Morto a Roma la notte di Natale all’età di 79 anni è stato cofondatore di “Porta a Porta”

Oggi a Torino i funerali di Claudio Donat Cattin

Claudio Donat Cattin

TORINO – Saranno celebrati oggi, mercoledì 28 dicembre, i funerali del giornalista Claudio Donat Cattin, deceduto nella notte di Natale al Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma, dove era ricoverato da alcune settimane per un malore.

Claudio Donat Cattin

Nato a Murazzano (Cuneo) il 27 settembre 1943, giornalista professionista iscritto all’Ordine del Piemonte dal 30 marzo 1967. Aveva mosso i primo passi nel giornalismo alla Gazzetta del Popolo di Torino, prima come cronista di nera e poi di bianca. Fu protagonista nel periodo dell’autogestione della testata, in cui ebbe un ruolo di leader. Una fase storica del giornalismo “civico” di cui la Gazzetta del Popolo divenne simbolo.
È stato autore, con Vito Napoli, di un’inchiesta, nel 1969, sullo scandalo delle cliniche nella sanità torinese, per la quale gli fu attribuito nel 1971 il Premio Saint Vincent per la cronaca. È stato vicedirettore della Gazzetta del Popolo, de Il Giorno e di Raiuno. In Rai, dove è approdato nel 1991, si è occupato delle trasmissioni religiose.

Bruno Vespa

È stato cofondatore nel 1996 del programma Porta a Porta e ha partecipato alla costruzione del format con Bruno Vespa, Marco Zavattini, Marco Aleotti e Antonella Martinelli. Per molti anni ha partecipato alla creazione quotidiana del programma, come coordinatore e braccio destro di Vespa. Fino a poche settimane fa, prima di essere colto dal malore, ha continuato a lavorare per la trasmissione.
«Con Claudio Donat Cattin – ha ricordato, infatti, Bruno Vespa – scompare un grande professionista, un amico di lunga data, un instancabile compagno di lavoro. Vicedirettore del Giorno e di Raiuno, è stato un punto di forza di Porta a Porta fin dalla fondazione».
È stato anche consulente alla direzione dell’agenzia LaPresse. Claudio Donat Cattin era Presidente della Fondazione Carlo Donat Cattin, che al Polo del ’900 di Torino si occupa di valorizzare la cultura del cattolicesimo democratico in memoria del padre.

Claudio Donat Cattin con Sergio Mattarella

«Rassomigliava sempre di più – ricorda Salvatore Tropea su la Repubblica – al padre Carlo, sindacalista, giornalista, politico di primo piano e lungo corso, ultimo grande ministro del Lavoro di questo paese. Ma con la differenza di un understatement fatto del silenzio col quale lui, Claudio, si era caricato – cosa non facile per il suo mestiere – il dramma di una famiglia segnata in maniera diretta e crudele dagli anni di Piombo.

Carlo Donat Cattin

Primogenito dei quattro figli di Carlo Donat Cattin e della dolcissima signora Amelia (gli altri, Maria Pia, Paolo e Marco) Claudio ha scelto di andarsene una notte d’inverno, prefestiva, come quella che 47 anni fa lo vide tra i più strenui protagonisti per la sopravvivenza della Gazzetta del Popolo, il giornale di corso Valdocco, che la Dc che era proprietaria aveva deciso di chiudere».
«Quando agli inizi del 1979 – ricorda ancora Tropea – sono stato assunto alla Gazzetta, Claudio vi lavorava già, era entrato nel gruppo dei cronisti che si dannavano l’anima per differenziarsi dal potente e moderato concorrente (La Stampa) e per tenere una linea che non fosse di piatta adesione alla linea politica dell’ingeneroso editore. Era nel gruppo dei più attivi su questo fronte e non è un caso se col collega Vito Napoli conquistarono il premio Saint Vincent per una coraggiosa e allora non usuale inchiesta sui baroni degli ospedali. Non condividevamo per così dire la stessa appartenenza politica ma non ho mai avuto occasione di scontrarmi sui temi della democrazia e soprattutto su quelli associati al mondo del lavoro, punta di lancia del giornale nella città della Fiat. Neppure quando le vicissitudini del giornale lo portarono ad assumere un ruolo direttivo. Anzi sono stati quelli i mesi di maggiore e più appassionata consonanza.
Come il padre, Claudio era un burbero di facciata, che non vuol dire disponibilità all’accomodamento e al purchesia. Era dotato di umorismo e sapeva anche divertire con battute pronte, mordaci, senza concedere spazio alla volgarità e al dileggio. Almeno fino a quando la vita non lo mise di fronte a uno scenario imprevedibile e che lui padroneggiò con una forza e un rigore invidiabili».

Franco Siddi

«Ci lascia una grande persona, un signore nel giornalismo e nella vita che si è sempre distinto per rigore, educazione e umiltà», afferma Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv e per tanti anni collega di Claudio Donat Cattin in Consiglio nazionale Fnsi. «Un uomo – sottolinea Siddi – che ha sempre potuto camminare a testa alta nel giornalismo e nella vita facendosi carico della dignità di storia rilevante della famiglia, della comunità civile e di quella del lavoro. Una storia dedita alla libertà e alla cura degli altri, dei bisogni e dei diritti».
Claudio Donat Cattin lascia la moglie Roberta, la figlia, Barbara, la nipote Natalie e la sorella Maria Pia. La cerimonia funebre sarà celebrata, alle ore 11,30, nella Parrocchia di Santa Giulia, in via Santa Giulia 7bis. (giornalistitalia.it)

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