Nuovo paragrafo del Codice Etico per dipendenti e collaboratori del servizio pubblico

Rai: ecco la nuova “policy” sull’uso dei social

ROMA – Regole più morbide sull’uso dei social da parte di dipendenti e collaboratori Rai. Il Cda di Viale Mazzini ha approvato un nuovo paragrafo del Codice Etico che introduce la nuova policy sui social, distinguendo l’utilizzo dei profili aziendali dall’utilizzo dei profili privati e  precisando che si definiscono “presidi digitali” i “sistemi di pubblicazione e diffusione di contenuti accessibili a qualsiasi dispositivo connesso (quali a mero titolo esemplificativo siti internet, blog, forum, social network)”.
La “morsa” inizialmente prevista dal primo testo presentato in Consiglio si allenta in generale. Partendo dall’utilizzo dei profili privati, il nuovo testo è il seguente: “Premesso che si è liberi di rendere noto sui profili privati il ruolo ricoperto all’interno dell’azienda – si legge testualmente – alla luce delle suddette considerazioni, fermo il rispetto della libera manifestazione del pensiero, nell’utilizzo dei profili privati si è tenuti a non compiere “azioni” (quali ad esempio a titolo esemplificativo e non esaustivo pubblicare, condividere, ecc…) che possano ledere la reputazione e i diritti Rai. È necessario specificare di esprimersi a titolo personale evitando qualunque “azione” sui presidi digitali privati che possa essere attribuita a Rai. Si invita inoltre al rispetto della correttezza espressiva e a non diffondere fake news”.
Quanto all’utilizzo dei profili aziendali, il testo approvato dal Cda prevede che i profili e le pagine dell’azienda siano “solo quelli ufficiali dalla stessa autorizzati e aperti. È fatto divieto – si legge in dettaglio – di creare profili, pagine e gruppi che ledano i diritti Rai, anche con riferimento ai profili patrimoniali aziendali. Nel loro utilizzo è necessario: astenersi dal divulgare, attraverso la pubblicazione e/o condivisione, notizie atti o documenti aziendali o relative a specifici progetti ed assetti aziendali, ovvero, più in generale, dati ed informazioni che non siano di pubblico dominio; improntare la propria condotta al rispetto dei principi di continenza verbale e sostanziale, astenendosi da comportamenti, ovvero dal ricorso a termini o espressioni, offensivi e/o ingiuriosi, o dal diffondere fake news; evitare la pubblicazione e/o condivisione di contenuti, anche sotto forma di immagini, foto, video, ecc., che violino la privacy ed il copyright; fatta eccezione per gli eventi pubblici, prestare massima attenzione nel diffondere immagini, foto, video, ecc. dei luoghi di lavoro, astenendosi dal farlo con riguardo ai luoghi in cui si svolgano attività produttive coperte da riservatezza o comunque da esigenze di sicurezza”.
“Come broadcast pubblico Rai deve essere presente nei presidi digitali al fine di svolgere appieno il proprio ruolo nell’ambito della missione di servizio pubblico – si legge nell’incipit del nuovo paragrafo del Codice Etico “Diligenza, correttezza, buona fede e lealtà nell’utilizzo dei presidi digitali” – In virtù di questo carattere pubblico, sebbene gli spazi web o social network possano essere ritenuti attinenti alla sfera personale e in sé distinti dal ruolo ricoperto in azienda, è inevitabile che le attività svolte a titolo personale da dipendenti o collaboratori del servizio pubblico possano generare delle conseguenze negative sull’immagine della Rai e delle Società del Gruppo nel loro complesso. Per questo – si sottolinea – è necessario essere estremamente attenti a qualunque cosa si scriva o si condivida che possa mettere in discussione i valori e i gli standard editoriali dell’azienda”.
“Nell’utilizzo dei ‘presidi digitali’ tanto privati che aziendali (fermo il rispetto della libera manifestazione del pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione) occorre tener conto che – si specifica ancora – lo spazio virtuale web e social è a tutti gli effetti uno spazio pubblico, in quanto visibile ad un insieme potenzialmente illimitato di fruitori; qualunque pensiero venga pubblicato, condiviso o linkato può diventare permanente o comunque essere visibile per molto tempo; la diffusione del pensiero in questo ambito è assimilabile ad una dichiarazione resa con gli altri mezzi di comunicazione di massa; pertanto trovano compiuta applicazione i principi elaborati dalla giurisprudenza anche in tema di diritto di cronaca, critica e satira, ovvero di estrinsecazione del più generale diritto alla libertà di espressione del proprio pensiero ex art 21 (Cost.): in particolare interesse pubblico alla conoscenza della notizia, verità obiettiva della stessa, continenza espositiva ovvero correttezza del linguaggio ecc.”.
“Sono applicabili anche alle condotte poste in essere in questo ambito – si dettaglia – le vigenti norme dell’ordinamento giuridico che prevedono la responsabilità civile e penale in caso di: violenza, minaccia, pubblicazione di contenuti diffamatori o discriminatori, e ancora hate speech, negazione, minimizzazione, approvazione o giustificazione del genocidio o di altri crimini contro l’umanità, diffusione di contenuti pedopornografici o falsi, propaganda terroristica, cyberbullismo, lesione dei diritti di terzi, ecc. Sono, comunque, vietate le condotte sui presidi digitali che possano ritenersi lesive dell’immagine e degli interessi della Rai”. (adnkronos)

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