Dopo la denuncia del giornale, il sindaco si scaglia contro Il Quotidiano del Sud

Processione con inchino, il caso San Procopio

Il titolo dell’articolo di Michele Inserra sul Quotidiano del Sud

Il titolo dell’articolo di Michele Inserra sul Quotidiano del Sud

REGGIO CALABRIA – A distanza di quarantotto ore dal caso dell’inchino della Vara davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti a Oppido Mamertina, un altro caso è finito sotto la lente della Procura di Reggio Calabria e dei carabinieri e sempre nella diocesi di Oppido-Palmi. L’8 luglio scorso, infatti, altre “anomalie religiose” sono state riscontrate nella festa patronale a San Procopio, piccolo centro della Piana di Gioia Tauro che conta meno di 600 anime.
Durante la processione della statua del patrono San Procopio, a destare l’attenzione degli investigatori è stata una fermata di qualche minuto davanti all’abitazione di Grazia Violi, la moglie di Nicola Alvaro, 80 anni.  Ad un certo punto la donna si avvicina e fa la sua offerta al santo patrono davanti ad autorità civili e religiose. Non è mancato l’imbarazzo visto il risalto mediatico che aveva avuto la domenica prima della processione del martedì la processione di Oppido. Ma si è andato avanti come da programma.
Se fosse una sosta “tradizionale” o una fermata “obbligata” saranno adesso gli accertamenti avviati dagli uomini dell’Arma a stabilirlo. L’obiettivo dello Stato e dalla diocesi di Oppido-Palmi è quello di fare chiarezza sui rapporti mafia-religione e interrompere usanze secolari. Nulla di penalmente rilevante sino ad oggi, pure perchè non si può correre il rischio di dare continuamente la caccia alle streghe. Ma agli investigatori non è sfuggito questo particolare e annotano.
Tutti conoscono in paese e nella Piana un personaggio di spessore come Nicola Alvaro. Nel settembre del 1982 venne arrestato con l’accusa di essere stato il killer del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Secondo un testimone l’uomo di San Procopio era colui che fece fuoco la sera del 2 settembre in via Isidoro Carini, a Palermo, contro l’A112 guidata da Emanuela Setti Carraro e del generale Dalla Chiesa seduto accanto. Successivamente il testimone si rivelò inattendibile e Alvaro venne scagionato dopo un lungo tempo trascorso in isolamento nel carcere di Palmi. A difenderlo dalle accuse ci aveva pensato pubblicamente la moglie. Per Grazia Violi l’unica colpa del marito era stata quella di essere democristiano e per questo motivo veniva attaccato dai comunisti. Ma non si è mai saputo chi e perché organizzò quel clamoroso depistaggio sulle indagini che resta uno dei misteri irrisolti del «caso Dalla Chiesa». Nicola Alvaro è stato successivamente al centro di indagini della Dda sulla cosca egemone di quest’area della Piana di Gioia Tauro.
Oppido Mamertina, e poi San Procopio, di certo non sono casi isolati. E’ consuetudine ormai che nel corso degli anni religione e ’ndrangheta si siano “incrociati” e “mescolati” in terra di Calabria. Come per Oppido Mamertina, dove il sindaco è l’assessore provinciale Domenico Giannetta, per ironia della sorte, anche in questo caso a guidare il Comune è un altro assessore di palazzo Foti, Eduardo Lamberti Castronuovo.
Proprio Lamberti Castronuovo insorge: «Ho seguito la processione insieme ai carabinieri, ai quali ho chiesto se c’erano luoghi dove la processione non si poteva fermare e mi hanno detto di no, altrimenti l’avrei fermata». Il primo cittadino parla di «soste normali, previste. E’ stato allungato soltanto per farla arrivare sotto una casa di riposo che la mia amministrazione ha aperto per dare la possibilità di vedere la manifestazione religiosa a una signora di novant’anni, impossibilitata a muoversi».
Per Lamberti Castronuovo si tratta quindi di «baggianate». E aggiunge: «E’ una montatura. Gli oboli erano raccolti da un bambino che precedeva di dieci metri la processione. La processione non si è fermata se non nei punti previsti e insieme a me c’era il maresciallo dei carabinieri, al quale ho chiesto se c’erano problemi. Mi ha risposto di no altrimenti avrei sospeso tutto». 
E poi attacca: ha convocato un consiglio comunale straordinario urgente martedì prossimo proprio per discutere delle nuove polemiche dopo la processione. «Chiederò ai cittadini – anticipa – di sottoscrivere una denuncia contro il giornalista perché è una montatura. Ho filmato tutta la processione e invece lui non c’era. Noi ci inchiniamo soltanto di fronte alla legge e chi mi conosce sa che sono intransigente. Nessuno verrebbe da me a chiedere qualcosa di illegale».
Attacca violentemente il Quotidiano anche l’Azione cattolica della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi che in una nota afferma: «Non possiamo e non vogliamo fermarci davanti a una terra resa blasfema da coloro che dietro una testata di giornale esprimono giudizi affrettati e attacchi indiscriminati per ottenere risalto e attenzione a fini esclusivamente personali»
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In una dichiarazione all’Adnkronos, il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, però conferma le inchieste in corso e così commenta: «La gente non ci fa più caso perché si è sempre fatto così ma deve capire che ora non si fa più così. E’ evidente – aggiunge – che si tratta di un’occupazione del territorio da parte delle cosche, al punto da occupare anche la libertà degli individui e violare i più elementari principi».

Michele Inserra
Il Quotidiano della Calabria

Eduardo Lamberti Castronuovo: “Baggianate”

REGGIO CALABRIA – “Ho seguito la processione insieme ai carabinieri, ai quali ho chiesto se c’erano luoghi dove la processione non si poteva fermare e mi hanno detto di no, altrimenti l’avrei fermata”. Così il sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo, replica ai sospetti circa un “inchino” della statua del patrono del paese davanti alla casa di Nicola Alvaro, 82 anni, noto alle cronache giudiziarie, avvenuto a pochi giorni dai fatti di Oppido Mamertina. Sul fatto è stata aperta un’indagine.
Il primo cittadino, che è anche assessore provinciale alla legalità di Reggio Calabria, chiarisce all’Adnkronos che il percorso quest’anno “ha fatto soste normali, previste. E’ stato allungato soltanto per farla arrivare sotto una casa di riposo che la mia amministrazione ha aperto per dare la possibilità di vedere la manifestazione religiosa a una signora di novant’anni, impossibilitata a muoversi”.
Lamberti Castronuovo sottolinea con forza il suo operato a San Procopio: “Qui la ’ndrangheta si combatte con la riapertura di un asilo che lo Stato aveva chiuso, a mie spese perché ho rinunciato alle indennità di sindaco e di assessore provinciale, con la biblioteca e luoghi di aggregazione per anziani”.
E’ già stato convocato un consiglio comunale straordinario urgente martedì prossimo proprio per discutere delle nuove polemiche dopo la processione. “Chiederò ai cittadini – anticipa il sindaco – di sottoscrivere una denuncia contro il giornalista perché è una montatura. Ho filmato tutta la processione e invece lui non c’era. Noi ci inchiniamo soltanto di fronte alla legge e chi mi conosce sa che sono intransigente. Nessuno verrebbe da me a chiedere qualcosa di illegale”.
E’ l’obolo versato da Grazia Violi, moglie dell’ottantaduenne pregiudicato Nicola Alvaro, ad avere alzato il sospetto dei carabinieri sulla processione di San Procopio. Secondo quanto riportato questa mattina dal Quotidiano della Calabria, la donna avrebbe lasciato la sua offerta al santo patrono davanti alle autorità civili e religiose. Suo marito era stato arrestato nell’ambito delle indagini sull’attentato al generale Carlo Alberto dalla Chiesa ma poi venne scagionato.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la processione si è fermata per qualche minuto davanti alla casa di Alvaro e la moglie in quel frangente avrebbe versato il contributo spontaneo. “Baggianate, è una montatura. Gli oboli erano raccolti da un bambino che precedeva di dieci metri la processione. La processione non si è fermata se non nei punti previsti e insieme a me c’era il maresciallo dei carabinieri, al quale ho chiesto se c’erano problemi. Mi ha risposto di no altrimenti avrei sospeso tutto”, spiega il sindaco Eduardo Lamberti Castronuovo parlando con l’Adnkronos.  (Adnkronos)

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