Chiesta alla Corte dei Conti la condanna dell’ex presidente della Regione Sardegna

Rimozione Capo Ufficio Stampa: 426mila euro

Valerio Vargiu

Valerio Vargiu

Ugo Cappellacci

Ugo Cappellacci

CAGLIARI – Il sostituto procuratore della Corte dei Conti, Mauro Murtas, ha ribadito la richiesta di condannare l’ex governatore Ugo Cappellacci, a restituire all’erario 426 mila euro, i soldi che la Regione ha dovuto pagare al giornalista Valerio Vargiu, prima nominato a capo dell’ufficio stampa della Regione e poi rimosso perché era venuto meno il rapporto fiduciario.
I giudici della Corte dei Conti si sono riservati di decidere, ma non è escluso che accolgano la richiesta del difensore dell’ex presidente forzista di riaprire l’istruttoria convocando alcuni testimoni che si sono occupati della complicata vicenda.
Il difensore di Cappellacci, Marcello Vignolo, ha invece sollecitato di assolvere il proprio assistito perché il suo sarebbe stato solo un atto d’indirizzo, mentre l’intero iter per rimuovere Vargiu (assunto con uno stipendio di 8500 euro lordi al mese come capo ufficio stampa) era stato compiuto dagli uffici.
Il collegio della Corte dei Conti, presieduto da Cristina Astraldi, ha ascoltato con attenzione sia la requisitoria del pubblico ministero che le arringhe del difensore, riservandosi poi di decidere.
La vicenda riguarda la nomina avvenuta nel 2009 di Valerio Vargiu, giornalista televisivo, a capo dell’ufficio stampa della Regione per una durata analoga a quella del presidente Cappellacci. Dopo qualche mese, la fiducia tra il governatore e il suo addetto stampa era venuta meno e la Giunta deliberò di revocare l’incarico.
Scattata la causa davanti al Tribunale, la Regione in primo grado non si è costituita a il giudice del lavoro ha condannato l’ente a risarcire il giornalista degli stipendi mancati e di un danno: a conti fatti – secondo i giudici della Corte dei Conti – la cifra spesa dalla Regione supera i 426 mila euro che ora la Procura erariale chiede all’ex governatore. Il pm Murtas ha chiesto, infatti, di condannarlo per dolo o, in alternativa, per colpa grave sul danno causato. (Adnkronos)

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