Scomparso nella sua Camogli all’età di 92 anni, ha diretto il Corriere della Sera

Addio Piero Ottone, maestro di giornalismo

Piero Ottone

Piero Ottone

CAMOGLI (Genova) – Bandiere del giornalismo abbrunate per la scomparsa di un grande maestro: Piero Ottone.  Nato a Genova il 3 agosto 1924, Pier Leone Mignanengo (questo il suo vero nome derivante dal cognome della madre),  era giornalista professionista, era iscritto all’Ordine della Liguria dal 1° gennaio 1947.
Si era affacciato alla professione durante gli studi universitari collaborando al Corriere Ligure e alla Gazzetta del Popolo diretta da Massimo Caputo, per la quale presto sarà il corrispondente da Londra.
Passato al Corriere della Sera, è stato corrispondente da Mosca e redattore capo. Nominato direttore responsabile del Secolo XIX di Genova nel 1968, nel 1972 torna a Milano per dirigere il Corriere della Sera, chiamato da Giulia Maria Crespi  per dare al quotidiano di via Solferino una linea meno conservatrice. È stato, infatti, Ottone ad ospitare in prima pagina Pier Paolo Pasolini che negli anni Settanta si augurava che “i gerarchi della democrazia cristiana fossero trascinati in galera” e inveiva contro Giulio Andreotti “che aveva fatto carriera dopo la morte di Enrico Mattei”.
Tra i gesti clamorosi di Ottone, il licenziamento di Indro Montanelli, nell’ottobre 1973, al culmine di una lunga polemica. Un gesto che provocò un’autentica scissione nella redazione che portò alla fondazione del Giornale Nuovo.
Una ferita che Ottone non riuscì a perdonare. Infatti, il 2 giugno 1977, quando Indro Montanelli fu gambizzato dalle Brigate Rosse, il Corriere della Sera (assieme a La Stampa di Arrigo Levi) omise di citare il suo nome nel titolo in prima pagina.
Confermato direttore dopo l’acquisizione del Corriere da parte della Rizzoli, nel 1977 rassegnò le dimissioni poco prima che la proprietà venisse coinvolta nello scandalo della P2, passando alla Mondadori cdi Marco Formenton con l’incarico di consulente per i periodici e la televisione.
Successivamente è stato editorialista del quotidiano la Repubblica e del settimanale Il Venerdì di Repubblica. Sul settimanale aveva la rubrica Vizi e Virtù, un colloquio con i lettori in cui commentava eventi salienti con il disincanto di chi il mondo lo conosce bene e che ha continuato a curare fino a poche settimane fa.
Ottone è stato autore di diversi saggi sul giornalismo in cui esprimeva la sua ammirazione per il modello di imparzialità della stampa anglosassone e di Le Monde. Fra i suoi tanti libri anche biografie di uomini politici (Fanfani e De Gasperi), reportage sulla Russia e inchieste sull’industria italiana (“Saremo colonia?”). (giornalistitalia.it)

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