Da Rossano l’appello di Lorenzo Del Boca, Carlo Parisi, Giuseppe Soluri e don Maffeis

“Un giornalismo di verità, non di menzogne”

Don Ivan Maffeis, Anna Russo, Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca e Giuseppe Soluri

Don Ivan Maffeis, Anna Russo, Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca e Giuseppe Soluri

ROSSANO (Cosenza) – “Riscoprire il valore della professione”, in cui il giornalista è “il custode delle notizie” e al cui centro “non ci sono la velocità nel darle e l’impatto sull’audience, ma le persone”. E, con le persone, i fatti, visto che“un numero crescente di notizie non si riferisce ad eventi, ma ad opinioni, a dichiarazioni, commenti, discorsi, narrazioni”.
È questo uno degli inviti lanciati da don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, tra i relatori al seminario formativo tenutosi a Rossano, nell’ambito dell’edizione 2018 della “Giornata regionale dei giornalisti cattolici della Calabria” organizzata dall’Ucsi Calabria “Natuzza Evolo”, in collaborazione con l’Ordine e il Sindacato Giornalisti della Calabria e ospitata, appunto, quest’anno, dalla Diocesi di Rossano – Cariati.
Una giornata intensa e partecipata che ha richiamato numerosi colleghi provenienti dall’intera regione e che ha visto la presenza, oltre a quella di don Maffeis, anche del presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, del segretario generale aggiunto della Fnsi, nonché segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, e del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri.
Il tema affrontato nella giornata dedicata ai giornalisti cattolici è stato, non caso, quello scelto da Papa Francesco per la 52ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e che riguarda le cosiddette “notizie false” o “fake news”: “La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace”.
Don Maffeis, nel parlare ai giornalisti ritrovatisi a Rossano, si è anche soffermato sul valore dell’“accuratezza delle fonti” e della “custodia della comunicazione” quali “veri e propri processi di sviluppo del bene”, espressioni di quel “giornalismo di pace che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce”.
Un giornalismo impegnato a ricostruire contesti ovvero “nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi”.
«Oggi sono le buone notizie che fanno notizia», ha affermato, dal canto suo, Giuseppe Soluri, il quale, richiamando il monito di don Maffeis, ha esortato i colleghi a fare in modo di “trasferire la notizia in maniera veritiera, altrimenti diventiamo custodi di un giornalismo diverso, con altri tipi di valori”, ma anche a diffondere “la notizia verificata e giusta e non solo prima degli altri”.
Ha puntato, invece, sulla necessità di una maggiore specializzazione del giornalista Lorenzo Del Boca, poiché per restare in scia con la necessità di comunicare in maniera immediata e corretta l’unica via è quella di essere specializzati e non “tuttologi”. Ma il mondo del giornalismo, se soffre di un sistema in cui la corretta informazione risente delle fake news, di certo deve affrontare una crisi non da poco.
Ben 2700 sono stati i posti di lavoro persi negli ultimi cinque anni, 800 i giornalisti licenziati in soli sei mesi, lo scorso anno, in Italia, come ha riportato, nel suo appassionato intervento, Carlo Parisi, che ha puntato il dito contro chi, soprattutto oggi, “accettando di lavorare gratis, non solo concorre a svilire la professione, ma anche a svalutare il lavoro. Per non parlare della dignità”.
«Crediamo ancora in questa professione, – ha ribadito Parisi – puntiamo alla qualità del nostro lavoro per essere sempre cronisti attenti e credibili».
Non meno partecipata la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano che ha aperto la giornata di riflessione, dopo la Santa Messa.
«Spesso le parole e le parole cariche di menzogna – ha affermato nell’omelia l’arcivescovo – sono l’arma preferita oggi per togliere la dignità ad un uomo, e questo ha il sapore dell’omicidio. La verità, intesa come ricerca mediante il dialogo, come apertura del cuore all’altro e all’oltre, può ridonare respiro ai cuori e speranza alla vita. Possano le vostre dita sulla tastiera o le vostre penne sui taccuini raccontare la vita ma sempre cercando di non tradire quella bellezza che abita nel vostro cuore e nel cuore di ogni uomo». (giornalistitalia.it)

 

 

I commenti sono chiusi.