L’ultimatum è scaduto per lui, il pilota giordano e la jihadista oggetto dello scambio

Il giornalista giapponese ancora in mano all’Isis

Il giornalista giapponese Kenji Goto

Il giornalista giapponese Kenji Goto

TOKYO (Giappone) – La vita e la morte sono appese a un filo per i due ostaggi del’Isis, il giornalista giapponese (che, fino a ieri, si riteneva libero e in viaggio verso al Giordania, ndr) e il pilota militare giordano, e per una terrorista irachena condannata a morte in Giordania al centro della richiesta di scambio di prigionieri avanzata dallo Stato islamico ai governi di Amman e Tokyo. Il nuovo e forse definitivo ultimatum dei jihadisti è scaduto al tramonto di oggi e non si hanno ancora notizie certe della sorte dei due ostaggi, Kenji Goto e Muadh Kassasbe, e della donna Sajihad Rishawi.
Il governo giordano ha ribadito oggi che prima di consegnare Rishawi vuole avere una prova che il pilota sia ancora vivo. E i negoziati, secondo una fonte in contatto con i giordani citata dal New York Times, sarebbero falliti proprio perché l’Isis non ha fornito le prove chieste da Amman.
Per l’autorevole Site, il sito che monitora i media di gruppi terroristi, è ormai segnata la sorte del pilota giordano, catturato nel nord della Siria a fine dicembre.
“Il sole sta per tramontare e porterà via con sé l’ultimo respiro di Muath al Kaseasbeh”, sarebbe il messaggio dell’Isis – ritwittato da un account ‘vicino ai jihadisti’ e rilanciato dal Site – nel quale i terroristi annunciano l’imminente esecuzione postando l’immagine di un coltello. Stamani, in un messaggio audio diffuso da media dell’Isis ma sulla cui autenticità emergono dubbi, un uomo che si identificava come Kenji Goto diceva che se Rishawi “non è pronta per lo scambio per la mia vita al confine con la Turchia entro il tramonto di giovedì, orario di Mosul, il pilota giordano sarà ucciso immediatamente”.
Poche ore dopo da Tokyo era giunto il disperato appello della moglie del 47enne giornalista giapponese: “Chiedo al governo giordano e a quello giapponese di capire che i destini dei due uomini – lui e il pilota – sono nelle loro mani. Mio marito e io abbiamo due figlie molto giovani. La nostra bambina più piccola aveva solo tre settimane quando Kenji è partito. Spero che la nostra figlia maggiore, che ha due anni, possa tornare a rivedere suo padre. Voglio – si leggeva nel messaggio – che crescano conoscendo il loro padre. Mio marito è un uomo buono e onesto, andato in Siria per raccontare di coloro che soffrono”.
Kenji Goto era andato in Siria per mettersi sulle tracce dell’amico Haruna Yukawa, ucciso dall’Isis nei giorni scorsi. Il 42enne Yukawa era un contractor militare che si era arruolato con i ribelli locali, ma che nell’agosto scorso era finito in mano ai jihadisti. Per il loro rilascio, l’Isis aveva chiesto il pagamento di un riscatto di 200 milioni di dollari. Per la prima volta lo Stato islamico – già autore negli ultimi mesi di decapitazioni di due americani e due britannici – sembrava così scendere esplicitamente a patti. Nella trattativa era quindi entrata la Giordania, che già in passato aveva tentato mediazioni con l’Isis tramite ambienti fondamentalisti del regno hascemita.
Da allora, la richiesta dello Stato islamico è stata uno scambio tra il pilota e il giornalista in cambio della Rishawi, 44 anni, la donna condannata a morte in Giordania per aver partecipato nel 2005 a una serie di attacchi suicidi che avevano ucciso circa 60 persone. Molto vicina ad ambienti qaedisti iracheni, Rishawi doveva farsi saltare in aria in un albergo ad Amman assieme al marito. Ma il meccanismo della sua cintura esplosiva non funzionò correttamente. Martedì scorso scadeva uno degli ultimatum dell’Isis, mentre ieri si sono rincorse, confuse, voci dell’effettuato scambio, senza che nessun annuncio sia mai stato confermato.
In Giappone prosegue la corsa contro il tempo per salvare il reporter Kenji Goto, ostaggio dell’Isis, dopo la scadenza dell£ultimatum senza intese sul rilascio della terrorista Sajida al Rishawi, detenuta in Giordania. Tokyo continua a esaminare le informazioni e a spingere per la collaborazione di Amman, mentre il premier Shinzo Abe ha detto in parlamento che “tutti gli sforzi sono stati fatti per la liberazione di Goto”. Abe ha chiesto al ministro degli Esteri Fumio Kishida “di continuare a lavorare” sul caso. (Ansa)

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