Riflessioni sul futuro dell’azienda per garantire al servizio pubblico qualità e pluralismo

Siddi: “La Rai si misura sulla coesione sociale”

Franco Siddi nel suo ufficio alla Rai di viale Mazzini (foto Giornalisti Italia)

ROMA – “Dopo il rinnovo dei vertici, non ci sarà poi un direttore generale, ma un amministratore delegato. Logica vorrà che abbia al fianco tre o quattro direttori generali per progetto industriale, produzioni, editoria, finanza. E accanto un Cda che davvero possa concorrere sulle scelte strategiche”. Lo scrive Franco Siddi, consigliere di amministrazione Rai uscente, in una serie di riflessioni sul futuro dell’azienda affidate al social network Twitter.
“Al nuovo amministratore delegato che verrà – scrive in un altro tweet Siddi, che si è ricandidato al cda – l’augurio che possa essere capo azienda, che ne riordina l’impianto d’impresa multimediale, che ne razionalizza ancora la struttura. Ma dovrà tenere sempre conto che Rai è azienda speciale, misurabile sui doveri di coesione sociale”.
Anche se in sintesi, il consigliere traccia anche un bilancio dell’attività del vertice uscente: “Operare in regime di
transizione da un modello di governance a un altro non era semplice. Eppure tutti gli attori della governance del triennio, non potendo fare la Raivoluzione, hanno portato un contributo di cui chi verrà potrà far tesoro”. E ancora, “da Campo Dall’Orto a Orfeo c’è una Rai che fa dei cambiamenti e consolida valori e patrimonio. Nulla è compromesso. Nessun tavolo nuovo è precluso. Può dar fastidio questo? No. Aiuterà chi arriverà, se vorrà rispettare pluralismo e innovare definitivamente verso media company”.
In particolare, Siddi cita “i conti in ordine”, che “sono una gran cosa per il futuro”, e sottolinea che “il canone in
bolletta non è tutto anche perché le entrate totali negli ultimi due anni sono sostanzialmente identiche. Nel 2015 il canone era di 114 euro e poco più, ora di 90 euro”. In ogni caso, “del canone pagato da tutti voluto dal governo Renzi beneficiano tutti i cittadini onesti. Da 114 euro a 100 euro e ora a 90.
Pagando tutti, pagano meno tutti. E non dimentichiamolo: solo 77 euro vanno alla Rai. Con il resto lo Stato può fare altro per editoria e tv locali”. (ansa)

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