Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga spiegano come il virus viaggia con l’informazione

Pandemia e infodemia, meno dati ma più attendibili

ROMA – Il Comitato tecnico scientifico ha deciso che il bollettino sulla diffusione del Covid resti invariato: sia come frequenza, quotidiana, sia continuando a conteggiare tra i positivi anche gli asintomatici, «per monitorare l’andamento della pandemia e identificare le varianti». Sulla distinzione tra ricoverati con e per Covid, invece, il ministero della Salute riferisce che è in corso «un dibattito preliminare». I presidenti di Regione, infatti, insistono per la modifica dei conteggi, dai quali dipendono le restrizioni da applicare. Un’indagine diffusa da Fiaso (Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere) afferma che tra i ricoveri oggi conteggiati un terzo è rappresentato da pazienti asintomatici con altre patologie. 
Naturalmente, né le modalità di calcolo né la cadenza della diffusione dei dati sono totem o tabu intoccabili: ricordiamo che per monitorare il rischio sanitario sono stati adottati fino a 21 parametri diversi.
A partire dal primo lockdown, abbiamo conosciuto un continuo alternarsi: periodi di rallentamento del contagio e di allentamento delle misure restrittive; nuove ondate epidemiche, con relative chiusure e “strette”. Le regioni si sono via via colorate di giallo, arancione, rosso, fino a raggiungere nel luglio scorso l’agognata zona bianca unica che, come capiamo oggi, non attestava l’“uscita dal tunnel”. I cambiamenti sono dovuti al virus, in primis, ma anche a scelte tecniche.
I modelli che adottiamo hanno un margine di interpretazione e imprecisione, per quanto sofisticati. A seconda dei parametri presi in esame, norme, previsioni e valutazioni possono essere differenti. Persino le «ondate» epidemiche: in quelle che definiamo come prima (24 febbraio – 11 giugno 2020), seconda (14 settembre – 31 dicembre 2020) e terza (gennaio – marzo 2021) abbiamo registrato particolari incrementi dei valori epidemiologici e sanitari. Ma se guardassimo solo gli incrementi di mortalità riportati dal Ministero della Salute, avremmo tre periodi diversi: 1° marzo-10 maggio 2020, 1° settembre 2020 – 9 gennaio 2021 e marzo – maggio 2021.
Non a caso, anche i contrasti tra il governo centrale e le Regioni non sono certo una novità di questi giorni. Considerato che ogni ondata e cambio di colore hanno comportato per i cittadini regole di convivenza diverse, mutando e logorando attività economiche, sociali, rapporti interpersonali, il dibattito è pertanto comprensibile.
Nel libro che abbiamo scritto con Giovanni Maga per Zanichelli, “Pandemia e infodemia. Come il virus viaggia con l’informazione”, avvertiamo che è importante considerare i modelli come possibili e approssimativi, non certi o assoluti. E poi, i numeri ci piacciono, ci danno l’idea di una realtà innegabile e immutabile. Ma questa è «La (falsa) sicurezza sui numeri», come ha scritto sul Corriere della sera Paolo Giordano, fisico e scrittore divenuto noto con il romanzo “La solitudine dei numeri primi”.
L’eventuale riduzione della quantità di dati circolanti su Covid-19, come già avvenne nel 2020 quando il Governo diradò le conferenze stampa, non sarebbe insomma una misura coattiva contro la libertà di comunicazione. Il problema è infatti fronteggiare l’infodemia che, anche secondo l’Oms, è un pericolo che concorre con quello sanitario.
Si tratta di avere dati con un maggiore valore scientifico, statistico, logistico e nel giusto contesto prospettico per rappresentare in maniera più corretta la pandemia. Dal nostro punto di vista speculare – entrambi al Cnr, il sottoscritto Capo ufficio stampa, Maga Direttore dell’Istituto di genetica molecolare – condividiamo anzi la proposta di descrivere Covid-19 come “sindemia”, cioè combinato disposto dei fenomeni sanitari, mediatici, socio-economici, culturali.
Da due anni questo tema ha assunto quasi un monopolio dell’informazione, determinando un sovraccarico che nessuno di noi è in grado di gestire. Le fake news costituiscono solo la punta più evidente del problema, che include le cosiddette “bolle” nelle quali finiamo per ricevere e inviare solo notizie che già corrispondono all’idea che ci siamo fatti. E se i social media tendono a promuovere notizie non verificate, siamo stati disorientati da una continua contrapposizione, anche tra gli esperti, le cui responsabilità sono più ampie.
Tutti dobbiamo fare uno sforzo: il giornalismo, nel distinguere le fonti per attendibilità e autorevolezza; i cittadini, la cui consapevolezza scientifica è insufficiente per la complessa epoca contemporanea; la comunità scientifica, che non deve prestarsi alla polarizzazione ma ribadire cautela, dubbio e critica quali propri fondamenti.
Non servono verità assertive ma “public engagement”, il coinvolgimento del pubblico, in una battaglia che dobbiamo condurre tutti assieme. Altrimenti non convinceremo i molti perplessi, scettici, esitanti, tra i quali i no vax ideologici e pregiudiziali sono solo una parte ristretta. (giornalistitalia.it)

Marco Ferrazzoli

GLI AUTORI

Marco Ferrazzoli

MARCO FERRAZZOLI – Capo Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 19 marzo 1992, insegna Teoria e Tecnica della Comunicazione della Conoscenza all’Università di Roma Tor Vergata.
Laureato in lettere con master in psicologia di consultazione e comunicazione istituzionale, è direttore responsabile dell’Almanacco della Scienza e di Cnr Web Tv ed è, tra gli altri, coautore di Parola di scienziato (Universitalia, 2014) e Il superdisabile (LuCe Edizioni, 2019).

Giovanni Maga

GIOVANNI MAGA – Direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, studia i meccanismi di propagazione dell’informazione genetica nelle cellule umane e nei virus per sviluppare nuove terapie. Autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, è incluso nella classifica Top Italian Scientists e in quella internazionale di PLos Biology.
 Per le Chiavi di lettura ha pubblicato Occhio ai virus (2021), Quando la cellula perde il controllo (2019) e Batteri spazzini e virus che curano (2016).

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