Le tesi venete non convincono. Solo una legge può cancellare i diritti acquisiti

“Tagliare le pensioni Inpgi non si può”

Pierluigi Roesler Franz

Pierluigi Roesler Franz

InpgiROMA – Il Gruppo Veneto dell’Unione Giornalisti Pensionati ha diffuso un comunicato stampa dichiarandosi favorevole alla proposta di introdurre una sorta di contributo di solidarietà a carico dei giornalisti titolari di pensioni Inpgi 1. Ciò sarebbe un “chiaro segnale verso quel patto di solidarietà intergenerazionale che dovrà contraddistinguere la manovra sui conti dell’Inpgi annunciata dai vertici dell’Istituto di Previdenza. Appunto, solidarietà ed equità stanno alla base di una riforma alla quale tutti devono contribuire, chi è in attività e chi è in pensione”.
Tradotto in soldoni, ciò significa che il Gruppo dei pensionati veneti sarebbe, in linea di principio, favorevole al taglio delle attuali pensioni Inpgi in corso di pagamento. L’entità del taglio é ancora tutta da definire. Mi permetto, però, di non essere assolutamente d’accordo su questa proposta per motivi di principio e di sostanza.
Innanzitutto, il comunicato stampa del Gruppo veneto pensionati appare gravemente carente di un dato fondamentale, cioé che nel 2008, 2012 e 2013 l’Inpgi 1 non ha pagato ai pensionati neppure un euro di rivalutazione delle pensioni, mentre nei 18 mesi dal 1° gennaio 2014 ad oggi ha pagato solo una minima parte della perequazione. Inoltre, dal 1° gennaio 2014 l’Inpgi 1 ha incassato da circa 1.000 giornalisti pensionati titolari di vitalizi superiori a 91 mila 250 ero lordi l’anno un contributo di solidarietà – variabile a seconda dei casi – da un minimo del 6% ad un massimo del 18% e con un’aliquota intermedia del 12%.
Pertanto, in questi anni l’Inpgi 1 ha complessivamente ricevuto dai suoi pensionati circa 20 milioni di euro, di cui nel comunicato stampa ci si dimentica del tutto e si avalla l’ipotesi di un ulteriore contributo per soddisfare il cosiddetto patto di solidarietà intergenerazionale tanto caro al nuovo segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso.
Poiché sarebbe questa la prima volta nella quasi secolare storia dell’Inpgi 1 che verrebbero tagliate le pensioni in corso di pagamento, occorre saggezza, equità ed equilibrio per affrontare il delicatissimo problema che coinvolge i cosiddetti “diritti acquisiti”.
Vorrei, quindi, porre preliminarmente questa domanda: può davvero l’Inpgi 1 ridurre l’importo di una pensione in corso di pagamento? O ciò spetta eventualmente solo allo Stato con un’apposita “leggina”?
Personalmente propendo per la seconda ipotesi perché non rientra assolutamente nelle competenze dell’Istituto, né delle parti sociali Fnsi e Fieg, ridurre gli importi di una pensione Inpgi 1 in corso di pagamento, ma solo gli importi di una pensione futura.
Ricordo in proposito che l’art. 3, 2° comma lettera b), del Decreto Legislativo 30 giugno 1994, n. 509 prevede che nell’esercizio della vigilanza il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, approva “le delibere in materia di contributi e prestazioni, sempre che la relativa potestà sia prevista dai singoli ordinamenti vigenti. Per le forme di previdenza sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria le delibere sono adottate sulla base delle determinazioni definite dalla contrattazione collettiva nazionale”.
A sua volta l’art. 13, 3° comma lettera c) e 4° comma, dello Statuto Inpgi stabilisce che il Consiglio di amministrazione “approva i regolamenti inerenti le forme previdenziali e assistenziali gestite dall’Istituto in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, informandone il Consiglio generale”. Questi provvedimenti, “relativi a contributi e prestazioni di natura obbligatoria, sono approvati dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, in conformità con quanto disposto dall’art. 3, comma 2, lettera b), del Decreto Legislativo 30.6.1994 n. 509”.
Ciò significa che, essendo l’unico ente oggi sostitutivo dell’Inps, l’Inpgi 1 può riformare le regole in tema di contributi e prestazioni di natura obbligatoria riguardanti le forme previdenziali e assistenziali gestite dall’Istituto in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, previa concertazione da parte della Fnsi e della Fieg (cioè delle parti sociali). E tale delibera, di cui va poi informato il Consiglio Generale, va trasmessa per il necessario benestare ai due Ministeri vigilanti, cioé Lavoro ed Economia e Finanze.
Ma non é prevista alcuna norma che consenta al Cda dell‘Inpgi 1 di modificare con effetto retroattivo gli importi delle pensioni in corso di pagamento. Peraltro, pur ammettendo per assurdo l’ipotesi che ciò fosse invece possibile, si ricorda che la sezione lavoro della Cassazione con numerose sentenze (le ultime risalgono al dicembre 2014-gennaio 2015) ha ripetutamente affermato che é illegittimo l’eventuale taglio delle pensioni da parte di una Cassa previdenziale privatizzata.
Ecco perché é prioritariamente opportuno, se non necessario, acquisire il parere pro veritate di un luminare della materia che sgombri il campo da ogni possibile dubbio interpretativo in merito.
C’é poi da sottolineare come nel comunicato stampa del Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati manchi qualsiasi riferimento agli ammortizzatori sociali che l’Inpgi 1 continua a pagare a sue spese ed ammontanti nel 2014 a ben 40 milioni di euro senza ovviamente calcolare i futuri contributi figurativi.
Credo che prima di tagliare le pensioni in corso si debba studiare il modo di caricare sullo Stato – come già avvenuto nella primavera del 2009 con due apposite “leggine” che hanno posto a carico dell’Erario il costo dei prepensionamenti previsti in base alla legge sull’editoria n. 416 del 1981 – l’onere di questi pesanti ammortizzatori (Cigs, disoccupazione, solidarietà, Tfr in caso di fallimento, doppie pensioni per deputati, senatori, parlamentari europei, governatori di Regioni, Sindaci di grandi città, ecc. per effetto della distorta applicazione dell’art. 31 dello Statuto dei Lavoratori).
A mio parere é assolutamente impensabile tagliare le pensioni in corso e mantenere a carico dell’Inpgi 1 oneri pesantissimi come gli ammortizzatori sociali che dovrebbero essere, invece, pagati dallo Stato.
Va, infine, rimarcata un’altra assurdità a danno dell’Inpgi 1 e di conseguenza dei suoi pensionati. Difatti, l’Inpgi 1 é assoggettato alla tassazione del 26% sul rendimento del suo portafoglio titoli, ma senza alcuno sconto per essersi sobbarcato oneri non suoi come gli ammortizzatori sociali che dovrebbero restare a esclusivo carico dello Stato.
È un’anomalia gravissima e di dubbia costituzionalità che sottrae ingiustamente notevoli risorse economiche all’Inpgi 1 e di riflesso ai suoi pensionati. Infatti, anche l’Inpgi 2 é soggetto come tutte le altre casse privatizzate alla stessa tassazione del 26%, ma l’Inpgi 2 e le altre Casse non devono pagare neppure un euro per gli ammortizzatori sociali costati all’Inpgi 1 solo nel 2014 ben 40 milioni di euro. Ma c’é di più. Infatti, il Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani che non paga alcun ammortizzatore sociale é tenuto a versare di tassa solo il 20%, anziché il 26% dell’Inpgi 1.
Insomma, prima di mettere mano ad una riforma che riduca i costi dell’Inpgi 1 occorre confrontarsi e valutare con molta attenzione tutte le soluzioni prima di fare scelte sbagliate per la troppa fretta e senza ritorno. Ma, soprattutto, studiando assieme all’Ordine nazionale dei giornalisti e alla Fnsi tutte le possibilità di allargare al massimo la platea degli iscritti all’Inpgi 1 per implementare adeguatamente le entrate contributive.
Una riforma che preveda solo sacrifici e tagli per gli iscritti all’Inpgi 1 senza un consistente e contestuale aumento delle entrate contributive (cioé recuperando le posizioni di finti co.co.co., programmisti registi, contratti di cessione di diritto d’autore e autori testo, uffici stampa pubblici e privati, siti internet di un certo rilievo), sarebbe una riforma monca e priva di senso.

Pierluigi Roesler Franz
Sindaco Inpgi

I giornalisti pensionati del Veneto per i colleghi autonomi e precari

VENEZIA – Incontro molto positivo tra il Gruppo giornalisti pensionati del Veneto e il presidente nazionale dell’Unione nazionale giornalisti pensionati, Guido Bossa, si è tenuto, sabato 13 giugno, nel Trevigiano. All’ordine del giorno la manovra di assestamento in discussione al Cda dell’Inpgi e tra le parti sociali e i riflessi sulle pensioni in essere.
Dopo il saluto del presidente del gruppo veneto Angelo Squizzato, Guido Bossa ha esordito con un apprezzamento per il contributo che il Gruppo pensionati veneti ha dato al progetto del Sindacato veneto di creazione di un soggetto che intercetti i fondi europei 2014-2020 per dare opportunità di lavoro ai giornalisti autonomi e precari.
Un chiaro segnale verso quel patto di solidarietà intergenerazionale che dovrà contraddistinguere, secondo il gruppo veneto dell’Unione Giornalisti Pensionati, la manovra sui conti dell’Inpgi annunciata dai vertici dell’Istituto di Previdenza. Appunto solidarietà ed equità stanno alla base di una riforma alla quale tutti devono contribuire, chi è in attività e chi è in pensione. Quindi, ha detto Bossa, ricordando alcune anticipazioni del presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, nel corso del recente incontro tra il Cda dell’Istituto e la Giunta della Fnsi con la Consulta delle Associazioni di stampa, anche i pensionati sono disponibili a dare il proprio contributo.
Il collega del Gruppo veneto pensionati, Pietro Ruo, ribadendo la necessità che tutti facciano la propria parte per rimettere in sesto i conti dell’Inpgi, ha messo in guardia contro il rischio di uno scontro tra chi è al lavoro o è precario e i giornalisti pensionati percepiti erroneamente come privilegiati.
Dagli interventi è emersa, comunque, la consapevolezza della gravità della situazione occupazionale del settore dell’editoria. La crisi, nell’ultimo quinquennio, ha causato la perdita di quasi un quinto della forza lavoro in seguito a centinaia di crisi aziendali. Ad oggi sono meno di 16 mila i giornalisti occupati quando nel 2009 erano 19 mila. Solo nel 2014 sono stati persi più di mille posti di lavoro.
La conseguenza della crisi occupazionale è stata il calo della massa delle retribuzioni che sorregge il welfare dei giornalisti italiani. Ed è questa – è stato sottolineato da Enrico Ferri, esponente del Sindacato giornalisti del Veneto e sindaco dell’Inpgi, la causa principale dello sbilancio tra contributi e prestazioni erogate dall’Inpgi che nonostante tutto chiude il bilancio con un segno più anche nel 2014 grazie alla gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare.
Il nodo vero da sciogliere quindi – ha concluso Bossa – è l’occupazione, l’allargamento della base contributiva è la via maestra per riportare in equilibrio il sistema. Un sistema di welfare che eroga e continuerà ad erogare prestazioni, anche dopo la riforma, di gran lunga superiori all’Inps.

Gruppo Veneto Unione Giornalisti Pensionati

DECRETO LEGISLATIVO 30 GIUGNO 1994, N. 509
Attuazione della delega conferita dall’art. 1, comma 32, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, in materia di trasformazione in persone giuridiche private di enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza. (Gazzetta Ufficiale n.196 del 23 agosto 1994). Note: entrata in vigore del decreto: 7 settembre 1994.
Art. 3 Vigilanza
1. La vigilanza sulle associazioni o fondazioni di cui all’art. 1 è esercitata dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministero del tesoro, nonché dagli altri Ministeri rispettivamente competenti ad esercitare la vigilanza per gli enti trasformati ai sensi dell’art. 1, comma 1. Nei collegi dei sindaci deve essere assicurata la presenza di rappresentanti delle predette Amministrazioni.
2. Nell’esercizio della vigilanza il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministeri di cui al comma 1, approva i seguenti atti: a) lo statuto e i regolamenti, nonché le relative integrazioni o modificazioni; b) le delibere in materia di contributi e prestazioni, sempre che la relativa potestà sia prevista dai singoli ordinamenti vigenti.
Per le forme di previdenza sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria le delibere sono adottate sulla base delle determinazioni definite dalla contrattazione collettiva nazionale.

STATUTO INPGI
Approvato con decreto interministeriale del 13 settembre 2007
Articolo 13 Adunanze del Consiglio di Amministrazione e funzioni
3. Il Consiglio di amministrazione ha tutti i poteri per la gestione dell’Istituto che non siano espressamente riservati al Consiglio generale. In particolare ha le seguenti funzioni: c) approva i regolamenti inerenti le forme previdenziali e assistenziali gestite dall’Istituto in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, informandone il Consiglio generale;
4. I provvedimenti di cui al precedente comma, lettera c), relativi a contributi e prestazioni di natura obbligatoria, sono approvati dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, in conformità con quanto disposto dall’art. 3, comma 2, lettera b), del Decreto Legislativo 30 giugno 1994 n. 509.

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