Eletta dal Congresso di Matera con 48 voti, 13 schede bianche o nulle e 3 assenti

Vania De Luca presidente di un’Ucsi disunita

Vania De Luca

Vania De Luca

I delegati dell’Ucsi Calabria Filippo Praticò, Rosario Stanizzi, Carlo Parisi e Michele Albanese con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede

I delegati dell’Ucsi Calabria Filippo Praticò, Rosario Stanizzi, Carlo Parisi e Michele Albanese con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede

MATERA – Dopo quattro giorni di congresso, nei sassi di Matera, Vania De Luca è il nuovo presidente dei giornalisti cattolici. L’Ucsi sottolinea che si tratta della prima donna in sessant’anni di vita dell’unione. Per la verità, si potrebbe anche rilevare il passaggio generazionale fra i dirigenti del passato già abbastanza attempati e una signora di mezza età.
Il sesso e l’età non rappresentano virtù determinanti. Se ne è resa conto la stessa Vania De Luca che è una persona per bene, professionista coscienziosa e cattolica matura. Al pubblico dei congressisti ha evidenziato che lei tempo da mettere a disposizione dell’Ucsi non ne ha moltissimo. Con tre figli adolescenti e il lavoro di vaticanista per Rai News24, al seguito di papa Francesco, l’impegno da offrire all’unione dei giornalisti cattolici sarà tempo sottratto alla famiglia e al lavoro.
Allora, sarebbe stato meglio scegliere direttamente un candidato con maggiori disponibilità di movimento e utilizzare la professionalità di Vania secondo le possibilità che le restavano. Ma i maggiorenti cattolici avevano già deciso diversamente e hanno orientato il congresso in modo da evitare possibili e auspicabili varianti.
Una scelta così risoluta ha provocato qualche mal di pancia, un “distinguo” e la reazione di un gruppo di congressisti capeggiati dalla delegazione calabrese (la più numerosa in virtù del maggior numero di iscritti in Italia, 169) che, all’ultimo momento, hanno presentato Michele Albanese come candidato presidente in contrapposizione.
Si è trattato di una “provocazione” che aveva lo scopo di indurre a una riflessione più compiuta. La candidatura, infatti, è stata immediatamente ritirata e Michele Albanese si è speso in un appello. “Vi scongiuro, in ginocchio, non usciamo da questo congresso così”. La sua proposta era per qualche attimo di tregua in modo da creare i presupposti per una maggiore condivisione. “Abbiamo parlato per giorni di ponti da costruire e voi adesso li state abbattendo”. Inutile. Era già tutto deciso…
Albanese, che quando parla fa luccicare gli occhi dei congressisti e che viene citato in lungo e in largo per la storia che rappresenta, l’esempio che propone e il coraggio di cui è protagonista, al momento buono viene abbandonato con le buone intenzioni che propone.
Ancora prima di votare, Enzo Quarto della delegazione pugliese, che d’autorità si è preso di fatto la presidenza del congresso, ha tentato una mediazione chiedendo un ruolo proprio per Albanese. Niente da fare.
Dei 64 delegati, 48 hanno votato per Vania De Luca, 3 erano assenti e 13 hanno rifiutato il “prendere o lasciare” e hanno deposto nell’urna scheda bianca o nulla. Rappresentano pur sempre quasi un quarto del congresso. E anche parecchi che hanno votato lo hanno fatto turandosi il naso.

Ro. Ra.

 

 

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