L’Assostampa: “Non tutti i dipendenti sono stati ricollocati, vedi l’addetto stampa”

Torino, Salone del libro: c’è chi ancora non lavora

TORINO – «Domani, con la conferenza stampa di presentazione, muoverà il suo primo passo l’edizione 2019 del Salone del Libro. Un traguardo importante per la città e per gli enti pubblici, che hanno guidato il complesso passaggio societario che, dalla liquidazione della vecchia Fondazione del Libro, ha portato alla manifestazione che sarà co-organizzata dall’Associazione “Torino la città del libro” e dal Circolo dei Lettori». A darne notizia è l’Associazione della Stampa Subalpina, che prosegue: «Se questo traguardo è stato raggiunto, una nota di merito va riconosciuta al senso di responsabilità dei dipendenti, che hanno sopportato in questo periodo numerosi sacrifici, non ultima la sospensione per oltre sei mesi dal pagamento dello stipendio».
«Anche per questa ragione – incalza il sindacato dei giornalisti del Piemonte – appare stonato il fatto che un ex dipendente della disciolta Fondazione – la persona che per anni ha curato ufficio stampa e comunicazione – sia ancora in attesa di una ricollocazione o, per meglio dire, di una concreta opportunità di ricollocazione. Se nei mesi passati sono stati infatti messi a disposizione dal Circolo dei Lettori e da altre società partecipate dei bandi di selezione, che hanno permesso di trovare una soluzione volta all’assunzione per tutto il resto del personale, non altrettanto si può dire per la figura del responsabile dell’ufficio stampa. Suona, inoltre, beffardo che il Circolo dei Lettori abbia aperto di recente una selezione in questo ambito professionale, riservandola però esclusivamente a società private».
«Vogliamo augurarci, anzi, siamo certi, – chiosa l’Assostampa Subalpina – che in una giornata di festa come quella di domani i rappresentati delle istituzioni sapranno rassicurarci circa il fatto che saranno utilizzati per tutti gli ex dipendenti i medesimi criteri per la loro ricollocazione, sanando una situazione che al momento rischia di avere il sapore amaro della discriminazione». (giornalistitalia.it)

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