Il 15 e il 18 maggio Milano e Trieste ricordano l’inviato di guerra ucciso in Mozambico

Nasce il Premio giornalistico Almerigo Grilz

TRIESTE – Almerigo Grilz, “Ruga”, come lo chiamavano gli amici, è il primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La passione per i reportage arriva dopo una gioventù spesa tra i viaggi “on the road” e l’impegno civile.

Almerigo Grilz (Trieste, 11 aprile 1953 – Caia, 19 maggio 1987)

Nel 1982 documenta l’invasione israeliana del Libano e il ritiro palestinese da Beirut. Nel 1983 fonda, insieme a Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, l’Albatross Press Agency. Nel 1983 i suoi servizi filmati al seguito della guerriglia afghana vengono trasmessi dal network Cbs. Continuando la sua collaborazione con la Cbs Almerigo documenta, nel 1984, il conflitto tra la guerriglia cambogiana e le truppe governative appoggiate dal Vietnam.
I suoi servizi dal confine birmano-thailandese, dove divampa la guerra tra la minoranza etnica Karen e le truppe di Rangoon, fanno il giro del mondo. I suoi articoli vengono pubblicati in Italia da Avvenire, Panorama, il Sabato, Rivista Italiana Difesa in Gran Bretagna dal Sunday Time e Jane’s Defence Weekly; in Francia dal settimanale L’Express.
Agli inizi del 1985 racconta, sempre per la Cbs, la guerra tra Iran e Iraq e realizza un approfondito re- portage sul regime sciita di Teheran. Qualche mese dopo è in Angola al seguito dei guerriglieri dell’Unita. Le sue immagini dal campo di battaglia di Mavinga disseminato di cadaveri di soldati governativi, illustrano la ferocia del conflitto in corso nell’Africa australe.
Nel 1986 è nelle Filippine per seguire, su incarico della rete televisiva statunitense Nbc, l’attività dei ribelli comunisti durante le elezioni che porteranno alla caduta del dittatore Ferdinand Marcos.
Nel frattempo collabora con il Tg1, la televisione di Stato tedesca Ndr e con Antenna 2. Nella primavera del 1986 è il primo giornalista a realizzare un reportage al seguito dei guerriglieri della Renamo in Mozambico. In Afghanistan documenta l’arrivo dei missili antiaerei Stinger che cambieranno le sorti dell’invasione sovietica. In Etiopia racconta le vicende dei guerriglieri Oromo impegnati nella lotta contro il regime di Menghistu.
Nel 1987 ritorna in Mozambico al seguito dei ribelli della Renamo. È il suo ultimo reportage. All’alba del 19 maggio cade colpito a morte da una pallottola alla nuca mentre filma un attacco della guerriglia alla città di Caia. Il corpo riposa nella foresta, ma il suo ricordo è patrimonio di tutti gli Italiani.

Almerigo Grilz

Primo giornalista a cadere su un campo di battaglia dopo la Seconda Guerra Mondiale, Almerigo Grilz ha interpretato il suo impegno di inviato con una passione e una professionalità che rappresentavano una scelta di vita guidata dall’amore per l’avventura. Con l’ostinato desiderio di vedere i fatti mentre e dove accadono, prendendosi i rischi di un mestiere che porta vicino alla linea del fuoco. È il giornalismo di chi non si accontenta, di chi vuole verificare le notizie in prima persona non fidandosi di quelle asettiche e preconfezionate.
Almerigo lascia un esempio e traccia una via oggi ancora più preziosa e importante per il giornalismo: essere gli occhi della guerra per chi vuole capire e sapere anche da lontano. In un mondo dell’informazione sempre più viziato da notizie false, narrazioni imprecise, rappresentazioni ideologiche, solo un giornalismo come quello che Almerigo praticava e insegnava può trasmettere notizie veritiere e contribuire a preservare la realtà dei fatti.
È un modello di informazione da riscoprire, promuovere e valorizzare. È un tipo di giornalismo che non può fare a meno dell’uomo che sta dietro al taccuino, alla cinepresa o alla macchina fotografica. Dell’inviato che vuole raccontare le storie anche nei luoghi più sperduti e pericolosi, che convive con le sue paure, le sue fragilità, i suoi dubbi, e proprio per questo, è capace di coraggio, slancio vitale, compassione e cuore aperto all’avventura.
Il Premio Giornalistico intitolato a suo nome nasce per riconoscere e aiutare l’impegno dei giovani giornalisti che partono per i loro reportage, con la voglia di entrare nelle notizie, cercare storie, raccontare fatti. Ovunque: sulle linee del fronte o nel- le retrovie, che siano guerre o inchieste, sempre con le suo- le sul terreno e dentro l’azione. Il Premio vuole essere anche un incentivo per una nuova leva di giornalisti, uomini e donne, accomunati dalla passione di informare in modo intelligente e coraggioso ma soprattutto libero dai condizionamenti politici e dalla dittatura dei dati di vendite e degli ascolti. Con un solo obiettivo: raccontare storie vere.

Toni Capuozzo

Presidente del Premio è Toni Capuozzo, componenti: Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, Mauro Mazza, Maurizio Belpietro, Gian Marco Chiocci, Peter Gomez, Francesco Semprini, Gabriele Micalizzi, Gabriella Simoni, Giovanna Botteri e Gianfranco Peroncini.
Ad organizzarlo è il Centro Studi Primo Articolo, un serbatoio di pensiero indipendente che approfondisce ed elabora analisi sociali, geopolitiche, economiche e storiche. Riunisce studiosi, analisti, giornalisti, saggisti, filosofi e scrittori. Promuove e organizza eventi, tavole rotonde, convegni e conferenze. Interviene in dibattiti, confronti e presentazioni, con l’obiettivo di apportare originalità di pensiero e di opinione, per informare, formare e riunire.
Il “Primo Articolo” è la pietra angolare di un sistema costituzionale, la sintesi e il manifesto dei suoi valori e dei suoi fini. L’associazione è apartitica e impernia la propria attività sulla sovranità, sull’identità e sul lavoro, quali tre espressioni di una schietta visione del mondo.
Con il “Premio giornalistico Almerigo Grilz” Primo Articolo intende rendere omaggio a un interprete ideale di questa visione e indicarne l’esempio alla nuova generazione di reporter, per un giornalismo indipendente ed esplorativo delle verità. (giornalistitalia.it)

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