Onori, aneddoti e scoop nel libro dello storico corrispondente del Giornale da Parigi

Toscano e “Gli italiani che hanno fatto la Francia”

Alberto Toscano

NOVARA – Un itinerario attraverso le eredità storiche tra Italia e Francia: ecco il nuovo libro del giornalista Alberto Toscano, novarese doc trapiantato, dal 1986, in Francia dove è stato a lungo corrispondente de “Il Giornale”.
La pubblicazione, edita da Baldini & Castoldi (331 pagine, 19 euro), è intitolata “Gli italiani che hanno fatto la Francia”.
In copertina, la Gioconda e i colori verde, bianco e rosso della bandiera nazionale.
Sono tanti i personaggi, dal medioevo all’età contemporanea, che hanno tenuto alto il prestigio dell’Italia all’estero e ai quali Parigi ha assicurato onori e riconoscimenti. Alberto Toscano ne propone una carrellata significativa. E lo fa con il suo stile asciutto, da cronista, poco avvezzo all’abbondanza di aggettivi e piuttosto concentrato sull’essenza delle notizie.
Toscano può esibire un curriculum ragguardevole. Ha esordito alla “Gazzetta del popolo” come collaboratore per la politica estera per passare in seguito al quotidiano romano “Paese Sera”.
Infine, si è trasferito a Parigi per “ItaliaOggi” (prima) e per “Il Giornale” (poi).
Al suo attivo anche alcuni reportage per i canali Mediaset, in particolare per Rete 4, allora diretta da Emilio Fede.
È collezionista di giornali antichi francesi e italiani. Ne ha raccolti migliaia che, a più riprese, sono serviti per organizzare mostre tematiche.
Molte di queste raccolte tematiche sono state donate al “Musèe des invalides” di Parigi.
«In quest’ultima pubblicazione – commenta Alberto Toscano – ho voluto raccontare la storia di tanti italiani che hanno tagliato traguardi importanti. Mi è sembrato giusto ricordarli».
Il libro si divide tra aneddoti e avvenimenti storici che alla fine si intrecciano fra loro.
Gli italiani in terra transalpina sono stati numerosi, a cominciare dal politologo Pascal Perrineau che, in realtà, prima di essere “francesizzato” si chiamava Perrino.
Poi lo stilista Emanuel Ungaro, nato ad Aix en Provence, ma anche lui figlio d’Italia con padre pugliese, emigrato in cerca di fortuna. E i novaresi e vercellesi in Francia? Giovanni Battista Viotti, originario di Fontanetto, avrebbe composto l’inno francese, la “Marsigliese”, dieci anni prima di Rouget de Lisle, che risulta l’autore – secondo Toscano – solo perché avrebbe “rubato” lo spartito.
Anche il calciatore Michel Platini (bandiera della Juventus anni Ottanta) andava orgoglioso delle sue origini italiane: c’è una sua intervista sul quotidiano “Le Figaro” in cui dichiara di sentirsi novarese (più precisamente del lago Maggiore), anche lui erede di una famiglia trasferita in Lorena per lavoro.
Dunque, si può abitare in qualunque parte del mondo, ma le radici con la terra d’origine restano indistruttibili.
Poi c’è Raymond Forni, originario del lago d’Orta, che lui ricorda spesso. Aveva iniziato come operaio per la Peugeot, nell’Alsazia, è entrato in politica nel Partito socialista ed è diventato presidente dell’assemblea nazionale (dal 2000 al 2002).
«Certo – è la conclusione di Alberto Toscano – in passato, negli anni settanta, l’italiano in Francia era visto come uno straniero da emarginare. Doveva rimboccarsi le maniche per lavorare e, per il resto, silenzio e nessun diritto. Oggi non è più così. L’italiano, in Francia, si sente a casa. È rispettato e gli riconoscono meriti e prestigio». (giornalistitalia.it)

 

 

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