polizia e la magistratura di Roma per gli interventi»: così il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha commentato il blitz contro il clan Spada intervenendo, nel capoluogo emiliano, ad un convegno sulla sicurezza nelle periferie.
«Continueremo, non ci si ferma – ha concluso Minniti – perché la lotta contro le mafie per noi è il cuore della questione». (agi)

 

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