Seminario con i giornalisti somali. Lorusso: “La libertà di stampa non ha confini”

Radio Shabelle, a Roma con Fnsi e Odg Lazio

Il seminario sui migranti nella sala Walter Tobagi della Fnsi a Roma (Foto Fnsi)

Il seminario sui migranti nella sala Walter Tobagi della Fnsi a Roma (Foto Fnsi)

ROMA – “La riforma delle intercettazioni e il Jobs act introducono misure che indeboliscono il lavoro e l’autonomia dei giornalisti. Questo è inaccettabile. Sono piccoli segnali che ci impongono però di tenere alta la guardia a difesa del diritto-dovere dei giornalisti di informare i cittadini”. Lo ha dichiarato, stamane a Roma, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, in occasione del seminario sui migranti organizzato, nella sala “Walter Tobagi” di Corso Vittorio Emanuele II, dalla Federazione Nazionale della Stampa e dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.
“È un fenomeno – ha detto Lorusso – che riguarda non solo l’Italia, ma anche Francia e Spagna dove gli spazi della libertà di informazione vanno sempre più restringendosi. E, come testimonia la presenza dei colleghi somali qui oggi, che riguarda troppi Paesi del mondo. La Fnsi è sempre al fianco dei giornalisti per la libertà di stampa: per questo la Federazione ha sostenuto con convinzione questa iniziativa”.
All’iniziativa, organizzata nel giorno in cui, a Bruxelles, si tenta di dare una risposta europea al drammatico fenomeno delle migrazioni, è stato, infatti, ribadito che “la libertà di stampa non ha confini ed è necessario accendere i riflettori anche su tutte quelle realtà, non solo italiane, dove la libertà di stampa è in pericolo ed i colleghi sono perseguitati per il solo fatto di raccontare verità scomode”.
Cinque colleghi dell’emittente somala Radio Shabelle, Mohamed Bashir Hashi, Ahmed Abdi Hassan, Mohamed Abdullahi Jama, Mohamed Abdi Warsame e Mohamed Mohamed Dahir, hanno così potuto raccontare la loro difficile storia professionale all’interessata platea di giornalisti italiani.
È stato ricordato che, in tre anni, i giornalisti di Radio Shabelle, che si sono battuti per la protezione e la conservazione dei fondamentali diritti civili di quel Paese – e per questo è stata chiusa dal regime – hanno pagato il caro prezzo di tredici vite e altrettante persecuzioni, torture e processi.
 Ed è stato grazie all’intervento del ministero degli Esteri, del Sindacato dei giornalisti somali, della Fnsi con il presidente Santo Della Volpe e il segretario Raffaele Lorusso e dell’Ordine dei giornalisti del Lazio presieduto da Paola Spadari, che è stato possibile invitare in Italia i cinque colleghi di Mogadiscio.
Dal canto suo, la presidente dell’Odg del Lazio, Paola Spadari, ha detto che “la presenza dei cinque colleghi somali per noi ha un doppio significato: sono, al tempo stesso, cittadini che hanno bisogno di protezione e giornalisti perseguitati”. La Spadari ha, poi, ricordato “i capisaldi dell’agenda europea” e richiamato i colleghi ai “doveri deontologici nel trattare l’informazione che riguarda i richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta dei migranti contenuti nella Carta di Roma, che detta regole e comportamenti quando si tratti di questo fenomeno delicato che richiede l’uso di termini appropriatati evitando la diffusione di informazioni imprecise e sommarie”.
Al seminario hanno preso, tra gli altri, la parola, il generale dell’Esercito Italiano, Massimo Mingiardi, protagonista di numerose missioni in diversi Paesi africani, Shukri Said, dell’associazione Migrare, Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, e Silvia Resta, segretaria dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.

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