Consegnato a Reggio Calabria ai caporedattore di Tgr Mediterraneo e Tgr Calabria

Il XII Premio Gino Votano a Pardi e Terremoto

Da sinistra: Annamaria Terremoto, Thierry Pardi, Maria Rosaria Rao e Francesco Votano

Da sinistra: Annamaria Terremoto, Thierry Pardi, Maria Rosaria Rao e Francesco Votano

REGGIO CALABRIA – Miglior documentario giornalistico e vincitore della dodicesima edizione del premio giornalistico internazionale Gino Votano, organizzato  dall’associazione Teatro del Mediterraneo con il patrocinio del Sindacato Giornalisti della Calabria, della Fnsi e dell’Unci, é “La Kasba di Algeri”, prodotto da France 3 e da Mediterraneo realizzato da Thierry Pardi, caporedattore francese di Tgr Mediterraneo, Yannick Aroussi e Silvie Garat.
Un reportage su un mistero chiamato Algeria, dalla rivolta dei piedi nera all’indipendenza. Al centro di un’economia che stabilisce i prezzi del petrolio, che si presenta chiusa all’Occidente, ma come l’Iran ha molto da dare al mondo.
Premio alla carriera ad Annamaria Terremoto, caporedattore della Tgr Calabria, la prima donna a dirigere la redazione regionale del telegiornale Rai. Una carriera che parte da Tele Cosenza e si concretizza, da sempre con una particolare attenzione agli eventi culturali e artistici, con sensibilità e un’attenzione particolare ai giovani e agli studenti.
E il festival del Sud, degli studenti e del Mediterraneo da quest’anno ha prodotto anche due opere: il telegiornale del liceo classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria che ha ospitato, anche quest’anno, la manifestazione grazie alla straordinaria organizzazione del dirigente scolastico, Maria Rosaria Rao. Due premi speciali. Premio Mediterraneo al Circolo Velico Reggio per i trent’anni della Mediterranean Cup e alla carriera nello spettacolo per il Blu Sky Cabaret.
Gli studenti hanno apprezzato moltissimo il coraggioso reportage “Stop trafficking in the city” di Laura Silvia Battaglia. La zona grigia in cui scorre di tutto, dagli organi alla tratta delle bianche, dalle scommesse clandestine alle droghe, ai bambini, merce richiestissima la cui materia prima si trova in tutto il mondo, dal Mexico allo Yemen. Battaglia, una documentarista che approfondisce sempre più i temi del mondo arabo e delle sue contraddizioni e meraviglie, ha intervistato tre bambini schiavi, valutandone le condizioni famigliari, la libera circolazione del quat, la droga yemenita e la situazione di particolare povertà dello Yemen.
E’ stata un’edizione dedicata come sempre alla mediterranean way of life, una strada di dialogo al ritmo dei bambini e anziani, con straordinarie figure di adolescenti e infiniti segnali di pace disseminati nel Mediterraneo.
Miglior film: “Nicijel Dete” (“Il figlio di nessuno”), il film serbo di Vuk Ršumovic che ha colpito la Giuria degli studenti. E’ la storia di un bambino allevato dai lupi durante la guerra in Bosnia. Una storia delicata che parla di integrazione e solidarietà, anche se troppo spesso sono gli animali, anche i più feroci gli unici a darci una possibilità di vita. Un omaggio a “Il ragazzo selvaggio” (“L’enfant sauvage”), un film del 1970, diretto e interpretato da François Truffaut, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa.
E Paolo Minuto della Cineclub International, una delle due case di distribuzione rimaste nel Sud d’Italia, che ha acquistato il film serbo, ha ricordato anche la scomparsa del musicista Manuel De Sica.
Ha incantato tutti gli studenti Maria Zreik che ha interpretato Badia nel film palestinese “Villa Touma” di Suha Arraf. Uno sguardo diverso, una visione nuova alla convivenza tra palestinesi e israeliani a Ramallah. Un famiglia borghese, due sorelle, una nipote nata dal rapporto con un resistente palestinese. Storie di ribellione e amore.
A Maria Zreik, il premio come migliore attrice del festival. “Mi hanno aiutato molto Suha e le mie colleghe, faccio teatro da quando avevo 11 anni, questa era il mio esordio da protagonista, ed è stata un’emozione fortissima essere scelta da una giuria di studenti”. Con lei Nicholas Jacobs,”è stato un film in cui Suha ci ha dato tanto; siamo felici di stare qui, dove licei e musei hanno opere di stradorinaria fattura”.
Meravigliosa l’interpretazione dell’intera tradizione russa, al pianoforte di Natalia Sohkolova, premio per la musica. Ma come dimenticare tra i film in concorso, “Chroniques d’une cour de récré” (“Cronache di un cortile”) di Brahim Fritah conm proitagonista Brahim di 10 anni e di Salvador, che gli parla del Ciule e dei desapericidi. Del film egiziano “Resident of the City” di Adham El Sherif, lo spaccato della vita di tutti i giorni al Cairo, visto dalla prospettiva di un cane randagio. E per l’Italia “ReAction city” di Danilo Emo, Edoardo Lio e Fabio Mollo. Una interessante operazione di documentazione sul degrado dei quartieri di Reggio Calabria in collaborazione con gli studenti dell’Università Mediterranea. E ancora il progetto di Eleonora Sovrani, “Le Pays où l’on n’arrive jamais” dal romanzo “Le Pays où l’on n’arrive jamais” di André Dhôtel. Un “terrore” frustrante nel fotografare fuori Beirut fin dentro il Museo Archeologico Nazionale.

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