Perquisizioni della Guardia di Finanza in casa, al Fatto Quotidiano ed a Grafica Veneta

Tutti con Marco Lillo, le notizie non si nascondono

Marco Lillo

Marco Lillo

ROMA – Il Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Napoli, ha eseguito una perquisizione a casa del giornalista del “Fatto Quotidiano” Marco Lillo, autore di numerose inchieste tra cui anche quelle su Mafia Capitale e Consip.
Perquisite anche la redazione romana del giornale e la sede di Grafica Veneta, casa editrice del libro che il giornalista ha scritto sul caso Consip.  L’atto istruttorio trae origine da una denuncia presentata dall’imprenditore campano Alfredo Romeo. In una dichiarazione rilasciata all’Agi, l’avvocato di Romeo e dei colleghi Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge, Giovanbattista Vignola, conferma infatti la richiesta avanzata alla Procura di Napoli “di verificare se dietro le informazioni contenute nel libro «Di padre in figlio» ci fosse una fuga di notizie. Se ci fossero reati, come a esempio la violazione del segreto istruttorio”.
“Non abbiamo querelato il giornalista Marco Lillo per diffamazione – spiega il penalista – perché sapevamo che sarebbe stata cestinata questa querela. Ma abbiamo segnalato alla Procura di verificare se dietro alla pubblicazione del libro vi fossero stati reati. Ciò avrebbe potuto legittimare la nostra querela contro il giornalista”.
“Non si possono impedire fughe di notizie colpendo i giornalisti”, tuona la Federazione Nazionale della Stampa denunciando che “ancora una volta si cerca di risolvere un problema reale, quello della fuga di notizie, colpendo chi invece ha il dovere professionale di dare le notizie nell’interesse dei cittadini ad essere correttamente informati”.
“Ancor più gravi – affermano il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti – sono le dichiarazioni dei legali di Alfredo Romeo che confessano candidamente di aver tentato, con la segnalazione alla Procura, di aggirare l’esimente del diritto di cronaca che avrebbe portato a «cestinare» una loro eventuale querela per diffamazione nei confronti del giornalista. Si tratta di un’azione dai chiari contorni intimidatori, in quanto, com’è noto, il reato di violazione del segreto istruttorio non è mai contestabile ai giornalisti”.
Dal canto suo, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti esprime “solidarietà a Marco Lillo e preoccupazione per questo ultimo grave episodio, che è un tentativo di minare la libertà di informazione”.
Il Cnog ricorda che “nel momento in cui viene a conoscenza di una notizia il compito di un collega è quello di informare correttamente l’opinione pubblica. Non è, quindi, più accettabile una situazione in cui i cronisti giudiziari vengono sistematicamente intimiditi e perquisiti: questo avviene quando entrano in possesso di informazioni su indagini della magistratura, senza che nessuno sia in grado di bloccare la fuga delle notizie”.
Al fianco di Marco Lillo anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “La magistratura fa il suo dovere – afferma De Magistris – con autonomia e indipendenza, ma la mia solidarietà va a Marco Lillo”.
“Mi pare di capire – osserva il sindaco di Napoli – che c’è un’indagine molto articolata sulle fughe di notizie sia da parte della procura di Roma che da parte della procura di Napoli. I cittadini e le istituzioni devono avere fiducia nei magistrati di Roma e Napoli. Io dò, però, la mia solidarietà a Marco Lillo, perché è giornalista coraggioso, perbene, bravo. A lui la magistratura deve molto, perché certe volte è lui che fa scattare inchieste. Un grande giornalista”. (giornalistitalia.it)

 

 

 

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