Pungolante e arguto saggio del gesuita, giornalista della Civiltà Cattolica

Padre Occhetta sulle soglie del giornalismo

Padre Francesco Occhetta

Padre Francesco Occhetta

ROMA – Sarà perché è un giornalista professionista serio e preparato. E un critico arguto con il dono, impagabile di questi tempi, della sintesi, perseguita con chiarezza e semplicità. Sarà perché è un gesuita, laureato in giurisprudenza e specializzato in diritti umani, abituato a scrivere su una rivista storica quale è “La Civiltà Cattolica”. Fatto sta che Francesco Occhetta nel suo libro “Le tre soglie del giornalismo: servizio pubblico, deontologia, professione” (Ucsi Editore, 160 pagine, 15 euro) riesce a condensare e ad illustrare, con franchezza e senza infingimenti, i concetti e le necessità chiave della professione giornalistica dei nostri giorni. E lo fa ponendo, prima a se stesso e poi al lettore, le domande imprescindibili per chiunque voglia capire di più e dal di dentro il senso di una professione che, oggi più che mai, deve faticare – e interrogarsi – per restare al passo con il resto del mondo.
Parla chiaro Padre Occhetta a proposito del giornalismo 2.0: “L’avvento di internet ha segnato un prima e un dopo nell’informazione e nella professione del giornalista: le notizie si sono moltiplicate e spesso rischiano di affogare la nostra vita per non saper discernere quale siano quelle vere e quelle false. Da una parte – incalza il gesuita, giornalista professionista dal 2010 – i fruitori hanno la possibilità di scegliere quali siti o quali giornali leggere; dall’altra parte, i giornalisti hanno il dovere, anzi la missione, di tenere alto quello che chiamiamo il servizio pubblico, che significa controllare le fonti, verificarle, contestualizzarle e interpretarle perché diventino la memoria storica del Paese, che è la base della democrazia”.
libro OcchettaDalla credibilità del giornalismo, “che non si costruisce sul successo, sull’audience e sull’essere ‘creduti’”, alla sua funzione di “servizio pubblico”, passando per l’indipendenza, sempre più difficile e a rischio, di chi ha fatto dell’informazione la propria “missione”, e, ancora, la necessità di una seria riforma dell’Ordine “per non implodere”: temi che l’agile volume scritto da Occhetta e pubblicato tra “I libri di Desk” dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, di cui il nostro è consulente spirituale, affronta e analizza, fornendo puntuali risposte e spunti di riflessione ben lontani dalla banalità di tanta saggistica.
Lo spiega bene Monica Maggioni, direttore di RaiNews 24, nella prefazione: “Il volume di Occhetta è un’occasione preziosa. Ci permette di sostare per ripensare i fondamenti del nostro agire e della nostra professione perchè privilegia la realtà e l’esperienza alle teorie sulla comunicazione”.
“È ciò che Chersterton – rammenta la Maggioni – scriveva del giornalista riprendendo un’immagine dalla Bibbia: ‘Un uomo che costruisce un sistema intellettuale deve costruire come Neemia, con la spada in una mano e la cazzuola nell’altra’. L’immaginazione, la qualità costruttiva, è la cazzuola, e l’argomento è la spada. È questa la sfida a cui siamo chiamati”. (giornalistitalia.it)

Nicoletta Giorgetti

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