Decano dei giornalisti: spigoloso, senza compromessi e intellettualmente onesto

Vercelli in lutto per la scomparsa di Enrico Villa

Enrico Villa decano dei giornalisti della provincia di Vercelli

VERCELLI – Non conosceva compromessi e, a tutta prima, poteva apparire indisponente. Ma il mondo dell’informazione apprezzava la sua franchezza e la sua onestà intellettuale.
Per questo la notizia della morte di Enrico Villa, professionista, iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1962, ha lasciato un vuoto, un rimpianto.
Aveva da poco compiuto 81 anni ma, da qualche tempo, trovava difficoltà a muoversi tanto da essere costretto in casa. Anche nelle ultime settimane, voleva sapere che cosa scrivevano i giornali. S’interessava della nuova amministrazione che, dopo aver vinto le elezioni, a maggio, si era di recente insediata in municipio.
La sua vita professionale era iniziata con collaborazioni con i giornali locali, a cominciare dal “Corriere Valsesiano”. Poi era stato assunto alla “Gazzetta del Popolo”, il primo quotidiano a presentare, insieme al notiziario nazionale, una serie di edizioni provinciali. Lui, vercellese doc, aveva scelto di lavorare nella sua città e in poco tempo aveva assunto l’incarico di responsabile della redazione. Contemporaneamente, era stato incaricato di dirigere la rivista “Il risicoltore” e aveva assunto la responsabilità di portavoce del Kiwanis Club.
La riconosciuta professionalità di Enrico Villa ha consentito all’Associazione Stampa Subalpina di uscire da una impasse che si era creata nel 1990. A contendersi la leadership dei giornalisti, si erano presentati alle elezioni due schieramenti: uno capeggiato da Carcano, Zanatta e Berardi, l’altro con i fratelli Girola, Bullo, Sangiorgio.
Il risultato aveva portato alla parità dei voti, tanto che sembrava complicato offrire un governo alla categoria. Lo stallo  venne, appunto, superato con l’offerta della presidenza a Enrico Villa che tutti riconoscevano come uomo super partes  e che, quindi, tutti hanno votato.
Villa ha mantenuto l’incarico per due mandati fino al 1995, poi ha scelto di occupare l’incarico di direttore della Subalpina. La sua conoscenza della categoria, degli statuti e dei regolamenti gli consentiva un approccio ai problemi con un bagaglio di conoscenze invidiabile. E la sua spigolosità impediva partigianerie, favoritismi o qualunque genere di sotterfugi. Per questo i colleghi del Piemonte e di Vercelli sentono di aver perso un punto i riferimento morale. Che, di questi tempi, è merce rara. (giornalistitalia.it)

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