“Calunnia aggravata da modalità mafiose nei confronti del giornalista Michele Inserra”

La Procura antimafia indaga Lamberti Castronuovo

Eduardo Lamberti Castronuovo

Eduardo Lamberti Castronuovo

Michele Inserra

Michele Inserra

REGGIO CALABRIA – L’assessore alla legalità della Provincia di Reggio Calabria, Eduardo Lamberti Castronuovo, è indagato dalla Procura della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nella qualità di sindaco di San Procopio, per calunnia aggravata dalle modalità mafiose nei confronti del giornalista Michele Inserra, caposervizio della redazione di Reggio Calabria de “Il Quotidiano”.
Lamberti Castronuovo, alla presenza dei propri avvocati Nico D’Ascola e Marco Panella, è stato ascoltato stamane per circa un’ora e mezza dal sostituto procuratore della Dda, Alessandra Cerreti, in merito alla pesante reazione avuta nei confronti del giornalista che, a distanza di quarantotto ore dal caso dell’inchino della Vara davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti a Oppido Mamertina, ha pubblicato la notizia di un altro caso finito sotto la lente della Procura di Reggio Calabria e dei carabinieri: quello di San Procopio.
Michele Inserra ha, infatti, raccontato che nel piccolo comune aspromontano, che conta meno di 600 anime, di cui è appunto sindaco Eduardo Lamberti Castronuovo, l’8 luglio scorso altre “anomalie religiose” sono state riscontrate durante la processione della statua del patrono. “A destare l’attenzione degli investigatori – ha spiegato il giornalista – è stata una fermata di qualche minuto davanti all’abitazione di Grazia Violi, la moglie di Nicola Alvaro, 80 anni. Ad un certo punto la donna si avvicina e fa la sua offerta al santo patrono davanti ad autorità civili e religiose. Non è mancato l’imbarazzo visto il risalto mediatico che aveva avuto la domenica prima della processione del martedì la processione di Oppido. Ma si è andato avanti come da programma”.
“Tutti conoscono in paese e nella Piana – ha ricordato Inserra – un personaggio di spessore come Nicola Alvaro. Nel settembre del 1982 venne arrestato con l’accusa di essere stato il killer del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Secondo un testimone l’uomo di San Procopio era colui che fece fuoco la sera del 2 settembre in via Isidoro Carini, a Palermo, contro l’A112 guidata da Emanuela Setti Carraro e del generale Dalla Chiesa seduto accanto. Successivamente il testimone si rivelò inattendibile e Alvaro venne scagionato dopo un lungo tempo trascorso in isolamento nel carcere di Palmi. A difenderlo dalle accuse ci aveva pensato pubblicamente la moglie. Per Grazia Violi l’unica colpa del marito era stata quella di essere democristiano e per questo motivo veniva attaccato dai comunisti. Ma non si è mai saputo chi e perché organizzò quel clamoroso depistaggio sulle indagini che resta uno dei misteri irrisolti del «caso Dalla Chiesa». Nicola Alvaro è stato successivamente al centro di indagini della Dda sulla cosca egemone di quest’area della Piana di Gioia Tauro”.
Notizie, quelle riferite allo scoop di Inserra, che il sindaco di San Procopio aveva, immediatamente, definito “baggianate”, aggiungendo di aver “seguito la processione insieme ai carabinieri, ai quali ho chiesto se c’erano luoghi dove la processione non si poteva fermare e mi hanno detto di no, altrimenti l’avrei fermata”. Lamberti ha, quindi, parlato di «soste normali, previste. E’ stato allungato soltanto per farla arrivare sotto una casa di riposo che la mia amministrazione ha aperto per dare la possibilità di vedere la manifestazione religiosa a una signora di novant’anni, impossibilitata a muoversi». Per Lamberti Castronuovo, insomma, si è trattato solo di “una montatura. Gli oboli erano raccolti da un bambino che precedeva di dieci metri la processione. La processione non si è fermata se non nei punti previsti e insieme a me c’era il maresciallo dei carabinieri, al quale ho chiesto se c’erano problemi. Mi ha risposto di no altrimenti avrei sospeso tutto”.
Non contento, Lamberti ha convocato un Consiglio comunale straordinario urgente per chiedere ai cittadini “di sottoscrivere una denuncia contro il giornalista perché è una montatura. Ho filmato tutta la processione – ha incalzato – e invece lui non c’era. Noi ci inchiniamo soltanto di fronte alla legge e chi mi conosce sa che sono intransigente. Nessuno verrebbe da me a chiedere qualcosa di illegale”. Alla richiesta di “pubbliche scuse del giornalista Inserra alla comunità di San Procopio”, da effettuarsi “entro tre giorni”, il caposervizio del Quotidiano aveva risposto confermando quanto scritto nei suoi servizi. Una dura polemica che ha visto Lamberti protagonista di ripetuti attacchi al giornalista principalmente dalla sua emittente televisiva e dal sito internet ad essa collegato.
Un’assurda reazione, che aveva spinto il vicesegretario nazionale della Fnsi, Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, assieme al Comitato di redazione, a contestare a Lamberti Castronuovo “il più grave degli errori: chiamare «a raccolta tutte le persone per bene» contro un giornalista, Michele Inserra, senza minimamente interrogarsi se, nell’aizzare le folle, non corra il rischio – nella terra in cui ha scelto di indossare la fascia tricolore – di armare la mano di chi il «bene» lo conosce solo nelle peggiori declinazioni di quella pseudocultura che risponde al nome di ’ndrangheta”.
“Se Michele Inserra è un diffamatore – aveva ammonito Parisi – lo diranno, certamente, i tribunali ai quali l’assessore «alla legalità» si potrà rivolgere – come ha già annunciato di avere intenzione di fare – pretendendo giustamente celerità di giudizio, condanna esemplare e certezza della pena. Certezze, del resto, sulle quali, il dottor Lamberti Castronuovo può assolutamente contare, considerato che in Italia la giustizia funziona sempre quando alla sbarra siede un giornalista”.
“Il percorso scelto dal dottor Lamberti Castronuovo – aveva aggiunto Parisi – lascia, però, a dir poco esterrefatti. Nel ventilare il risvolto giudiziario della vicenda, attraverso «l’eventuale denunzia per diffamazione contro chiunque si permetta di offendere la dignità di un Popolo, attraverso la diffusione di notizie false, provocatorie e senza alcun intento costruttivo», convoca un «Consiglio Comunale aperto» nella pubblica piazza di San Procopio per esporre al pubblico ludibrio il «diffamatore» Michele Inserra”. E quando Lamberti Castronuovo ha replicato che “non è stato il paese ad aggredire il giornalista ma il contrario”, confermando nella decisione di convocare il Consiglio comunale in piazza, Carlo Parisi gli ha immediatamente contestato che “il civico consesso non può e non deve essere convocato per mettere alla sbarra un giornalista che, adesso, ha dalla sua anche la conferma ufficiale del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, il quale non solo ha confermato le tre inchieste sui presunti «inchini» (compresa quella sulla processione del paese di cui lei è sindaco), ma ha addirittura ringraziato «giornali e televisioni che hanno fatto venire a galla queste storie che non hanno nulla a che fare con la legalità e la religione». Quindi aveva suggerito di sconvocare la pubblica seduta chiedendo, in caso contrario, l’intervento del prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, “per motivi di ordine pubblico”.
Imperterrito, il sindaco di San Procopio aveva tenuto, comunque, l’assemblea in una piazza popolata da alcune decine di persone, notificando a Michele Inserra una lettera firmata dal presidente del Consiglio Comunale, Francesco Posterino. “Posto che – è scritto nella lettera – quanto riportato a caratteri cubitali non risulta rispondente a verità; udita la relazione documentata del Sindaco; preso atto che le immagini contenute in un video realizzato a cura della ditta Tomarchio, free lance, relative all’intera processione del S. Patrono svoltasi l’8 luglio u.s., non mettono in evidenza alcunché di anomalo né, tantomeno, alcuna forma di “inchino”, come da Lei riportato sul Suo giornale; preso atto delle dichiarazioni dei Sottoufficiali dell’Arma dei Carabinieri presenti alla suddetta processione; verificato che l’ambiguità della forma da Lei usata, attribuendo al Procuratore della Repubblica dichiarazioni dallo stesso mai rese circa la veridicità dell’accaduto, lascia adito a far credere ciò che in realtà non è mai successo; uditi gli interventi liberi della popolazione; ad unanimità di voti, ha deliberato di chiederLe formalmente la smentita, nella stessa posizione e con gli stessi caratteri della notizia data, di quanto erroneamente pubblicato, con le relative scuse ai cittadini di San Procopio, dando mandato al sottoscritto di formularLe la suddetta richiesta a ristoro dei danni d’immagine subiti”.
Lettera nella quale il presidente del Consiglio Comunale, Francesco Posterino, informava il giornalista che “in data 15 luglio, al 7° punto dell’Odg, aperto alla Cittadinanza”, il civico consesso “ha preso in esame e discusso circa l’articolo a Sua firma pubblicato sulla prima pagina dell’edizione del 12 luglio u.s., sul Quotidiano della Calabria” e “ad unanimità di voti, ha deliberato di chiederLe formalmente la smentita, nella stessa posizione e con gli stessi caratteri della notizia data, di quanto erroneamente pubblicato, con le relative scuse ai cittadini di San Procopio, dando mandato al sottoscritto di formularLe la suddetta richiesta a ristoro dei danni d’immagine subiti”.
“Nella medesima delibera, il Consiglio, unanimemente, si è espresso favorevolmente – aggiungeva Posterino – nel conferirmi mandato, in caso di Suo diniego entro 3 giorni da oggi a datare, di tutelare il buon nome e la reputazione del Paese, nelle sedi che la Legge consente”.
In un commento sotto il titolo “Senza parole”, Carlo Parisi, contestando ad Eduardo Lamberti Castronuovo il preoccupante errore di continuare a “puntare l’indice contro un bersaglio preciso: il giornalista Michele Inserra”, concludeva: “A questo punto prendiamo atto che, oltre che sindaco di San Procopio, assessore provinciale alla Legalità, biologo, medico chirurgo, editore dell’emittente televisiva Reggio TV, conduttore televisivo, iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti, docente di Etica della comunicazione all’Università per Stranieri di Reggio Calabria, Lamberti Castronuovo è anche pubblico ministero e giudice. Alziamo le mani e ci arrendiamo. Il Consiglio Comunale di piazza San Procopio ha sentenziato e condannato il «diffamatore» Michele Inserra al quale, forse, sarà magnanimamente concessa la grazia se, entro tre giorni, accetterà di recitare il «mea culpa, mea grandissima culpa». Procuratore De Raho e prefetto Sammartino, dormite sonni tranquilli: il «Tribunale del Popolo» ha già “fatto giustizia”.
“Evidentemente – commenta oggi Carlo Parisi – la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria non ha ritenuto di dover liquidare la vicenda e le violente polemiche che ne sono seguite come banali e innocue «baggianate» estive”. “Nel ribadire piena solidarietà a Michele Inserra, «colpevole» di aver fatto semplicemente il proprio mestiere di cronista, riportando la notizia – vera – di un’indagine in corso”, il vicesegretario della Fnsi si augura, nel contempo, “che Eduardo Lamberti Castronuovo possa chiarire al più presto la propria posizione: da un lato ammettendo il grave, ma vogliamo sperare inconsapevole, errore di valutazione che ha, di fatto, messo all’indice un giornalista in un contesto difficile e pericoloso; dall’altro per escludere, senza ombra di dubbio alcuno, l’inquietante accusa che lo renderebbe incompatibile (moralmente ancor prima che giuridicamente) con tutte le attività che finora – e gli auguriamo anche in futuro – lo hanno fatto conoscere e apprezzare come una persona perbene”. (giornalistitalia.it)

 

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