ROMA – L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale è stata concepita come presidio strategico dello Stato, pensata per attrarre le migliori forze del Paese nel campo della sicurezza digitale. Eppure, a poco più di tre anni dalla sua nascita, il sindacato Cisal Sibc Acn, guidato dal segretario Valerio Marone, proclama il secondo stato di agitazione nel giro di sei mesi.
Alla base della protesta vi sono «promesse disattese, gestione opaca e un progressivo allontanamento dai principi fondativi di trasparenza, merito e rispetto dei lavoratori».
A proclamare lo stato di agitazione è il Cisal Sibc Acn, il primo sindacato della storia dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, costituito il 20 aprile 2023, da sempre più rappresentativo all’interno della stessa. «Molti degli impegni formalmente assunti dall’Amministrazione in merito a spettanze contrattuali attese da tempo – denuncia il sindacato – sono stati rimandati senza spiegazioni o del tutto ignorati, con ricadute concrete sulle condizioni di trattamento del personale. Al centro delle contestazioni vi sono le modifiche ai turni imposte dall’alto, l’ingresso di personale attraverso canali poco chiari e bandi di concorso considerati lontani dai principi di equità e imparzialità».
Oltre al merito, tuttavia, è anche il metodo a generare tensioni. «Le decisioni — afferma Cisal Sibc Acn — vengono spesso prese in modo unilaterale, senza alcun confronto con le parti sindacali». Il clima interno è perturbato: chi esprime dissenso, denuncia la Rsu, rischia marginalizzazione e ritorsioni, in un contesto che mina non solo i diritti, ma anche l’equilibrio vita-lavoro di chi opera in un settore già ad alta intensità e responsabilità.
Un’Agenzia come quella per la Cybersicurezza dovrebbe esercitare un ruolo di indirizzo e guida, mettendo davvero a sistema le migliori competenze del settore. Ma perché il meccanismo funzioni, quelle competenze devono poter diventare voci, essere ascoltate, coinvolte, rese parte attiva delle scelte. Assumere una postura di governo più partecipativa non è solo auspicabile: è una condizione necessaria per affrontare con efficacia gli obiettivi ambiziosi che all’Agenzia sono stati affidati. Al contrario, l’inasprimento di approcci verticali e non dialoganti è spesso il segnale inequivocabile di una direzione incerta, non solo sul piano strategico, ma anche su quello operativo.
Di fronte a quella che viene definita una “condotta dilatoria e dirigistica”, il sindacato invoca l’intervento della Commissione di Garanzia e chiede l’apertura di un tavolo urgente alla presenza del Direttore Generale, per riportare al centro della macchina amministrativa il rispetto per chi la fa funzionare ogni giorno e per muoversi tutti insieme nella direzione di una gestione più condivisa e partecipata.
Da ricordare che il Cisal Sibc Acn è, inoltre, particolarmente rappresentativo all’interno del Csirt Italia, la centrale operativa nazionale che interviene nei casi di attacchi informatici alle infrastrutture critiche del Paese. «Il Csirt Italia – ricorda il segretario Valerio Marone – è il fiore all’occhiello dell’Agenzia, spesso esaltato negli incontri pubblici, ma quotidianamente bersaglio di ingiustizie e malcelate minacce. Ad oggi, non risultano pubbliche né chiare le modalità di ingresso e selezione del personale comandato da altre amministrazioni presso Acn. Molti di questi, arrivati inizialmente in comando/distacco, spesso senza nessuna competenza in cybersicurezza, sono poi stati stabilizzati in posizioni gerarchicamente ed economicamente superiori rispetto al personale del Csirt Italia, l’unico effettivamente incaricato della protezione cibernetica nazionale. Anche i percorsi di progressione interna risultano opachi, nonostante le ripetute sollecitazioni sindacali a favore della trasparenza». (f.c./giornalistitalia.it)