Il Marocco l’accusa di rapporti illegali, ma Hajar Raissouni è sposata e non ha abortito

Sesso e aborto, giornalista in manette

Hajar Raissouni (foto da Facebook)

RABAT (Marocco) – La giornalista Hajar Raissouni, firma del quotidiano arabofono Akhbar Al Yaoum, è stata arrestata a Rabat per “relazioni sessuali illegali, gravidanza fuori dal matrimonio e aborto clandestino”.
La notizia, rivelata da una tv indipendente, risale a sabato 31 agosto, ma nessuno aveva reso noto il caso, emerso solo ora, dopo il processo per direttissima. La reazione della società civile non si è fatta attendere. Il sostegno alla giornalista è arrivato da ong e movimenti in difesa delle libertà individuali e persino da esponenti dei partiti più conservatori.
Le manette erano scattate, quando, secondo la testimonianza del ginecologo che l’ha soccorsa, la donna si era recata all’ospedale per una forte emorragia. «Non abbiamo praticato alcun aborto, piuttosto un intervento di urgenza», ha detto il medico.
Raissouni, 28 anni, una famiglia d’origine religiosa e osservante alle spalle, ha spiegato alla corte che è sposata con l’uomo indicato come il suo fidanzato, un professore universitario originario del Sudan. I documenti del matrimonio non sono ancora registrati in Marocco, solo perché l’ambasciata sudanese non ha ancora formalizzato l’atto.
Secondo la testimonianza della donna, sei poliziotti in borghese l’avrebbero circondata prima ancora di entrare in ospedale, chiedendole con insistenza se avesse avuto un aborto. «Poi mi hanno trascinata nello studio del ginecologo». Una scena di violenza e sopruso, secondo il racconto reso alla corte di giustizia.
Il dossier sulla giornalista contiene tutti i certificati medici necessari a escludere che la donna si sia sottoposta ad aborto. Eppure la giornalista resta in custodia, fino alla prossima udienza fissata per il 9 settembre.
L’aborto è reato in Marocco; il codice penale all’articolo 453 prevede che si possa praticare solo per salvare la vita della madre, nel caso che sia gravemente in pericolo.
Il caso Raissouni riapre la discussione sul progetto di legge che risale al 2016 e che da allora non è mai stato portato in Parlamento, che vorrebbe cambiare il testo normativo per legalizzare l’aborto per esempio in caso di incesto o violenza e in caso di malformazione del feto o gravi malattie. (ats)

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